La parola digitale dell’arte: incontro con Davide Coltro al museo Messina di Milano

di - 20 Ottobre 2021

Siamo in un’epoca altamente tecnologica fatta di bambini già nativi digitali, e in cui pullulano esperienze immersive, mostre multimediali, realtà virtuali e sul mercato, gli NFT. La mostra “Io sono Lei” a cura di Alberto Fiz dedicata all’artista Davide Maria Coltro (Verona, 1967) che apre oggi allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, è un’occasione per addentrarsi in questo universo affascinante dell’arte digitale. “Io sono Lei” è anche una bella opportunità per vedere gli esiti altissimi che può raggiungere la tecnologia che si fa arte, corpo, materia, immagine, illusione.

I lavori di Coltro, artista noto al palcoscenico dell’arte già da 20 anni – ha partecipato alla 54ma edizione della Biennale di Venezia – non sono stati soltanto in anticipo sui tempi, sugli NFT in particolare, ma hanno anche iniziato a cambiare le regole del sistema, ribaltando il rapporto col collezionismo e l’idea di fruizione e allestimento. Le sue opere non sono olii su tavola o marmi su basamento, opere quindi “tangibili”, parte di un sistema noto e ormai circoscritto, ma sono tele, quadri elettronici non ancora del tutto riconosciuti dal sistema e, anche a distanza, sempre “variabili”.

Coltro è stato l’inventore del Quadro Mediale e per realizzarlo mescola, come un alchimista, mezzi tecnologici, formule matematiche e tutto il patrimonio visivo della storia dell’arte, perché la sua pittura è illusoria quanto un apparato di prospettiva barocca. Non c’è distinzione, se non nei mezzi usati, tra l’arte antica e quella digitale e contemporanea.

Apprezzato da subito per la sua ricerca estremamente originale, ha iniziato il suo percorso e la sua carriera dal nuovo millennio, anche sollecitato da confronti con artisti del passato e da letture, come “Essere digitali” di Nicholas Negroponte, un testo in cui si sostiene quanto l’uso dell’elettronica sia di fatto una evoluzione tecnica, e può essere rivoluzionario nel mondo dell’arte, tutto sommato quanto lo furono i tubetti portatili nell’800, per la rivoluzione pittorica degli Impressionisti.

Intervista a Davide Coltro

Come si colloca in termini di “illusorietà” e “rivoluzione” il suo lavoro rispetto all’arte del passato?

«È un falso problema: l’arte di tutti i tempi si basa sull’illusione ed è un mezzo per esprimere figure, simboli e concetti del proprio tempo. Io vivo nel mio tempo, in questo tempo altamente avanzato soprattutto dal punto di vista tecnologico. La pittura è segno, materia tangibile e raccoglie tutte le tecniche più avanzate: nel mio lavoro ci sono millenni di scoperte, tutti i secoli della storia dell’arte, dalle conquiste del colore, a quelle della fotografia, e la mia arte se ne fa interprete con i mezzi contemporanei».

Ph. FRANCESCO ROCCHI

Il titolo molto evocativo della mostra “Io sono Lei” ci anticipa che si gioca su un doppio binario, c’è Coltro, ma anche Messina attraverso Aida, ce ne parla? Qual è il rapporto con la sintesi plastica di Messina e che ruolo gioca Aida?

«Di Messina volevo fare un passo verso l’acquisizione dello spirito che anima il suo lavoro, ed il filtro, la sua musa parlante è Aida. È stata fondamentale anche per me, ed è diventata anche la mia modella e musa. È stata subito entusiasta del progetto: “Tecnologia! Che universo affascinante! La spirale della fantasia è infinita!”.

E con questa mostra volevo fare una sintesi tra scultura e disegni, due mezzi espressivi molto pregnanti dell’arte che incidono sul fattore tempo. Io lavoro sul tempo attraverso tutte quelle immagini che dialogano da sempre tra loro. Senza dimenticare la sua componente generativa. Il mio lavoro è un flusso ininterrotto. Non c’è loop, non ci sono still video, c’è un sistema che continua a generare arte e immagini, volendo all’infinito».

Ph. FRANCESCO ROCCHI
Ph. FRANCESCO ROCCHI

Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi  nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi.   Gli articoli di Anna su Exibart.com

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