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It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World #01. Intervista a Reverie
Arte contemporanea
Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram: la prima ospite è Reverie. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
#ItsaMadMadMadMadWorld: intervista a Reverie
A cosa stai lavorando?
«Dieci giorni fa circa è uscito “coro di sogni“, un album che raccoglie sotto forma di tracce musicali i 146 sogni del pubblico cantati a cappella e in voce libera durante la mia ultima performance Sogno 2: The Sleeping Muse. Adesso sto dirigendo le mie energie di scrittura, ricerca, arrangiamento e produzione nell’opera di sintesi che terminerà questo ciclo iniziato due anni fa: un vero e proprio disco-opera in edizione limitata e contenente pochi brani inediti. Mi auguro che possa essere un seme speciale di quest’anno verso nuovi fiori concreti, gemme collettive.
Per quanto riguarda le performance, mentre ho deciso, date le circostanze, di cancellare o di mettere in stand by i sei progetti nati un anno fa che dovevano realizzarsi nei mesi scorsi (perché non più attuali e l’arte è sempre nel presente), non ho mai smesso di scrivere e lavorare a nuove epifanie e sinergie che sono nate proprio in questo ultimo tempo. Sto infatti scrivendo le basi di due nuovi “Sogni” (è così che chiamo le performance relative a questo mio attuale ciclo produttivo), dedicandomi alle opere propedeutiche e parallele alla loro realizzazione oltre che allo studio, alla ricerca e a portare avanti ogni aspetto dalla loro ideazione.
Dopo un primo lockdown passato nella mia casastudio di Milano a riflettere e inventare, identificare e sentire ho deciso di passare questo secondo momento di rosso-stop in Toscana, dove con diversi artigiani produco tutte le mie opere. Al momento mi sto dedicando principalmente alla cera, alla ceramica, al tessuto e al ricamo. I lavori che nasceranno non saranno solo “oggetti da sogno” ma segni di un nuovo corso in atto: uno specchio in agire».
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Della parola ispirazione accompagna il mio agire tutto il lato fortuito e inaspettato che fa intrinsecamente parte della sua definizione. Che non siamo valori assoluti lo dico spesso. Soprattutto siamo inconsapevoli portatori di un nostro bagaglio: la conchiglia che si forma sulle nostre schiene, come animali vertebrati dotati di guscio, è la radice delle nostre ombre, cresce col nostro percorso di esistenza e ci accompagnerà sempre. Volenti o no, non potremo mai disfarci dei nostri consapevoli e inconsapevoli apprendimenti, conoscenze, visioni.
Ogni mio progetto nasce autonomo e appena si sente pronto mi si presenta sotto forma di epifania, sogno a occhi aperti, riflessioni contemplative, spunti, site-specificità, momento storico-sociale… È un corpo che trova me, non viceversa. Spesso in viaggio, altre volte nell’assoluto silenzio nel cuore del mio equilibrio.
Al centro c’è sempre la vita vera. Come motore c’è sempre un grande insegnamento esperienziale: niente è impossibile».
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«Immagine e azione: oggi nell’anno virale, fotografare rappresenta una ancor più forte e fondamentale possibilità di movimento. In questo periodo di cecità del Tempo, riconoscevo all’inizio nelle parole i più importanti e liberi viaggiatori. La scrittura resta infatti il mio terreno fertile, base onnipresente del mio agire e vivere. Nei mesi scorsi, alle letture virtuali, alle lettere e alle letterature ho affidato la possibilità di comunicare con l’esterno. Alla mia cacografia quella di abbracciare simbolicamente le menti altrui. Al canto di realizzare i sogni di tutti.
In questo anno l’immagine si è dimostrata a mio avviso come leva sincera e unica valvola di sfogo dei nostri movimenti possibili. La chiusura ha imposto regole e ciascuno nel suo quotidiano ha visivamente registrato o fruito delle registrazioni fotografiche altrui: un mondo di immagini ovvero un mondo di movimenti impossibili che sono diventati alla portata di tutti.
Indipendentemente dalla forma della documentazione di performance, ritratti e opere, i filoni che mi accorgo adesso di seguire sono due vicinissimi ma paralleli: la fotografia digitale come documentazione ossessiva quotidiana di ogni istante che registra tutto – ma veramente tutto – e che si può racchiudere in una parola, diario, in un aggettivo, sporco, e in un tempo, l’iperpresente, e in uno strumento, il telefono, e in un canale privilegiato, i social network; la fotografia su pellicola come vivificarsi dell’immaginazione in quanto “sogno fisico”, ovvero i miei grandi bianco e nero, pezzi unici, modificati a mano, sono scatti apparentemente rubati, esteticamente imperfetti ma assolutamente vivi, non hanno per definizione un tempo, sono senza tempo, né luogo: nascono da macchine fotografiche vintage e attraversano un loro sviluppo prima di mostrarsi alla luce, il canale privilegiato resta l’incontro fisico attraverso la stampa, la loro unicità e la fruizione.
Le mie immagini agiscono quindi come i piedi in due scarpe che non inciampano mai, come due occhi che nello stesso istante apprendono di vedere la medesima linea dell’orizzonte».
Il 2020 in una foto?
Biografia
Reverie (Vinci, 1994) vive a Milano. Elabora performance che rappresentino la collettività, la contemporaneità e il sentire tra reale e virtuale sfruttando qualsiasi strumento, sempre di sua costruzione che sintetizza in serie di opere uniche. Da due anni si sta dedicando a un ciclo sul sogno attraverso un personale alfabeto e alla produzione di nuove opere in ceramica, vetro, bronzo e seta. librosogni edito da Skira nel gennaio 2020 è il suo ultimo libro d’artista.
Recenti performance: Sogno 2: The Sleeping Muse, settembre 2020, Milano, Palazzina Liberty Dario Fo e Franca Rame, in collaborazione con Fondazione Mudima e a cura di Raffaella Perna; Sogno 1: Archetipo del sé, novembre 2019, Roma, Fondazione VOLUME!; Futura Poesia, novembre 2018, Londra, Estorick Collection of Modern Italian Art.
Info: Instagram, Facebook, Sito
Per le altre interviste di It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World potete cliccare qui.