Bordate di colore, strati su strati che sono «Un processo di scoperta», ma anche una «Concatenazioni organiche di texture che si sviluppano come costruzioni». Un peso strutturale che si avverte già tutto, prima che a raccontarti i lavori di Jorge Queiroz (Lisbona, 1966) sia Queiroz in persona.
Più precisamente si tratta di muri, pareti palinsesto prestate alla contemporaneità, su cui l’artista ha raccolto – per accumulo – tracce del proprio passaggio. Detto questo non crediate di classificare Blink come la personale di un artista “banalmente” astratto. O tanto meno da annoverare nelle liste dell’informale. Queiroz in verità è “fluido”, la sua pittura è carica di un realismo “prosaico”, che l’artista elabora come se la pittura stessa fosse una sorta di additivo. È un realismo diluito, e di conseguenza tendenzialmente incontrollabile.
Jorge artista fluido, con una fisicità che rispecchia appieno la sua prerogativa più lampante: essere espressivamente “tanto”. Ciò non vale dire che la sua pittura sia solo un tripudio per la vista, ma che l’artista stesso possa scaraventartisi addosso con un’azione gesto-espressiva capace di mescolare tecniche e cromatismi a raffica. Senza un’alchimia pregressa, senza avvertire un pre-ordine fissato, molto liberamente; sviluppando tele-costruzioni è come se lui, che si definisce primo spettatore dei propri lavori, invitasse a dare a questi un senso individuale. Adattabile ad personam, il che non è proprio male nell’arte contemporanea poiché non t’impone di stare lì a farti passivamente indottrinare. Praticamente Jorge crea muri, poi però abbatte tutti quelli che possono sorgere tra chi fa arte e chi la fruisce.
C’è chi è iperattivo. Queiroz è ipercromatico, e per quanto ci riguarda quest’attitudine ha una sola traduzione: ricchezza di contenuti. Un lavoro dell’artista portoghese non viene mai a noia, ha tante di quelle componenti da scoprire che si aggiungono di volta in volta; si potrebbe star lì delle mezz’ore da Pinksummer a rigirarsi tutte le tele esposte, e tirarne fuori ogni volta immagini diverse. Ma soprattutto sensazioni, perché col nostro ogni aspetto immaginato è un valore percettivo; componente variabile di una pittura in cui Queiroz collega pennellate piatte e sinuose, che hanno qualche cromosoma d’espressionismo tedesco, con concrezioni di una pittura rugosa ad aggetto. Per certo ci sono colori replicati dalla natura, verdi e marroni che sanno di terra, azzurri che gridano mare. Per certo c’è anche l’uomo, presenza variamente “graffitata” con modalità sempre differenti. C’è la realtà, solo riveduta e corretta. Ragionata, ma dall’interno.
Quasi in contropiede l’artista utilizza processi indiretti come la serigrafia, con arabeschi che completano queste grandi tele che con le loro righe simulano un foglio di notes. Sono un paio di opere nel mucchio, ma simboliche del Queiroz mode, di un certo modo che l’artista ha di appuntare elementi; di rapportare pieni a vuoti che, lavorando individualmente di testa (di mano è altamente sconsigliabile), potrebbero anche essere riempiti.
É opulenza piena quella di Queiroz, portoghese che last but not least nell’abbondanza generale delle sue opere include un senso cromatico vagamente veneto-tardo cinquecentesco. Per dare un’idea alla Veronese de la Cena in casa di Simone conservata a Brera, condividendo quella modalità che da vicino permette di gustarti ogni gesto pittorico; singolo elemento in un percorso di “impressione per impressione cromatica”, che da distante si fa composizione totale. Una gioia per tutti gli intenditori, di ieri e di oggi.
Andrea Rossetti
mostra visitata il 25 ottobre 2019
dal 25 ottobre 2019 al 25 gennaio 2020
Jorge Queiroz – Blink
Pinksummer contemporary art
Palazzo Ducale – Cortile Maggiore 28r
Piazza Matteotti 9 – 16123 Genova
Orari: da martedì a sabato, ore 15.00 / 19.30
Info: tel. +39 0102543762; info@pinksummer.it; www.pinksummer.com
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