Malick Welli, Forgotten paradise, 2024, photography, edition of 3+1 AP. Courtesy of L'Atelier 21, Casablanca, Morocco
A Marrakech è in corso fino a domenica 2 febbraio la sesta edizione di 1-54, la fiera di arte contemporanea africana ospitata a La Mamounia e per il secondo anno nello spazio DaDa, testimoniando la dedizione per la scena artistica marocchina e africana e il suo successo crescente. Alla fiera aderiscono più di 30 espositori provenienti da quindici paesi diversi, quindici gallerie dal continente africano (dieci delle quali con sede in Marocco) e l’offerta di un programma dinamico di eventi e progetti speciali in collaborazione con istituzioni locali e internazionali, tra cui Fondation TGCC, Think Tanger, L’appartement 22 e la Fondazione Kalhath. E, a proposito della sua seconda sede, DaDa è il più recente polo culturale di Marrakech diventato il cuore pulsante del Rinascimento creativo della città marocchina, un incubatore che attira talenti da tutto il Nord Africa.
La direttrice e fondatrice di 1-54 Touria El Glaoui ci racconta come è nato l’evento: «1-54 è cresciuta in modo significativo fino a diventare una piattaforma globale per l’arte contemporanea africana. Il lancio di 1-54 Marrakech nel 2018 ha rappresentato una pietra miliare, segnando la prima espansione della fiera oltre Londra e New York e la prima nel continente africano. Nel corso degli anni, la presenza di 1-54 a Marrakech si è approfondita, con la fiera che si è estesa alla medina di Dada, inserendosi ulteriormente nel vibrante tessuto culturale della città», e prosegue, «oltre a Marrakech sono state introdotte edizioni pop-up della fiera 1-54 a Parigi e Hong Kong, rispondendo alla richiesta di una più ampia rappresentazione dell’arte contemporanea africana in diverse parti del mondo».
La fiera ha trasformato Marrakech in un punto d’incontro fondamentale per l’arte contemporanea africana, diventando uno spazio in cui collezionisti, curatori e appassionati d’arte africani e internazionali si riuniscono per confrontarsi con artisti e istituzioni locali. Ciò ha offerto agli artisti marocchini e africani preziose opportunità di visibilità e di contatto con un pubblico più vasto.
In questi giorni Il MACAAL di Marrakech ha riaperto le sue porte dopo importanti sviluppi, trasformando i suoi spazi espositivi in una vetrina per una delle principali collezioni d’arte africana più importanti al mondo. La nuova e prima mostra permanente, Seven Contours, One Collection, presenta una collezione rara e unica di arte contemporanea africana e ha inaugurato questo spazio dedicato alla collezione, costruita dalla famiglia Lazraq nel corso di oltre quattro decenni. Quasi 150 opere esposte a rotazione, tra cui dipinti, sculture, tessuti, fotografie, installazioni e opere multimediali. A cura di Morad Montazami e Madeleine de Colnet per Zamân Books & Curating e in collaborazione con la direttrice artistica del MACAAL Meriem Berrada, la mostra si sviluppa in uno spazio ridisegnato da Meriem Berrada.
Il museo svela una nuova dimensione del lavoro del maestro couturier grazie a una collezione eccezionale prestata da Hamish Bowles, importante collezionista e rinomato storico della moda. Una prima occasione per esplorare la prospettiva di un collezionista sui pezzi di Yves Saint Laurent. I 55 pezzi vintage in mostra non provengono da archivi istituzionali, ma direttamente dal guardaroba privato di Hamish Bowles.
Riad Romeo, aperto recentemente nel cuore della Medina da Romeo e Lara Gigli ospita, in occasione della fiera, le project room degli artisti Yonas Tadesse e Kevo Abbra, curate da Diletta Gigli. Yonas Tadesse, fotografo etiope, esplora identità e patrimonio con immagini poetiche e cinematografiche. Il suo lavoro è stato pubblicato su Vogue, The Guardian e New York Times, ed esposto a livello internazionale. Kevo Abbra, stilista e artista visivo keniota, reinterpreta l’eredità africana attraverso l’afrofuturismo, mescolando moda, design e narrazione.
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