Benvenuti nel mondo di Arnaldo Pomodoro (Morciano di Romagna, 1926) e nel suo Grande Teatro delle Civiltà. Potrebbe essere questo il messaggio di accoglienza per i visitatori del Palazzo della Civiltà italiana di Roma, dove ha appena preso il via la grande mostra dedicata a uno dei più importanti scultori contemporanei, frutto della collaborazione tra la Fondazione Arnaldo Pomodoro e Fendi. Una partnership di cui avevamo già parlato in precedenza (qui), che è però più ampia e non limitata a questa esposizione, volta a unire il rispetto per l’eredità storica al sostegno e alla diffusione dei linguaggi artistici contemporanei e alla ricerca di nuove forme di collaborazione basate sulla sostenibilità e l’innovazione. Ma intanto, quello di cui possiamo già godere, è questo primo, importante passo. Con una mostra tutt’altro che banale e che non passerà certo inosservata. Anzi.
Concepita per la sede del Palazzo della Civiltà Italiana di Roma, l’esposizione rappresenta un grande “teatro” autobiografico – al contempo reale e mentale, storico e immaginifico – la cui messa in scena è introdotta da quattro sculture poste ai quattro angoli esterni del Palazzo. Varcato il vestibolo d’ingresso, la mostra si articola come un’opera in due atti e un intermezzo corrispondenti alle due sale principali, fra loro speculari, e al passaggio di raccordo retrostante. Presentando una selezione di opere dell’artista che procedono dalla fine degli anni ’50 a oggi e che, insieme a materiali documentari consultabili dal pubblico, evocano il suo studio/archivio.
Nel suo insieme, Il Grande Teatro delle Civiltà esplora la pervasiva interdipendenza nella pratica di Pomodoro fra le arti visive e quelle sceniche e drammaturgiche, così come fra la realizzazione dell’opera finale e la dimensione della sua concezione progettuale. Concretezza e utopia, segno e archetipo, materia e visione, tridimensionalità dell’opera e bidimensionalità del documento, condivisione nello spazio pubblico e ricerca personale condotta nello studio e nell’archivio si integrano delineando un continuum, da cui emergono molteplici riferimenti alle tante “civiltà” a cui tutte le opere di Pomodoro costantemente rinviano: tracce evanescenti di civiltà arcaiche, antiche e moderne, o anche solo fantastiche, da cui originano forme, segni e materie indefinibili, appartenenti sia all’archeologia sia alla futurologia, che rifondano le nostre conoscenze e i nostri immaginari, la nostra esperienza del tempo e dello spazio, della storia e del mito, così come la nostra relazione, in quanto esseri umani, con le altre specie viventi e la natura.
Un grande teatro in cui sono ripercorsi gli oltre settant’anni di ricerca di Arnaldo Pomodoro, durante i quali l’artista non ha mai smesso di ricercare, evolvere, stupire. E continua a farlo ancora oggi.
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Che meraviglia, grazie!!