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La pelle tatuata di Wolfgang Flatz è stata acquistata da un collezionista (che la riceverà dopo la morte)
Arte contemporanea
di redazione
Nelle aste passano oggetti di ogni tipo e, in diversi casi, con valutazioni da capogiro che ne sottoscrivono l’unicità. Solo per citarne alcuni tra i più recenti: un quadro di Gustav Klimt creduto perso da 100 anni, un vaso dell’800 in oro, smalto e pietra dura definito “la meraviglia del secolo”, la collezione di oggetti stravaganti di Colin Peter Field, l’ex bartender del leggendario Bar Hemingway del Ritz di Parigi. Ma se rilanciare per aggiudicarsi delle mosche da pesca incorniciate – anche se due di queste appartenevano a Jack Hemingway, figlio del grande scrittore –, sembra quasi un passatempo per amatori dell’eccentrico, allora diventare proprietari di un’autentica pelle tatuata di (non da) un artista può sconfinare nel gusto del macabro. Anche in considerazione del fatto che l’artista in questione è ancora vivente. E a quel punto potrebbe diventare una sfida di sopravvivenza tra il collezionista e “l’opera”. La vendita della pelle dell’artista austriaco Wolfgang Flatz avrebbe dovuto tenersi l’8 febbraio, presso la Pinakothek der Moderne, il museo d’arte moderna e contemporanea di Monaco. Ma l’asta è stata annullata, perché i 12 pezzi – giusto per aggiungere altri dettagli raccapriccianti – sono stati tutti già acquistati da un collezionista. Per una somma a sette cifre. Insomma, quando si dice “vendere cara la pelle”, Flatz la prende sul serio.
L’asta, intitolata To Risk One’s Own Skin, doveva essere guidata dal banditore e presidente di Christie’s, Dirk Boll. L’evento è stato organizzato nell’ambito della retrospettiva che il museo di Monaco ha dedicato all’opera di Flatz, Something Wrong with Physical Sculpture, visitabile fino a maggio 2024 e che comprende un’opera che offre ai visitatori la possibilità di scagliare dei dardi contro il suo corpo. Dunque, Flatz, classe 1952 e un trascorso nell’Azionismo Viennese di Hermann Nitsch, è un artista a cui realmente piace il rischio in prima persona.
Nel 1979, a Stoccarda, posò nudo invitando il pubblico a colpirlo come un bersaglio e offrì anche una ricompensa di 500 marchi a chi avesse fatto centro: l’opera durò 11 lanci. Nella notte di San Silvestro del 1990, a Tbilisi, in Georgia, Flatz si lasciò sbatacchiare su due lastre d’acciaio, a testa in giù, come in una campana. Un’azione meno dolorosa fu quella presentata a Kassel per documenta 6, nel 1977, quando distribuì dei volantini in cui annunciava che non avrebbe preso parte a documenta 6. Avrebbe poi partecipato a documenta IX, nel 1992.
I 12 lotti della pelle di Flatz che avrebbero dovuto essere battuti all’asta sono stati acquistati da un collezionista svizzero, che riceverà delle fotografie in bianco e nero delle opere, fino al loro trasferimento postumo. Un pezzo rimanente della pelle tatuata verrà donato al figlio dell’artista. Una parte del ricavato della vendita sarà devoluto a favore delle Collezioni di pittura del museo bavarese e alla Fondazione Flatz, istituita dall’artista per promuovere l’espressione artistica. Tra i tatuaggi, un codice a barre, il nome dell’artista in caratteri cirillici, che a questo punto si può considerare come una firma, e una citazione tratta dalle Lettere ad Attico di Cicerone: “Dum spiro spero”, mentre respiro spero, cioè finché c’è vita, c’è speranza.
La vendita ha comunque sollevato diverse questioni non solo etiche ma anche legali, legate alla produzione, all’esposizione e alla vendita di opere d’arte così estreme. Per esempio, il traffico di organi è considerato una gravissima violazione dei diritti umani e in Europa è severamente condannato. Nel caso della vendita all’asta della pelle di una persona, si potrebbe prefigurare una circostanza assimilabile? D’altra parte, la legge tutela comunque l’utilizzo dei tessuti umani nell’ambito della ricerca scientifica e non solo, per esempio i capelli per la realizzazione di parrucche.
Peraltro, non si tratta della prima opera realizzata “attraverso” la pelle umana. Tra i casi più eclatanti, quello del controverso artista belga Wim Delvoye, che non pago di disegnare sulla pelle di maiali vivi, fece incidere dei tatuaggi sulla schiena di Tim, un ex direttore di un salone per tatuatori. Nacque così Tim 2006-2008, opera “allestita” sul dal corpo ancora vivente di Tim, che dal 2006 si presta a esporsi periodicamente nei musei di tutto il mondo. L’opera è stata acquistata dal collezionista Rik Reinking e, quando Tim non ci sarà più, la sua pelle verrà rimossa e conservata, come una tela.