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Quando arriva la pace? A Treviso la mostra che indaga i temi del conflitto
Arte contemporanea
«Il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda ad arrivare, ed in questo chiaroscuro nascono i mostri», diceva Antonio Gramsci e lo ricorda un grande pannello rosso all’entrata delle Gallerie delle Prigioni di Treviso dove poter visitare fino al 17 settembre 2023 La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata, una collettiva internazionale che elabora, riflette, interpreta e racconta la guerra ed allo stesso tempo cerca la pace.
Questo progetto è chiaramente un analisi che attraverso le opere d’arte di: Francesco Arena, Terry Atkinson, Massimo Bartolini, Eteri Chkadua, Maxim Dondyuk, Harun Farocki, Leon Golub, Alfredo Jaar, JR, Mario Merz, Richard Mosse, Pedro Reyes, Martha Rosler, Sim Chi Yin, Ran Slavin, cerca di raccontare gli orrori della guerra e più in generale di tutte le guerre della storia, e quanto la pace questa bellissima parola di cui sentiamo parlare, e di cui parliamo spesso, sia più difficile di quanto non sembri da ottenere. Perché la domanda non è tanto quando la guerra è finita, ma quando sopraggiunge la pace? Sopraggiunge? Cosa serve per ottenerla? Questo è uno degli interrogativi che per tutta la mostra accompagna il visitatore.
La mostra è composta da opere che a volte sono quadri, foto, video, armi da fuoco divenute strumenti musicali, tappeti afgani che raccontano la storia del paese, pianoforti a tinta mimetica, fino ad arrivare a opere con rimandi storici, altro non sono che “diari del tempo degli uomini” un tempo terribile ma che fa parte della storia, di ciò che come comunità mondiale siamo.
Ci sono opere meravigliose in mostra come quelle di JR che rappresenta dei bambini profughi, le opere fotografiche del regista e fotografo ucraino attualmente nel suo paese per ovvie ragioni, che rappresentano i fatti accaduti nell’ultimi anni nel suo paese. L’opera interessantissima di Francesco Arena che recupera da un carcere un vecchio letto, e che attraverso questo mostra stralci della vita irregimentata dei soldati e dei prigionieri, invece l’opera dell’artista Sim Chi Yin, racconta attraverso un viaggio in Corea del Nord l’importanza del disarmo dalle armi nucleari, ma che di fatto si trovano ancora nelle basi missilistiche nucleari statunitensi.
Da prendere in considerazione attentamente il potere dell’immagine e i video-saggi prodotti dalla Fondazione Imago Mundi a cura di Fulvia Strano e Francesco Spampinato commentano, il primo, le rappresentazioni della guerra nella storia dell’arte, e il secondo, come le tecniche fotografiche e la loro evoluzione tecnologica abbiano reso sempre più lontane realtà e simulazione, cambiando la percezione degli eventi bellici. Non poteva mancare tra le opere un Igloo di Mario Merz che riprende una frase dello storico comandante vietnamita Giap: «Se il nemico si concentra perde terreno, ma se si disperde perde forza», mai frase fu più azzeccata considerando i tempi di guerra che arrivano dall’Ucraina. Importante segnalare le opere del fotografo documentarista ucraino Maxim Dondyuk attualmente nel suo paese, che attraverso le opere in mostra riporta a noi lo stato delle cose.
La guerra è finita! La pace non è ancora iniziata, è un bel progetto, interessante e curato attentamente che analizza ed allo stesso tempo pone delle riflessioni e delle domande necessarie: La pace?
Abbiamo a che fare con una grandissima mostra e con una grandissima domanda ma attraverso le varie opere e ciò che hanno da raccontare al visitatore, ci si può immergere in quella (apparente?) sensazione che la pace arriverà, arriverà come tutto quando esiste un progetto di distruzione, ne nascerà un processo di ricostruzione e quindi di serenità e pace, o almeno questo è l’augurio per quei popoli in guerra in tutto il mondo.