Se proviamo a immergerci con una certa consapevolezza dentro il mondo in cui viviamo, provando magari a connetterci con l’energia che lo percorre e la natura che l’avvolge, ci renderemo conto delle sue problematiche e delle sue difficoltà ma anche delle sue bellezze e della sua potenza.
Se proviamo a considerare il mondo come un luogo che ci ospita che viviamo, ci renderemmo conto che dovremmo fare una serie di scelte, valutare al meglio il nostro tempo ed i nostri spazi, provare ad incanalare meglio le nostre energie.
Alla Galleria Michela Rizzo di Venezia questi appunti di viaggio sono raccontati ed analizzati attraverso la mostra “(in)visible fields – space as energy” curata da Elena Forin e con opere di David Rickard, Cesare Pietrogiusti, Mariateresa Sartori, Hamish Fulton e Antoni Muntadas.
Gli spazi della galleria con sede a Giudecca non ospitano solo opere degli artisti già citati ma anche un progetto sull’ambiente e sui materiali di costruzione di nuova concezione di waiwai research and design agency che con il Leone d’oro della scorsa Biennale d’architettura: Wael Al Awar, presentano un video progetto interessantissimo dal titolo Wetland.
La collettiva è un bel racconto su un campo quello dell’ambiente, della natura sempre più di interesse nelle arti e nella ricerca artistica contemporanea, ma non è l’unico argomento trattato dagli artisti in mostra, in quanto si analizza e si parla anche di spazio come elemento di lavoro non più identificato solo negli elementi architettonici di uno studio.
Ogni artista partecipante prende in considerazione il suo contemporaneo ed i suoi spazi attraverso un elemento che fa capo alla natura: la mostra inizia con la Sartori che analizza ad esempio la potenza immateriale del vento e si sofferma sui concetti del vuoto e su come farci i conti.
Lo studio waiwai research and design agency con il loro video Wetland ci ricorda come gli spazi mutano e le risorse naturali non sono illimitate. Rickard attraverso l’elemento acqua prova a parlare di territorio e di quanto sia importante la collaborazione tra le parti in esso, una bellissima ancora da imbarcazione all’entrata degli spazi ci introduce al suo progetto. Muntadas prende in esame e le analizza mettendole sul piatto del visitatore, l’importanza delle parole ed il loro evolversi nel bene e nel mane nello sviluppo del pensiero libero. Pietrogiusti invece mette il pubblico davanti la possibilità di provare e sperimentare delle sfumature sulle sue due opere realizzate appositamente per l’occasione.
Ultimo ma non meno interessante anzi forse l’opera che più sposa il percorso ideale di questa collettiva è l’opera di Hamish Fulton che attraverso la sua opera racconta un percorso fatto di 2838 km realizzato nel 2002 attraverso 5 stati e paesaggi che mutano in continuazione e che idealmente è il racconto ideale di questa collettiva. La collettiva è visitabile presso la Galleria Rizzo di Venezia fino al 2 luglio 2022 e di sicuro tra la variegata proposta espositiva in laguna, è una di quelle mostre da non perdere sia che siate attività della natura, semplici simpatizzanti o amanti delle arti.
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