“Fronte e Retro” è il titolo della mostra retrospettiva dedicata all’artista romagnolo Italo Zuffi (Imola, 1969), a cura di Lorenzo Balbi e Davide Ferri, inaugurata presso il Mambo, lo scorso 20 gennaio 2022 e in corso fino al 01 maggio 2022. Un’ulteriore sezione della mostra si svilupperà anche a Palazzo de’Toschi, nella prossima primavera, dove per la prima volta saranno esposte opere di un artista italiano nella sala dei Convegni, grazie all’interesse per l’arte contemporanea svolto da Banca di Bologna. Per il Museo di Arte Moderna continua la ricerca sull’arte italiana focalizzando l’attenzione su artisti emiliano-romagnoli, come in questa occasione, su Italo Zuffi.
Esposte circa cinquanta opere, non in ordine cronologico, dagli esordi al 2020, che ripercorrono i principali mezzi espressivi dell’artista: dalla fotografia, ai video, alla scultura, attraverso cui egli analizza i contrasti presenti nella realtà e come essi agiscano sul corpo, meditando, inoltre, i meccanismi legati alla competizione nel mondo dell’arte.
All’inizio del percorso espositivo, il visitatore viene accolto dalla proiezione di due video: The Reminder (1997) e Perimetro (2000).
Già guardando questi filmati ci si immerge nella poetica di Zuffi, caratterizzata da diversi binomi quali ad esempio rigidità e mollezza e studio dell’atto performativo del corpo, in chiave di potenzialità e dispersione di energia. Proprio come avviene in The Reminder. L’artista si mette in gioco cercando di capire a quale massimo sforzo possa arrivare il suo corpo, a quale massima tensione, ponendosi in differenti pose e servendosi di oggetti quotidiani, come delle sedie, su cui si distende cercando un equilibrio, seppur instabile. In Perimetro, Zuffi percorre il perimetro di una piscina, focalizzando la presa sul corpo e sui passi ripetuti durante il percorso, scelto per studiare, approfondire come l’energia possa essere conservata, ma allo stesso tempo sprigionarsi attraverso di esso. Come affermato da Pier Luigi Tazzi: “Perimetro è la misurazione ripetuta di uno spazio dato, effettuata da un corpo in movimento e orchestrata dall’artista che la restituisce in immagine”.
Finestra A4 è l’installazione che consente di osservare l’allestimento della Sala delle Ciminiere, attraverso una finestra di dimensioni A4, posta all’interno di un muro separatore tra i due ambienti. La finestra, come nel Rinascimento, è il mezzo con cui relazionarsi all’esterno, ma allo stesso tempo per Zuffi diventa un modo per trasformare ciò che si vede in un formato standardizzato.
Il concetto di costruzione affiancato a quello di distruzione sono protagonisti all’interno della Sala delle Ciminiere, grazie alla presenza delle Scomposizioni (1999-200), edifici dai colori pastello, non più integri, le cui parti sono sparpagliate sul pavimento. Esse creano, tuttavia, un’atmosfera armoniosa, metafisica e senza tempo, che evidenzia, attraverso la pratica scultorea, l’interesse di Zuffi per l’architettura, come evidente anche negli Osservatori trasportabili con ipotesi di graffiti (1998), che egli immagina come architetture trasportabili, essendo fornite di maniglie laterali; costruzioni che possono trasformarsi in osservatori di territori di confine. Maniglie presenti anche nelle Masse Trasportabili (1999), lastre di pietra spostabili, mezzo di studio della tensione del corpo che si genera durante la loro movimentazione.
L’opera Go Away (2003) composta da coppie di cavalletti in metallo, dimostra nuovamente l’interesse di Zuffi verso le costruzioni, l’architettura, attraverso cui vengono realizzati e ideati supporti per il lavoro e per le attività dell’uomo. Essi, tuttavia, creano un senso di straniamento nello spettatore, determinato dalla freddezza del materiale con cui sono realizzati ed essendo posti all’interno dello spazio espositivo come dei totem.
Il corpo, la sua energia, l’osservazione di come esso interagisca con le cose, con lo spazio circostante, con la pratica artistica e scultorea, sono i protagonisti del video: Moving without touching (1997) e della sequenza di fotografie: The mystery boy (2002). L’artista osserva come l’azione dell’uomo sia protagonista durante lo scambio con il mondo circostante e, come tale azione possa anche trasformarsi da un momento all’altro in qualcosa di aggressivo e violento come nel video Giorno di sole (2001).
Procedendo lungo il percorso espositivo, la riflessione di Zuffi si focalizza sull’analisi del mondo dell’arte e la competizione che vige in esso e di come egli non sia annoverato fra i prescelti. L’artista esprime il suo punto di vista attraverso diverse tipologie di mezzi espressivi, dalle foto, ai cataloghi, alle installazioni, portando lo spettatore a immergersi nel suo stato d’animo di escluso, ponendosi delle domande, esprimendo perplessità e considerazioni sulla questione. L’artista racconta tutte le volte in cui non è stato considerato dalla critica e lo fa o trasformando quei testi in cui non è citato, in un’opera d’arte, con l’aggiunta di una pagina a posteriori dedicata a se stesso.
Nella performance Ho difeso il tuo onore (1999), uno spettatore, volta per volta scelto dal pubblico, è invitato dall’attore ivi presente a sedersi con lui, su mini sgabelli e a osservare una targhetta posizionata obliquamente sulla parete di uno stand fieristico, indicante il nome dell’artista ed inoltre l’attore racconta il contenuto di un’email di un critico d’arte, che uscendo da un ristorante aveva cercato di prendere le difese di Zuffi in sua assenza. In tale performance sono coniugate sia l’invito a soffermarsi per comprendere la sua opera, sia la consapevolezza che seppur in minima parte, essa è apprezzata.
Dall’osservazione dei lavori presenti, si evince come l’arte per Zuffi rappresenti la voce attraverso cui esprimere la continua riflessione sulla vita e sul mondo con cui egli si pone in costante confronto. Le molteplici forme artistiche a cui ricorre, manifestano un’incessante ricerca del miglior mezzo capace di manifestare e trasmettere il suo pensiero.
I riferimenti alla Body Art, alle arti visive e all’uso dell’installazioni, prediligendo determinate tipologie di materiali, quali ad esempio il marmo, il metallo, il legno, ecc., lo pongono come artista di collegamento tra i maggiori filoni di riferimento degli anni ’90 e degli anni 2000, distinguendosi, tuttavia, per tipologia di ricerca, originalità e peculiarità delle opere prodotte.
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