Photo courtesy Stuart Semple
Continua senza esclusione di colpi la disputa tra Stuart Semple e Anish Kapoor per l’utilizzo del Vantablack, il pigmento super scuro di cui l’artista britannico di origini indiane detiene, in modo controverso, l’esclusiva licenza d’utilizzo. Questa volta, Semple ha ragionato in maniera semplice ed efficace, invertendo l’ordine del problema e cambiando legalmente il suo nome in Anish Kapoor. Il mondo sarà abbastanza grande per far convivere due Kapoor? Forse non lo sapremo mai. Questa mossa, dichiaratamente ispirata, secondo Semple, dalla voglia di esplorare nuove identità, si conclude sulle note di The Real Slim Shady di Eminem, altro inno alla ricerca dell’io attraverso alter ego e provocazioni.
«È qualcosa a cui ho pensato per molto tempo. Mi piace l’idea di poter provare un nome e vedere come ci si sente, testare cosa significhi la proprietà di un nome, suppongo», così Semple / Kapoor ha spiegato ad Artnet la sua opera performativa, attraverso la quale esplorare i concetti di proprietà e paternità. Ma si tratta anche di un lavoro dai risvolti politici, in quella che Semple chiama una lotta per l’accaparramento di un colore, in cui un individuo o un’azienda rivendica il diritto esclusivo all’uso di una particolare tonalità, come nel caso del rosa Barbie Mattel, del blu Tiffany e del viola Cadbury.
Semple ha condiviso un Reel su Instagram in cui lo si vede entrare nella Crown and County Court di Bournemouth e firmare i documenti per diventare Kapoor. «Nel Regno Unito, è una cosa super facile da fare. Sono bastati pochi minuti», ha detto Semple. Per il momento, il suo nome “originario” è rimasto sul suo conto in banca, sulla patente, sul passaporto e su altri documenti legali, dove cambiare identità è decisamente più complicato ma firmerà con il suo nuovo “nome d’arte” una stampa in edizione limitata relativa alla performance.
La storia di questa colorita rivalità risale al 2016, quando Kapoor, già figura di punta nell’arte contemporanea, si assicurò in esclusiva l’uso del Vantablack, un materiale high-tech sviluppato dalla britannica Surrey NanoSystems. Composto da nanotubi di carbonio che assorbono quasi tutta la luce, il Vantablack aveva conquistato il mondo dell’arte e della scienza, rendendo Kapoor l’unico artista al mondo autorizzato a utilizzarlo. Semple, sentendo limitare il potenziale creativo del materiale, decise di rispondere con una provocazione: lanciare una sua linea di colori “democratici” e accessibili, come il “Rosa più rosa del mondo” e, più recentemente, il “Nero 4.0”, una vernice opaca che raggiunge livelli estremi di assorbimento di luce. Ma c’è una clausola: questi prodotti sono acquistabili da tutti, eccetto un artista — Kapoor.
Questa ironia legale non ha risparmiato nemmeno Semple quando ha cambiato il proprio nome: «Qualcuno su Internet mi ha fatto notare che, se ora sono anch’io “Kapoor”, sono escluso dall’acquisto dei miei stessi materiali!», scherza. «Ma legalmente sono a posto, credo».
In effetti, l’impatto di Semple si è rivelato di vasta portata: la sua gamma di vernici ha conquistato artisti in oltre 52 paesi, con più di 100mila bottiglie vendute in meno di otto anni. Tuttavia, Semple rivela: «Non mi sono arricchito, anzi, ho perso soldi. Ma lo faccio perché ci credo; voglio che gli artisti abbiano accesso a questi materiali, anche se la produzione è costosa e complessa»
Kapoor, da parte sua, ha finalmente presentato le prime opere in Vantablack solo nel 2022, durante la Biennale di Venezia, ma Semple non ne è rimasto impressionato: «Dopo tutti quegli anni di esclusiva, mi aspettavo qualcosa di più emozionante», commenta, mettendo in dubbio le possibilità espressive del materiale stesso.
Eppure, dietro questa vivace faida, Semple conserva una certa ammirazione per Kapoor: «La gente non sa che sono un suo grande fan. Alcune sue opere sono davvero straordinarie». Una faida, dunque, che continua con rispetto e ironia, senza mai perdere di vista l’arte.
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