Alla GAMeC di Bergamo il secondo capitolo della Trilogia della Materia con la mostra dal titolo: “Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione”, a cura di Anna Daneri e Lorenzo Giusti, aperta sino al 13 febbraio 2022. Ancora 3 settimane per visitare una mostra straordinaria che ci stupisce per il dialogo che apre fra approcci e argomenti apparentemente distanti; per la visione articolata di opere di artisti diversi fra loro nel tempo e nelle pratiche; per il coinvolgimento dentro un percorso di senso e di ricerca e infine per la scoperta di un’arte che sa spalancare porte misteriose tra alchimia e scienza, rappresentazione e invenzione, presente e futuro.
“Nulla è perduto”, il mantra che fa da titolo alla mostra, è l’elemento che apre e influenza tutto il progetto curatoriale ricordandoci la straordinaria intuizione e massima attribuita a Lavoisier (Antoine-Laurent de Lavoisier, chimico, biologo, filosofo ed economista, Parigi 1743 – 1794) che sintetizzava così il senso generale della sua legge sulla conservazione della massa e la considerazione risultante che nella materia nulla si crea e nulla si distrugge. Visitando la mostra, che nella sua costruzione, come nel libro che la accompagna, ha coinvolto storici dell’arte, curatori, filosofi e scienziati, appare infatti la trasversalità di un discorso sulla materia tra scoperte scientifiche e teorie estetiche che si snoda nelle opere allestite nei due piani del museo.
Artist* e opere che hanno spontaneamente indagato le trasformazioni della materia traendo libera ispirazione dalla vita degli elementi (terra, aria, acqua e fuoco) per una riflessione sulla realtà̀ delle cose, sul mutamento e sul tempo. Ciò che traspare, da una sala all’altra, è un mondo in continuo mutamento, registrato e interpretato da artist* di diverse generazioni con opere di forte impatto sensoriale che coinvolgono il visitatore in un percorso di domande e risposte sempre aperte e mai banali. Gli stessi elementi naturali – il fuoco, la terra, l’acqua e l’aria intesi come stati di aggregazione della materia – sono nella mostra l’occasione per esprimere relazioni e trasformazioni continue come quelle del fuoco in stato ardente; terra/stato solido; acqua/stato liquido; aria/stato gassoso. Relazioni che mettono in luce il forte legame che da sempre lega gli artisti alla chimica degli elementi e alle trasformazioni della materia. Viene da pensare che uno studio comparato, dall’antichità ad oggi, tra lo sviluppo delle arti visuali e quello delle teorie scientifiche potrebbe trovare in questo secolo accidentato ed esplosivo un nuovo filone di interesse forse in grado di restituire non solo estetiche e teorie che si rincorrono, casi e intuizioni sorprendenti, ma più nello specifico nuove teorie sociali, non solo ambientali, dentro una ricerca di maggior consapevolezza collettiva.
L’esposizione “Nulla è perduto” raccoglie opere di periodi diversi tra loro, dalle creazioni dada e surrealiste, indicative dell’interesse di alcuni autori – come Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray o Leonora Carrington – per il tema dell’alchimia, alle produzioni di alcuni tra i più importanti esponenti delle neoavanguardie – da Yves Klein a Otto Piene, da Robert Smithson ad Hans Haacke – includendo le composizioni di alcuni artisti affini alle poetiche dell’Arte Povera – Pier Paolo Calzolari e Paolo Icaro –, opere scultoree e installazioni di autori emersi negli anni Ottanta – come Rebecca Horn o Liliane Lijn – fino ad arrivare alle ricerche recenti di alcuni tra i più significativi artiste e artisti internazionali delle ultime generazioni, come Olafur Eliasson, Wolfgang Tillmans, Cyprien Gaillard, Otobong Nkanga, Erika Verzutti e numerosi altri.
Spiccano tra le altre, per essenzialità ed efficacia le opere di Hans Haacke, Large Condensation Cube del 1963/67 e quelle di Paolo Icaro; per poetica il video Real Remmants of Fictive Wars IV del 2004 di Ciprien Gaillard, la composizione L’uomo incombinato del 1957 di Pinot Galizio, l’odoroso Cronogramma del 1971 di Renata Boero e l’installazione Nature Equals Meaning Minus Choice del 2011 di Karla Black; per energia la scultura Living Metals II del 2019 di Joana Escoval, Aprile 5007 del 2017 di Giulia Cenci, l’installazione Quasi del 2019 di Lisa Dalfino e Sacha Kanah e, di Rogers Hiorns, Word-disclusure del 2015.
Di notevole efficacia il grande progetto site-specific dell’artista svedese Nina Canell dedicato al tema della mostra nello Spazio Zero del Museo e realizzato in collaborazione con la Fondazione Meru/Medolago Ruggeri per la ricerca biomedica, promotrice del Meru Art*Science Award. Una vasta installazione che ci fa camminare su un pavimento di conchiglie che si sgretolano sotto i nostri passi. Accanto, a parete, oggetti scultorei quasi residuali e vecchie betoniere per la produzione di calcestruzzo e malta. Installazione che, senza esibire spiegazioni o formule, ci permette di vivere in prima persona il territorio di confine tra le dimensioni dell’organico e dell’inorganico, tra materia vivente e materia inerte.
Si segnalano infine 3 opere: l’installazione video Spaghetti Blockchain del 2019 di Mika Rottemberg, Viandanti del 2021 di Namsal Siedlecki e l’irriverente e fulminante Der letze Schnee, 2004-2021 di Roman Signer.
“Nulla è perduto”, artisti in mostra: Ignasi Aballí, William Anastasi, Isabelle Andriessen, Davide Balula, Lynda Benglis, Alessandro Biggio, Karla Black, Michel Blazy, Renata Boero, Dove Bradshaw, Victor Brauner, Dora Budor, Pier Paolo Calzolari, Nina Canell, Leonora Carrington, Giulia Cenci, Tony Conrad, Tania Pérez Córdova, Lisa Dalfino & Sacha Kanah, Giorgio de Chirico, Edith Dekyndt, Marcel Duchamp, Olafur Eliasson, Leandro Erlich, Max Ernst, Joana Escoval, Cerith Wyn Evans, Lars Fredrikson, Loïe Fuller, Cyprien Gaillard, Pinot Gallizio, Hans Haacke, Roger Hiorns, Rebecca Horn, Roni Horn, Paolo Icaro, Bruno Jakob, Yves Klein, Gary Kuehn, Liliane Lijn, Gordon Matta-Clark, David Medalla, Ana Mendieta, Otobong Nkanga, Jorge Peris, Otto Piene, Man Ray, Pamela Rosenkranz, Mika Rottenberg, Namsal Siedlecki, Roman Signer, Robert Smithson, Gerda Steiner & Jörg Lenzlinger, Yves Tanguy, Wolfgang Tillmans, Erika Verzutti, Andy Warhol.
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