Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram. L’ospite di questa settimana è Giulio Bensasson. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
A cosa stai lavorando?
«Ultimamente mi sto concentrando sul tema della caducità e del memento mori. Ho realizzato diversi lavori, anche con medium molto diversi, tutti accomunati dallo stesso principio: lo scorrere del tempo come strumento per plasmare il materiale e il senso dell’opera o come traccia permanente sulla materia.
Nello specifico le ultime due installazioni che ho esposto a Roma a Label201, in via Portuense, e a Milano allo spazioSERRA, nel passante ferroviario di Milano Lancetti (visitabile fino al 25 novembre), sono state realizzate con migliaia di fiori recisi legati ad una lamiera in ferro sagomata. La scritta così costruita tende a svanire con l’appassimento dei fiori, trasformando il significato stesso dell’opera, che passa dall’aspetto cerimoniale e festoso dei primi giorni ad avere un tragico epilogo quando i petali rimasti appesi sul metallo freddo sono ormai secchi e raggrinziti. Sono opere che andrebbero viste periodicamente per tutta la durata dell’installazione per poterne avere una visione completa, in questo caso la fotografia aiuta a sintetizzare il processo in poche immagini scattate a distanza di giorni.»
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Credo che si debba essere particolarmente permeabili agli stimoli esterni per realizzare un’opera, il ché implica annullare i propri filtri verso ciò che ci circonda; di conseguenza tutto può e deve essere un potenziale innesco per l’immaginazione. Non ho un metodo o una regola univoci per scegliere cosa può interessarmi e cosa no: un’idea può arrivare da qualsiasi parte, solo in un secondo momento si scende a compromessi sulle possibilità tecniche di esecuzione, ma alla radice non c’è un limite.»
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«In un linguaggio in continua e rapida espansione come quello dell’arte, la fotografia non è che un medium come un altro, una parte del discorso. Ma forse la mia è una visione parziale, limitata ad un ambito specifico: senz’altro in futuro l’enorme mole di fotografie scattate ogni giorno da ognuno di noi diventerà lo strumento principale per cercare di comprendere quest’epoca convulsa e contraddittoria.»
Il 2020 in una foto?
Nato a Roma nel 1990. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di primo livello in Pittura e il diploma specialistico in Scultura e nuove tecnologie applicate allo spazio presso l’Accademia di Belle Arti. Tra il 2012 e il 2015 lavora come assistente presso lo studio romano di Baldo Diodato. Attualmente lavora come assistente per l’artista Alfredo Pirri.
Info: Instagram, giuliobensasson.com/
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