27 luglio 2020

L’estate al Mattatoio di Roma, con nuovi spazi, installazioni e talk

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Continuano le novità al Mattatoio di Roma, che saluta la bella stagione aprendo un nuovo viale e presentando due installazioni di Luke Jerram e Voldemaars Johanson

Respirare di nuovo, in un nuovo spazio. Così il Mattatoio di Roma prosegue sulla strada delle novità, rendendo disponibili al pubblico altri spazi, incontrando artisti e ospitando opere sotto la cui luce potersi incontrare e condividere idee e parole. E allora, dopo la mostra di Andrea Galvani, la bella stagione dello spazio espositivo gestito da Palaexpo e coordinato da Angel Moya Garciache abbiamo intervistato nel nostro ultimo exibart onpaper, il 108 – continua con alcune interessanti novità, aprendo al pubblico, per la prima volta dopo anni, il grande viale centrale che collega il Ponte Testaccio con piazza Orazio Giustiniani, e presentando due nuove installazioni di Luke Jerram e Voldemaars Johanson, a cura di Ilaria Mancia. Gaia, l’opera di Jerram, sarà posizionata all’aperto, nel centro del complesso dell’ex Mattatoio, mentre Thirst, di Johansons, troverà sede in uno dei teatri ricavati all’interno della Pelanda. Un’occasione per incontrarsi e per riprendere confidenza con gli spazi pubblici, senza lasciar spegnere la riflessione su ciò che abbiamo trascorso.

Il programma di Gaia: l’installazione di Jerram per il Mattatoio

«Così Gaia appare a tutti noi, e non solo alle minoranze sensibili alle questioni ecologiche o climatiche, un luogo comune, uno spazio enorme e complesso, uno spazio interconnesso, in cui ciascuno sta facendo esperienza delle medesime cose da punti di vista e situazioni diverse. Per i Greci Γῆ, Γαῖα, era la terra in quanto suolo, da coltivare o su cui cadere, era il luogo di provenienza, o l’approdo a cui si arrivava dopo un viaggio in mare; non era certo quello che oggi visualizziamo grazie alle immagini scattate dai satelliti, alle foto fatte dagli astronauti in orbita intorno alla luna», hanno spiegato gli organizzatori.

«Questo lavoro offre opportunità di collaborazione e accoglie stimoli creativi di altri. Mi piacciono i risultati inaspettati di un’opera d’arte, quando lascio spazio al pubblico o ad altri artisti di esprimere la loro creatività», ha raccontato Jerram, artista inglese noto per le sue suggestive installazioni esposte in musei come il Metropolitan Museum of Art di New York e la Wellcome Collection di Londra e che, in Italia, abbiamo recentemente visto anche a Milano, dove portò la sua Moon.

Per la sua opera, che ha già fatto il giro del mondo, Jerram ha coinvolto un’ampia rete di collaborazioni, come NERC – Natural Environment Research Council, Bluedot e UK Association for Science and Discovery Centers. L’installazione è inoltre accompagnata da una composizione sonora di Dan Jones, premio BAFTA.

Seguendo le indicazioni di Jerram, Gaia diventerà uno spazio di attivazione e di espressione per altri artisti e pensatori, con un programma di incontri e talk dal 29 luglio al 3 agosto, tra musica, arte, filosofia, letteratura, in attesa della bandiera che attraverserà Roma in una lunga corsa, per giungere al Mattatoio portando con sé la domanda “is it my world?”. Tra i protagonisti, il musicista Davide “Boosta” Dileo, il coreografo Alessandro Sciarroni, la scrittrice e giornalista Loredana Lipperini, la formazione artistica Kinkaleri, i filosofi Leonardo Caffo ed Emanuele Coccia, la dj Deena Abdelwahed, i ricercatori Sara Gainsforth e Giacomo Maria Salerno, la cantante Ginevra di Marco. Spazio anche ai più piccoli, con i laboratori condotti dal Laboratorio d’arte di Palazzo delle Esposizioni e con lo spettacolo della Compagnia I Sacchi di Sabbia / Teatro delle Briciole.

Il mare di Thirst e le residenze

Presentata per la prima volta all’International Festival of Contemporary Theatre Homo Novus di Riga, nel 2015, Thirst è la video-installazione immersiva di Voldemārs Johansons che ci mette al centro di un mare in tempesta, ponedoci di fronte alla «Classica opposizione dialettica fra la contemplazione (l’ampiezza delle “vedute d’insieme” e il fascino delle diverse forme della potenza della natura) e l’esperienza diretta (stare nella cosa, toccarla o addirittura esserne investiti)», continuano dal Mattatoio.

Inoltre, fino a fine agosto, all’interno degli spazi de La Pelanda, proseguono le residenze artistiche di ricerca e produzione del programma Prender-si cura, con Annamaria Ajmone, Silvia Calderoni, Rä di Martino, Marina Donatone, Giuseppe Vincent Giampino, Paola Granato, Sara Leghissa, Jacopo Jenna con Roberto Fassone, Claudia Pajewski, Luigi Presicce, Cristina Kristal Rizzo, Michele Rizzo, Alexia Sarantopoulou con Ondina Quadri.

Insomma, se la questione è come sopravvivere, sembra proprio che l’unica risposta possibile possa essere trovata solo insieme agli altri.

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