James Turrell presenta il suo primo Skyspace in Sudamerica, in un hotel

di - 16 Novembre 2021

Una nuova opera di James Turrell è prossima a venire alla luce e non si tratta del Roden Crater: se l’opera avviata nel 1977 nel deserto dell’Arizona è ancora in fase di realizzazione, per vedere Ta Khut dovremo andare un po’ più giù, nella tranquilla cittadina uruguaiana di Jose Ignacio, a pochi passi dalla Playa Mansa, richiesta meta turistica. L’opera fa parte della famosa serie Skyspace, installazioni in cui luce naturale e artificiale e ampi pattern colorati a parete dialogano per “costruire” luoghi sospesi nella percezione. In tutto il mondo ce ne sono circa un centinaio, tutte in luoghi molto particolari, come una cappella commemorativa in un cimitero di Berlino oppure un ex tempio buddista di 600 anni, trasformato in un museo, a Pechino. Ta Khut aprirà al pubblico il 20 novembre e sarà il primo Skyline di James Turrell in Sudamerica.

Parzialmente nascosta alla vista da un terrapieno di terra dal quale emerge solo una cupola bianca che proietta sul paesaggio una sagoma un po’ misteriosa, la struttura è composta da 30 tonnellate di acciaio, 300 metri cubi di cemento e 285 metri quadrati di granito. Per la costruzione della cupola, Turrell ha integrato materiali locali come arenaria rossa e granito nero. «Mi piace molto l’idea di unire la terra e il cielo, il fisico e l’effimero», dice Turrell.

Ph. Tali Kimelman

L’opera si trova presso il boutique hotel Posada Ayana, con le sue otto selezionatissime camere, che presto saranno 17, progettato originariamente dall’architetto Alvaro Pérez Azar per fare da residenza privata per una famiglia viennese, i Kofler. Ma dopo la fine della costruzione, i Kofler hanno deciso di convertire la loro casa in un hotel, aprendo i battenti nel dicembre 2020, e farne l’azienda di famiglia. Ispirato al glamour della Costa Azzurra anni ’60, il Posada Ayana pone una forte enfasi sul design, creando un ambiente che sia tanto accogliente quanto elegante. Insomma, altro che campi da tennis e saune attrezzate, i fortunati ospiti dell’hotel potranno dire di essersi immersi, oltre che nel bel mare di José Ignacio, anche nel mondo onirico di Turrell. «Sono sempre stato interessato al modo in cui gioca la luce. Ma sono molto interessato anche alla luce che non si vede a occhi aperti, come nei sogni», spiega il maestro della Land Art.

Turrell ha impiegato circa 18 mesi per finalizzare i suoi progetti. Un buon cronoprogramma, considerando i tempi lunghi dei suoi progetti. Oltre al Roden Crater, il cui carattere di non finito è ormai diventato leggendario, c’è anche lo Skyspace del Massachusetts Museum of Contemporary Art, che ha richiesto 35 anni per essere completato. «Questo pezzo è uno dei più veloci ed è anche uno dei più belli, sono molto contento di come è stato costruito», ha concluso l’artista.

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