Ha appena aperto a Villorba, in provincia di Treviso, la 21Gallery, con la mostra “When urban attitudes become contemporary art”, curata da Cesare Biasini Selvaggi. Espongono 26 autori che si sono formati nell’ambito del writing e della street art, tra cui Gonzalo Borondo, STEN • LEX, Alberonero, BR1, Edoardo Caimi, UNO, CANEMORTO e Greg Jager. La galleria è parte integrante di TAD – Treviso Arts District, il distretto polifunzionale che sorge all’interno di un’ex area industriale di Villorba. Per l’occasione, abbiamo rivolto qualche domanda all’imprenditore Alessandro Benetton uno dei tre fondatori di 21Gallery, insieme a Davide Vanin e Massimiliano Mucciaccia.
Lei ha dichiarato che il primo approccio con l’arte contemporanea non è stato quello di un amore a prima vista. Forse è per questo che la 21Gallery ha aperto con una mostra dove molti artisti hanno un background nella street e urban art, proprio quella che vediamo “a prima vista” nelle nostre città?
«Il mio amore per l’arte non è stato immediato, ma è maturato col tempo. Il principio che 21Gallery persegue è quello dell’inclusione. Ed è per questo che abbiamo deciso di partire con “When Urban Attitudes Become Contemporary Art”, un progetto espositivo dedicato agli artisti contemporanei italiani, nati a partire dal 1980, che sono partiti dall’urban per poi arrivare a tradurre la propria arte al lavoro in studio. Perché l’arte, in termini di street art, vuol dire accessibilità, nel senso che tutti partecipano alla vita di tutti i giorni, nelle nostre città. Senza considerare le chance per i giovani, che hanno principalmente questo background, e che voglio avvicinare sempre di più a questo mondo».
Com’è nato l’incontro con Davide Vanin e Massimiliano Mucciaccia, gli altri due imprenditori che partecipano al progetto? Da quanto tempo è in cantiere?
«Ho da sempre un’ammirazione verso i giovani volenterosi e con voglia di fare. Il mio intento è quello di aiutare, a livello personale, gli imprenditori del mio territorio che io reputo meritevoli. Qualche anno fa ho avuto il piacere di incontrare Davide Vanin, in cui ho immediatamente riconosciuto queste qualità. Sono stato coinvolto dalla sua passione per l’arte, al punto di decidere di affrontare quest’avventura ambiziosa. Questa sinergia si è poi sviluppata grazie anche alle competenze e all’esperienza di un altro specialista, come Massimiliano Mucciaccia, proprietario di gallerie d’arte in tutto il mondo».
Il Veneto condivide con la Lombardia la presenza di forti realtà centrali che, nell’arte contemporanea, capitalizzano pubblico ed energie. Inoltre, nelle province di Padova e Treviso manca un grande museo dedicato al contemporaneo; eppure il Veneto è terra di imprenditori, spesso legati a piccole e medie realtà territoriali. Questo è il contesto in cui nasce 21Gallery. A partire da esso, dove vorrebbe arrivare?
«Dovrebbe esserci più attenzione da parte del mondo dell’impresa per il mondo dell’arte contemporanea. Perché l’arte ci parla del futuro, dei giovani, dei sentimenti, delle emozioni, delle scoperte, che sono il motore del cambiamento. E il cambiamento riguarda la vita di tutti, sociale, personale, professionale e anche la vita delle aziende. 21Gallery nasce anche con l’obiettivo di riportare l’attenzione su questo mondo, molto spesso ignorato, che racconta e coinvolge tutti noi».
Nel 2022 il 20% degli utili di 21Gallery andranno in beneficenza a “art4sport”, l’associazione legata a Bebe Vio. Quali saranno i criteri con cui, di anno in anno, sceglierete a chi e come devolvere il contributo?
«La nostra è una società benefit, che vuole creare un circolo virtuoso. I criteri sono quelli di avere un rapporto pratico con il territorio, con il concetto dello shared value, cioè di una condivisione che abbia anche uno sfondo sociale e pratico. Il progetto di Bebe Vio, ad esempio, è un progetto pratico, oltre a essere un progetto meritevole per i valori che rappresenta, che ha anche dei risvolti che producono un effetto positivo nella vita delle persone. Di anno in anno vogliamo coinvolgere realtà di questo tipo, e continueremo a sceglierle seguendo questi i concetti: il territorio e la praticità dei progetti, quindi l’efficacia e la sostanza».
Un ricordo come collezionista: ci parli del primo amore, ma anche di un amore inaspettato.
«Tutte le opere hanno un significato speciale, è un po’ come scegliere tra le persone a cui vuoi bene. Ce n’è sempre più di qualcuna. Il ricordo più importante come collezionista è più globale e riguarda più che altro un insegnamento: e cioè che ogni collezione è un percorso. Un viaggio che vuol dire modificare il tuo gusto, la tua conoscenza, approfondirla, allargare il tuo orizzonte e focalizzare sempre di più i suoi punti di incontro tra la data opera e il momento della tua vita. Però tutto nell’ottica di un percorso».
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