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L’Antologia di Paolo Icaro
Arte contemporanea
Attraverso circa cinquanta opere, allestite in ordine cronologico nelle sale del primo piano della GAM di Torino, si ripercorrono cinquantacinque anni dell’attività artistica del torinese Paolo Icaro (1936). Curata da Elena Volpato, col sostegno della Galleria P420 di Bologna, l’antologica prende avvio dai primi lavori del 1964, per concludersi con quelli realizzati nel 2019, alcuni appositamente creati per questa esposizione. Così raccolti, si rintracciano le principali peculiarità della prassi artistica di Paolo Icaro: coerenza, costante indagine sullo spazio e la sua percezione, possibilità dei materiali.
Icaro che interroga lo spazio
Nonostante il primo lavoro in ordine cronologico, Pulp Drawing del 1964, sia posto nel passaggio tra la prima e la seconda sala, già da Cuborto (1968), che apre il percorso espositivo, si registra la volontà dell’artista di interrogare lo spazio ed esortare il visitatore a fare altrettanto. In linea con le sue riflessioni, le sale sono denominate “spazio”. Dunque, nove spazi che l’artista modifica, piega, trapassa, amplifica, modula, “come se lo spazio fosse un materiale da scolpire”, dichiara. La disarticolazione dell’ortogonalità, Misure, L’orizzonte degli eventi, Stele e nido, Personae, Lunatici, Estensioni, Luogo dei punti eccentrici e Per non finire, intervengono per delineare, e tracciare, i codici (lessicali e visivi) che esprimono il vocabolario di Paolo Icaro. Un linguaggio, il suo, che rinnova la tradizione, senza rinnegarla, né ingaggiando una guerriglia, ma rielaborandola immergendosi completamente dentro di essa. Così, inserendo sé stesso nel sistema delle proporzioni, si fa unità di misura universale, in una perpetua oscillazione tra il personale e il complessivo, traslitterazione utile per comprendere non solo il suo individuale cosmo, ma come questo si collochi, poi, nella generale costellazione del mondo, dello spazio, dell’essere, dell’esistere. Al contempo, ogni opera trae origine anche dal vissuto dell’artista, divenendo, in questo modo, una sorta di diario, che traccia la sua biografia. Sollecitando l’immaginifico, ciascun visitatore completa gli accenni che Paolo Icaro lancia con i suoi lavori. Esempi su tutti: Ideal Biography (1996) o Scatola di Profumo (1969). Una serie di carte fotografiche non impressionate dalla pellicola, su cui, a penna, Paolo Icaro ha scritto delle brevi frasi (Al mare, Nuvole, Le mani di nonno Luigi), il primo; due scatole di legno senza coperchio, di cui una contenente una forma di pane, l’altro.
Passato/Presente/Sempre
Come detto, Cuborto apre il percorso espositivo. L’elisione nel titolo tra cubo+torto, propone le coordinate dell’opera. Un cubo, per l’appunto, le cui congiunture angolari sono costruite con della corda, ciò genera una forma non più regolare, ma contorta, che può mutare il suo profilo all’infinito.
Manipolando il concetto di separazione, Purple gate (1967) è un cancello, ma l’intervallo tra gli elementi verticali è accentuato, tanto da consentire il passaggio da una parte all’altra, invertendo così l’idea di chi è dentro e di chi è fuori. Caratterizzati da leggerezza e delicatezza, Appunti per forme di spazio (1966-67) sono dei piccoli modelli in legno e in metallo, nei quali effettua una trasposizione di quello che osservava dalla finestra del suo studio a Manhattan: delle strutture di ferro sui tetti che ingabbiavano il cielo. Approntata in una parete dello spazio2, la serie Itinerari corporali (1973), è realizzata con dei fil di ferro che ricalcano e ripercorrono alcune linee del corpo dell’artista, creando un’osmosi continua tra il corpo e il mondo. Lunatici (1988), dei secchi in metallo contenenti del gesso trattato, ricordano anche i raggi di luna che, attraverso il lucernario del suo studio, cadevano in un secchio con del gesso avanzato dalla sua giornata di lavoro, consegnando l’idea che la stessa luce modellasse il materiale. Per non finire è l’installazione che conclude il percorso. Un groviglio di cerchi, onde, linee, realizzato con uno spesso filo di alluminio, occupa l’intero pavimento dello spazio buio. In un video, proiettato sulla parete di fondo, che in parte illumina anche la scultura e ne determina l’ombra sulla stessa parete, c’è l’artista che modella il filo, in una fusione di passato/presente/sempre.
Paolo Icaro – Antologia 1964-2019
fino al 6 gennaio 2020
GAM – via Magenta 31 Torino
Ingresso: solo mostra € 5.00
orari: da martedì a domenica_ 10.00-18.00; chiuso lunedì
info: 011 4429518 – www.gamtorino.it