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Lavorare con Bios Vincent: tanto scenografi quanto attori di momenti partecipativi
Arte contemporanea
L’artista siciliano Bios Vincent ha inaugurato a Palermo la mostra “Love always wins” il 25 novembre 2021, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In tale occasione, Bios ha presentato per la seconda volta la sua performance “Will you still love me tomorrow?”, un progetto che lo accompagna da più di anno. L’atto coinvolge l’artista nel ripetitivo gesto di spostare 2000 cuori di cemento da un punto dello spazio a un altro. Le sculturine sono trafitte da altrettante frecce di legno sulle quali si possono leggere parole e messaggi d’amore che il pubblico ha mandato all’artista per partecipare attivamente e criticamente alla preparazione dell’opera.
Un progetto diffuso in tre sedi
Grazie al successo di questa performance, la mostra, che è esposta in tre sedi, è stata così prorogata fino al 9 gennaio 2022. Presso Palazzo Riso è visitabile la serie di cuori di cemento, in quanto lascito della performance del 25 novembre 2021. Nelle sale della vicina Cappella dell’Incoronazione è ospitato il nuovissimo lavoro dell’artista che dà il nome a tutta la rassegna: Love always wins, un alto angelo che spicca il volo. Al piano interrato della stessa Cappella sono esposte le Ma-donne, presentate per la prima volta nel 2013, presso lo Spazio Culturale Antonio Ratti, a Como.
All’esterno dello spazio si trovano l’opera The Last Supper e alcune delicate ceramiche dal titolo T’amo non t’amo. Tutta la mostra presso la Cappella dell’Incoronazione risulta avvolta da un’atmosfera ovattata e sognante grazie alla presenza di migliaia di foglie di ulivo, allestite sui pavimenti. La rassegna si conclude a Palazzo d’Aumale, nella località di Terrasini, dove sono presenti alcuni cuori spezzati, martoriati, in ceramica.
Dietro le quinte e sulla scena: l’arte partecipativa per Bios Vincent
L’idea alla base del lavoro è, prima di tutto, quella di coinvolgere il pubblico in un’azione complessa, con lo scopo di affrontare insieme l’urgente tematica della violenza di genere. Durante l’atto performativo, avvenuto negli spazi esterni di Palazzo Riso, a Palermo, i passanti potevano aderire all’azione e aiutare l’artista a smuovere i cuori. Davanti a una simile processione, dalla natura quasi liturgica, oltre alle moltissime donne e ai numerosi bambini che vi hanno preso parte, anche molti uomini hanno voluto partecipare in prima persona per schierarsi criticamente nei confronti del dibattitto proposto.
L’artista – e chi, assieme a lui, è intervenuto durante l’atto – ha spostato i cuori compiendo un vero e proprio sforzo fisico, ricalcando, in senso metaforico, il peso di essere donna in una società in cui i femminicidi avvengono all’ordine del giorno. D’altra parte, questa impresa fisica richiama anche la forza e la tenacia di reagire e farsi sentire in quanto donne stanche di non poter avere una voce. Assieme a tante altre collaboratrici e collaboratori, abbiamo trasportato i 2000 cuori di cemento dallo studio dell’artista fino al luogo della performance, per poi posizionarli davanti alla sede di Palazzo Riso, la notte precedente l’inaugurazione.
La struttura delle sculturine a cuore è abbastanza complessa: si tratta di cemento grezzo, che può tagliare, e ognuna ha una freccia incastonata che ne complica ancora di più il trasporto, è stato dunque necessario spostare i cuori uno o massimo due alla volta. Questa azione ripetitiva e meccanica, aggiunta al silenzio che si percepiva durante gli allestimenti, forse dovuto anche alla fatica dello sforzo fisico, mi hanno portata a pensare che la performance fosse già in atto ben prima del 25 novembre. Non vi è stato un vero momento di inizio, vi eravamo semplicemente già tutti immersi, esattamente come avviene nella realtà: le violenze avvengono su base quotidiana e anche se un giorno all’anno tutti ne parlano, il problema è attorno e addosso a noi ogni secondo, dobbiamo solo riconoscerlo e iniziare a considerarlo in quanto tale. È stato in questo momento che ho realizzato la vastità del progetto di Bios Vincent e, più in generale, la potenza dei lavori di tipo partecipativo.
Parlando con Bios Vincent durante gli allestimenti, ho capito quanto gli piaccia lavorare con un pubblico che possa anche mettere in crisi le sue idee e fargli cambiare rotta. Ho allora realizzato come anche io stessi in realtà partecipando attivamente alla realizzazione del progetto, pur rimanendo dietro le quinte. Ne ero parte integrante, tanto come scenografa dell’atto quanto come attrice di uno spettacolo senza protagonista, in cui tutti i ruoli sono importanti e fondamentali. È proprio questa l’essenza dell’arte partecipativa: rinunciare all’autorialità per mirare a qualcosa di più grande e articolato, un lavoro nato da mille e più mani che può anche prendere risvolti inaspettati rispetto alle previsioni dell’artista, colui che per primo ha posto le basi per la realizzazione di un progetto condiviso.
Allora, si può definire tutto il progetto, dalla performance alla mostra passando per l’allestimento, un percorso di sofferenza ma anche di speranza e fiducia nell’altro, per affrontare insieme i problemi del nostro tempo.
Complimenti per la dedizione espositiva di pura e sana energia vivente collettiva, cui dovrebbe essere applicata ad ogni violazione dei diritti umani, trovo sempre incredibilmente affascinante questo straordinario Artista siciliano Bios Vincent, xchè sa donare uniche emozioni con la sua arte.