Siamo in un’epoca altamente tecnologica fatta di bambini già nativi digitali, e in cui pullulano esperienze immersive, mostre multimediali, realtà virtuali e sul mercato, gli NFT. La mostra “Io sono Lei” a cura di Alberto Fiz dedicata all’artista Davide Maria Coltro (Verona, 1967) che apre oggi allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, è un’occasione per addentrarsi in questo universo affascinante dell’arte digitale. “Io sono Lei” è anche una bella opportunità per vedere gli esiti altissimi che può raggiungere la tecnologia che si fa arte, corpo, materia, immagine, illusione.
I lavori di Coltro, artista noto al palcoscenico dell’arte già da 20 anni – ha partecipato alla 54ma edizione della Biennale di Venezia – non sono stati soltanto in anticipo sui tempi, sugli NFT in particolare, ma hanno anche iniziato a cambiare le regole del sistema, ribaltando il rapporto col collezionismo e l’idea di fruizione e allestimento. Le sue opere non sono olii su tavola o marmi su basamento, opere quindi “tangibili”, parte di un sistema noto e ormai circoscritto, ma sono tele, quadri elettronici non ancora del tutto riconosciuti dal sistema e, anche a distanza, sempre “variabili”.
Coltro è stato l’inventore del Quadro Mediale e per realizzarlo mescola, come un alchimista, mezzi tecnologici, formule matematiche e tutto il patrimonio visivo della storia dell’arte, perché la sua pittura è illusoria quanto un apparato di prospettiva barocca. Non c’è distinzione, se non nei mezzi usati, tra l’arte antica e quella digitale e contemporanea.
Apprezzato da subito per la sua ricerca estremamente originale, ha iniziato il suo percorso e la sua carriera dal nuovo millennio, anche sollecitato da confronti con artisti del passato e da letture, come “Essere digitali” di Nicholas Negroponte, un testo in cui si sostiene quanto l’uso dell’elettronica sia di fatto una evoluzione tecnica, e può essere rivoluzionario nel mondo dell’arte, tutto sommato quanto lo furono i tubetti portatili nell’800, per la rivoluzione pittorica degli Impressionisti.
Come si colloca in termini di “illusorietà” e “rivoluzione” il suo lavoro rispetto all’arte del passato?
«È un falso problema: l’arte di tutti i tempi si basa sull’illusione ed è un mezzo per esprimere figure, simboli e concetti del proprio tempo. Io vivo nel mio tempo, in questo tempo altamente avanzato soprattutto dal punto di vista tecnologico. La pittura è segno, materia tangibile e raccoglie tutte le tecniche più avanzate: nel mio lavoro ci sono millenni di scoperte, tutti i secoli della storia dell’arte, dalle conquiste del colore, a quelle della fotografia, e la mia arte se ne fa interprete con i mezzi contemporanei».
Il titolo molto evocativo della mostra “Io sono Lei” ci anticipa che si gioca su un doppio binario, c’è Coltro, ma anche Messina attraverso Aida, ce ne parla? Qual è il rapporto con la sintesi plastica di Messina e che ruolo gioca Aida?
«Di Messina volevo fare un passo verso l’acquisizione dello spirito che anima il suo lavoro, ed il filtro, la sua musa parlante è Aida. È stata fondamentale anche per me, ed è diventata anche la mia modella e musa. È stata subito entusiasta del progetto: “Tecnologia! Che universo affascinante! La spirale della fantasia è infinita!”.
E con questa mostra volevo fare una sintesi tra scultura e disegni, due mezzi espressivi molto pregnanti dell’arte che incidono sul fattore tempo. Io lavoro sul tempo attraverso tutte quelle immagini che dialogano da sempre tra loro. Senza dimenticare la sua componente generativa. Il mio lavoro è un flusso ininterrotto. Non c’è loop, non ci sono still video, c’è un sistema che continua a generare arte e immagini, volendo all’infinito».
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