-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Jean Boghossian, Antinomia ardente – Il Ponte
Arte contemporanea
Ancora pochi giorni, fino al 1 di Luglio 2022, per visitare la mostra “Antinomia ardente”, personale dell’artista Jean Boghossian (1949, Aleppo, Siria) a cura di Bruno Corà presso la Galleria Il Ponte di Firenze. L’esposizione, corredata di una splendida pubblicazione edita Gli Ori, Pistoia, raccoglie tredici opere di medie e grandi dimensioni, compendio della poetica di Boghossian degli anni dal 2011 fino ai giorni nostri.
Fuoco e fumo: questi gli strumenti nelle mani dell’artista, un alchimista consapevole del proprio intervento sulla materia e di come essi siano stati utilizzati nel corso della Storia dell’Arte da molti altri, in numerose declinazioni. Boghossian, pittore e sculture al tempo stesso, è nutrito dalla volontà di creazione di un linguaggio personale, in continuo rinnovamento, che si basi principalmente sulla ricerca dell’equilibrio nel controllo dell’imprevisto, che ha in Alberto Burri il riferimento per eccellenza.
La combustione per l’artista di origini armene, è sinonimo di libertà, in quanto danno consapevole, intenzionale, ma gestito nella sperimentazione e nella sua fine da lui in prima persona, come domatore della sua forza e azione. Egli diviene in tal modo fautore di una trasformazione, dapprima distruttiva e poi produttiva, generatrice di nuova vita e quasi di un salvataggio in alcuni casi.
Facendo l’ingresso alla mostra, un’opera, dalla proporzioni quasi gigantesche per lo spazio della vetrina a cui è preposta, “risucchia” il visitatore nella pratica artistica del protagonista. Non a caso intitolata Entrèe dans la toile (2018 – 2022), il lavoro si caratterizza per la collocazione di dieci tele in sequenza e l’impiego del fuoco e del fumo, a formare una sorta di tunnel mediante un grande foro che le attraversa. La versione presente a Firenze richiama strutture analoghe realizzate dall’artista, ma in questo caso specifico sottolinea il particolare allestimento adottato nel percorso espositivo. Quasi a rispecchiare la prassi di Boghossian nel definire le proprie opere, che risultano infatti sempre osservabili da una certa distanza, nella loro aura magica dettata dal cinereo segno lasciato dalle fiamme, rivelandosi a poco a poco nei loro infiniti dettagli di vuoti e pieni, di colori e ombre, così si dirama l’assetto del progetto nelle sale della galleria.
Le tele presenti al piano superiore, di grandi dimensioni e spiccatamente immersive, fungono da viatico per un’esplorazione che va dal grande al piccolo, dal generale al particolare, che conduce perfettamente all’osservazione delle opere al piano inferiore. Aumenta infatti la commistione di tecniche, tipica in Boghossian, qui limitata maggiormente alla varietà nei supporti, rispetto alla consueta applicazione di differenti materie pittoriche unite alla combustione. Da notare nello spostamento alla seconda sala, un focus via via più stringente sui dettagli, affascinanti minuzie da contemplare tramite un occhio attento ai passaggi di stato e ai cambiamenti cromatici causati dalle fiamme.
Degni di nota i libri inclusi nell’esposizione, singolari esemplari di una tecnica che può applicarsi su più livelli e uscire dal canone artistico tradizionale e punti di richiamo nel paesaggio della mostra. Essi risultano dei nuclei attrattivi in grado di “oscurare” il resto intorno a loro, grazie a un’estetica e una portata concettuale piuttosto notevole. L’artista è visibile in tutto il suo potere in questi oggetti, bruciati ma al tempo stesso salvati, resti di un rito mistico, composti da piegature, ricorrenti in tutta la poetica di Boghossian ma qui al loro massimo. A colpire poi specialmente il colore indaco del libro al piano di sotto, tanto da farlo diventare opera simbolo di “Antinomia ardente”.
Jean Boghossian, con la selezione di opere in mostra, e il curatore Bruno Corà, nella loro brillante distribuzione negli ambienti della galleria, generano un percorso espositivo in cui armonia e spazialità accompagnano costantemente la fruizione, nonostante l’ansioso divenire intrinseco alla produzione dell’artista.