Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram: la seconda ospite è Stella Laurenzi. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
«Mentre cerco di formulare la risposta a questa domanda, i miei occhi si muovono da un angolo all’altro della scrivania, sotto il tavolo, intorno al computer e nei cassetti lasciati aperti. Vedo tazzine incrostate di caffè, post-it che contengono idee, libri, citazioni, sogni, una pila di negativi ancora da scansionare – a loro volta sommersi da prove di stampa, riviste, e bloc notes. E poi un microfono, un manuale di grammatica giapponese, sette hard-disk, un vasetto di colla da un chilo per rilegare libri, un’etichettatrice, due coltellini svizzeri, e una candela di muji a cui si è staccato lo stoppino.
Difficile rispondere esattamente a cosa stia lavorando. Mi basta allungare il braccio e pescare a sorte tra uno dei tanti progetti sedotti e abbandonati per la nuova, accattivante, ossessione del momento.
Ci sono però due lavori personali a lungo termine a cui ho promesso fedeltà ed impegno. Mi sto dedicando alla realizzazione di un libro fotografico che si sta rivelando più impegnativo di quanto non avessi preventivato. Mescolando e ricombinando le foto secondo criteri arbitrari e soggettivi –spesso alterati da sentimenti che finiscono per confondersi con la memoria– sto finalmente dando forma ad un puzzle che si sta via via definendo nella mia testa.
Il secondo progetto nasce a partire da un simbolo esoterico, l’eptagramma, una stella a sette punte. Sto lavorando ad una sequenza di foto ispirata al numero sette: sette sono i colori, sette sono i pianeti secondo le antiche concezioni astrali, e sette sono i giorni della settimana. La ricerca parte proprio da questo, dalla settimana, che altro non è che un’invenzione umana. Gli anni sono misurati dalla rotazione della terra attorno al sole, i mesi derivano dalla posizione della luna, ed i giorni corrispondono alla rotazione che la terra compie sul suo asse. L’intento è di creare un archivio fotografico digitale basato su finzione, scale cromatiche e simbolismi astrologici».
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Non ho un processo definito perché nel mio lavoro tutto si ricollega all’intuizione.
Mi entusiasmo per qualsiasi cosa e spesso mi soffermo di fronte ad oggetti o scenari probabilmente insignificanti che, in quanto tali, mi spingono a tenere alta l’asticella della fantasia e dell’immaginazione. A volte mi diverte pensare al mio stile come una sorta di “estetica del banale”.
Fondamentale è anche l’amore per la solitudine.
Quella solitudine che ritrovo il più delle volte viaggiando verso mete delle quali ignoravo l’esistenza fino a poco prima di imbarcarmi sull’aereo, lontana dalle abitudini e libera di comportarmi con una spontaneità che difficilmente troverei nel comfort dei luoghi familiari.
Vago sovrappensiero, cerco un bar dove fare colazione, sulla via noto qualcosa, cambio direzione, seguo l’istinto, decido non troppo consapevolmente di perdermi. Sto scalando una montagna con dei mocassini pitonati ai piedi e in spalla una shopper presa durante qualche biennale o fiera d’arte. Accaldata e disidratata sogno caffè solubile e uova sbattute. Sono le 13:39, l’aria è afosa e il termometro del telefono segna 35°. Di fronte a me appare un cavallo con il manto bianco, è steso in terra e riverso sul fianco, inarca ripetutamente la schiena e flette le zampe con dei movimenti ritmici che ricordano una danza tribale. Il sogno si conclude con una nube di polvere che avvolge prima il suo corpo, e poi la scena intera.
Non posso dire con certezza se tutto ciò sia realmente avvenuto. I ricordi si diluiscono nel sudore, le sensazioni si mischiano con il passato, dettagli specifici rubano la scena a fatti concreti. Di questa storia rimane un unico testimone: la fotografia».
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«La fotografia negli anni venti del duemila è la contemplazione di un mondo in cui la nostra percezione è stata messa completamente in discussione. Siamo stati portati a espandere i concetti di “qui” ed “ora”, rendendoli effimeri ed eterni.
Fotografare in questi anni mi ha permesso di esplorare il dolore, l’amore, l’empatia, e le relazioni. Con questo non intendo solamente le relazioni interpersonali, ma tra tutti gli elementi che compongono una foto: l’aria, l’atmosfera, i colori, i sentimenti. Le mie foto, anziché essere descrittive, fanno leva su un linguaggio più equilibrato ed emozionale, sono intime e personali.
Fotografare negli anni venti del duemila significa vivere con un costante punto interrogativo, ponendo agli altri, ma in primis a sé stessi, delle continue, infinite domande».
Il 2020 in una foto?
Stella Laurenzi (1989) è nata a Roma, dove attualmente vive e lavora. All’università Studia Economia e Gestione Aziendale, e in parallelo sviluppa un percorso fotografico da autodidatta. Dal 2019 lavora come fotografa freelance dedicandosi principalmente a progetti personali a lungo termine. La sua è una ricerca sull’identità personale e sulle relazioni tra diversi elementi, come l’aria, l’atmosfera, i colori, e ciò che non è visibile allo sguardo. Il mondo visto attraverso la sua lente è fatto di intuizioni, assenze, sensazioni conosciute e nuove al tempo stesso, reali ed immaginarie assieme.
Studi
2020, Analisi Critica, Officine Fotografiche, Roma
2020, Costruzione del Portfolio, Officine Fotografiche, Roma
2019, Workshop “Come Nasce un’Idea”, Festival Internazionale, Ferrara 2018-2019, Reportage Avanzato, Officine Fotografiche, Rome
2017 Diritto e Fiscalità dell’Arte, Il Sole 24 Ore, Milano
2012-2014 Management e Finanza, ESCP, Parigi-Londra
2010, Tecniche Fotografiche, FORMA Fondazione per la Fotografia, Milano
2008-2011 Economia e Management per l’Arte la Cultura e la Comunicazione, Università Bocconi, Milano
Mostre Collettive
2020 Autunno Fotografico, Reggio Emilia
2020 Ex Machina, Ex Convento del Carmine, Scicli 2019 Il Triangolo Sì, Atelier Bevilaqua LaMasa, Venezia
Pubblicazioni
2020 Bad Taste, Yogurt Magazine
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