Ladder to the Moon – Monitor

di - 4 Aprile 2021

Monitor Roma torna ad ospitare una collettiva dedicata alle proprie artiste donne. Dopo la mostra “If It is Untouchable it is not beautiful” del 2019, quattro nomi internazionali si riuniscono per un nuovo appuntamento dal titolo “Ladder to the Moon”, liberamente ispirato al celebre dipinto dai toni onirici e primitivi di Giorgia O’Keefe. Le opere di Lula Broglio, Giulia Mangoni, Eugénia Mussa e Marta Roberti qui selezionale seguono una ricerca comune tesa allo studio dell’altro da sé e del recupero della memoria locale e collettiva, andando a costituire un piccolo estratto di ciò che offre oggi la pittura figurativa femminile. Allestite a coppie nelle due grandi sale speculari della galleria, le artiste dialogano secondo un ritmo di significati che si sovrappongono e si completano, grazie anche all’apporto delle rispettive provenienze geografiche ed esperienze personali differenti.

LADDER TO THE MOON, 2021, Eugénia Mussa, installation view at Monitor, Rome, Ph. Credits Giorgio Benni
Courtesy the artists and Monitor Rome, Lisbon, Pereto

Marta Roberti (Brescia, 1977) propone due grandi disegni su carta in cui dei nudi femminili riproducono alcuni asana dello yoga; un leporello, sempre su carta, completa l’installazione riproducendo un motivo vegetale dai toni esotici. Predomina un senso di leggerezza grazie alla trasparenza dei fogli impalpabili, sostenuti solo da alcuni spilli da sartoria, che sancisce la dimensione spirituale e meditativa in cui sono assorti i personaggi. L’indagine dell’artista, legata alla propria esperienza pluriennale di residenza a Taiwan, si concentra sul rapporto tra Occidente e Oriente e in particolare su “come l’identità occidentale si costituisca a partire da ciò che ritiene essere altro da sé: dagli animali alla natura, a tutto quello che è considerato diverso ed esotico” (Roberti). Sulla parete opposta, una serie di tele di piccole dimensioni di Eugénia Mussa (Maputo, 1978) crea un contrasto formale e contenutistico grazie a squillanti immagini di repertorio tratte da alcuni film nordamericani degli anni Sessanta e Settanta. L’artista, che dipinge durante gli anni della guerra civile in Mozambico, cerca di esorcizzare il dolore rifugiandosi in queste cartoline alla Hopper, dove si legge un senso di asettica e confortante sospensione ma anche di vuoto e silenzio. L’unica presenza che aleggia è quella dell’autrice stessa, invisibile ma capace di conferire una propria rotondità. Nella seconda sala, la giovanissima italo-brasiliana Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991) riproduce la dimensione magica della campagna laziale e in particolare della propria isola natale che, anticamente, era una delle tappe fondamentali del Grand Tour. Le tradizioni artigiane e locali diventano racconti da reinterpretare con colori vivaci di matrice sudamericana che, danzanti e incuranti delle forme, animano le figure con dei pattern vivi. Le scene dipinte riprendono mitologie rurali e temi ottocenteschi, come ad esempio “Il mercato di stoffe”, fondendoli con la carnosità del linguaggio artistico d’oltreoceano e creando così un’epica verace e originale.

LADDER TO THE MOON, 2021, Lula Broglio, Giulia Mangoni, installation view at Monitor, Rome, Ph. Credits Giorgio Benni
Courtesy the artists and Monitor Rome, Lisbon, Pereto

La coetanea Lula Broglio (Sanremo, 1993) presenta, per contrasto, delle tele dalle grandi campiture dove i colori, piatti e disciplinati, vengono concentrati solo in pochi dettagli sparsi, curati con precisione miniaturistica, che ci forniscono una guida sottile per la lettura della storia. I luoghi raffigurati sono interni di case o esterni urbani osservati dal punto di vista di qualcuno che si affaccia ad una finestra, una soglia; sospesi e onirici, ci chiedono di immergerci nella loro dimensione cristallizzata nel tempo e di percepirne odori, suoni ovattati, trame materiche. Ladder to the moon dimostra dunque come la pittura figurativa sia ancora un medium prescelto e attuale per creare un racconto, capace di farsi interprete della realtà circostante e al tempo stesso di diventare un potente strumento introspettivo che, in mani femminili, riesce a raggiungere una quarta dimensione.

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