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L’arte di connettere mondi: il progetto di Diego Cibelli per il Premio Caruso
Arte contemporanea
Diego Cibelli è arrivato alla porcellana come si arriva da un lungo viaggio: pieni di meraviglia. La sua ricerca inizia nel quartiere di Scampia, nella periferia di Napoli, dove da bambino imparava sui libri d’arte che esisteva una bellezza lontana da lui, a Parigi, Londra o negli Stati Uniti. Luoghi distanti ma non irraggiungibili, come ci ha raccontato: «Quella distanza era la distanza magnifica dell’immaginazione che mi stimolava a conoscere sempre di più. Ho imparato con il tempo che le immagini hanno un grande potere: danno voce e sublimano la realtà che si vive ma allo stesso tempo quella di tante altre realtà distanti».
Cibelli lavora attualmente in uno studio a Scampia, mantenendo un rapporto privilegiato con il suo team – che ringrazia – e la sua città. È tornato a Napoli qualche giorno fa, come vincitore del Premio Caruso – L’uomo oltre il Mito, presentato dalla Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Angela Tecce, e dalla curatrice Alessandra Troncone. Il concorso, indetto dal Museo Madre di Napoli, chiedeva agli artisti under 35 di raccontare il tenore partenopeo, senza porre limiti alle tecniche utilizzabili. Per Cibelli, «Guardare “oltre il mito” significa guardare alla dimensione umana eterna, fatta di forze e segreti inspiegabili, che con il tempo ci sveleranno la nostra strada e come questa si connette con le altre».
Il viaggio per Diego Cibelli
Cibelli ha studiato prima all’Accademia di Belle Arti di Napoli e poi all’Accademia Weißensee a Berlino, dove si è diplomato. Dopo Napoli e Berlino, ha partecipato a varie mostre internazionali, fino ad arrivare a rappresentare il Padiglione Italiano alla Biennale internazionale della Ceramica a Jingdezhen, in Cina.
Viaggiando, conosce e ricerca ininterrottamente gli spazi umani e le possibilità dell’abitare: «Quando viaggio per lavoro, i miei progetti mi danno la possibilità di rivisitare quella “geografia della bellezza” da cui provengo. Nel lavorare tra Napoli e “altri altrove” rinnovo sempre una familiarità» – «Quando riusciamo finalmente a condividere che poi ci sentiamo finalmente nel luogo giusto».
Una geografia della bellezza
Il SAM Museum di Seattle ospita la sua ultima mostra personale: all’interno dell’immensa collezione di porcellane, Cibelli ha trovato un’insolita leggerezza. Descrive la sala come «Un fantastico coro di bellezza che univa Europa e Asia». La sua bussola è il bello, che non è un mero aspetto estetico: «Non ho paura del bello. La bellezza non è fine a se stessa, ma ha un potere narrativo e aiuta a definire il carattere di un progetto».
L’estrema qualità tecnica delle sue sculture aiuta a delineare una geografia della bellezza che, per Cibelli, deve essere messa a disposizione dall’artista per la comunità. L’artista spiega, infatti, che la scelta di utilizzare la ceramica è dovuta alla sua complessità e alla sua capacità di generare continui confronti e connessioni.
«La porcellana è pura metamorfosi. Per dialogare con il materiale devi riconoscergli una natura mutevole: da stato liquido, a plastico, da secco a finalmente pronto per essere infornato e “speriamo che esca dal forno”. C’è poca possibilità di fermarsi, tutto scivola nell’ambito dell’esperienza. Adoro questo ritmo inteso del materiale».
Il progetto di Diego Cibelli per il Premio Caruso
L’arte diventa una risorsa preziosa per uscire dalla propria storia e legarla con le altre, «Con tutti i miti possibili», creando «Cose magnifiche per sublimare le difficoltà». Con questo ambizioso obiettivo in mente, per rispondere al bando del Premio Caruso, l’artista ha creato un bando a sua volta, dal titolo Out of Chaos Comes a Dancing Star, con il quale premiare le nuove generazioni e gli artisti musicisti, chiedendo loro di ispirarsi alla citazione del filosofo Friedrich Nietzsche. Con Marco Messina e Luca Nottola, Cibelli ha selezionato i RIP come vincitori. Gruppo di musica elettronica, i RIP si sono esibiti al Museo Madre, la performance è stata filmata dal team di Cibelli, con le tre tracce audio create sul tema e finanziate dalla call: Stare qui, Dark Brother e F1P.
Questo «Dispositivo a curva larga» è stato ultimato da Cibelli con due sculture in porcellana: «Due trofei: uno sarà parte della collezione del museo Madre e l’altro sarà un dono da parte mia ai musicisti vincitori». I dettagli ricchi e la composizione finemente articolata, rispecchiano il Cibelli «Artista barocco», come lo descrive la Presidente Tecce, intendendo «Una pratica estrosa, ricca, intimamente contaminata».
La volontà di condividere il Premio Caruso dimostra la generosità della sua pratica artistica, che spesso prende le sembianze di una danza virtuosa tra design e storia dell’arte, passato e presente, individuale e collettivo. Il risultato è un’evoluzione perenne di linguaggi visivi e visuali, pratiche e collaborazioni, mostrando l’umanità di Diego Cibelli, oltre l’arte.