Si ispira a un parco di sculture magiche la nuova mostra del MACTE di Termoli che ha come protagonista l’artista catanese Salvatore Arancio, vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, il bando promosso dalla DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Dopo la collettiva Ersilia. Praticare l’altrove, che invitava a reimmaginare la città, lo spazio del MACTE accoglie Bruno’s House, a cura di Caterina Riva con Marta Federici. Il progetto espositivo pone le sue basi in una visita di Arancio al Bruno Weber Park di Dietikon, nel Canton Zurigo, un luogo magico e a tratti sacro, nato dalla volontà dell’omonimo artista e architetto.
Addentrandosi all’interno della rotonda centrale del MACTE, ci si imbatte in un gruppo di otto ceramiche iridescenti (2023-24). Queste forme sinuose e seducenti sono posizionate su una base di mattoni in cemento, installati ad altezze diverse, che sembrano voler creare gerarchie sacre tra gli elementi e suggerire nuove chiavi di lettura. Il contrasto tra le sculture è dato dalla particolare smaltatura realizzata in Ungheria che conferisce una preziosità ottica simile a quella dei metalli. Un sottofondo cupo e misterioso si aggiunge al paesaggio sonoro della stanza: si tratta della composizione del musicista britannico Robin Rimbaud/Scanner, che assume una connotazione, allo stesso tempo, spettrale e sognante.
Una delle sale laterali accoglie Mind Echo Unit (2023-24). Cinque sculture scintillanti, simili ai pedoni di una scacchiera, sembrano galleggiare sulla colata di resina epossidica nera in attesa della prossima mossa. L’atmosfera accattivante ed estraniante è data dalla luce magenta in cui sono immerse. Un invito ad avvicinarsi per catturare con lo sguardo il riflesso delle ceramiche, mentre la pozzanghera brillante ne restituisce, quasi inaspettatamente, i colori reali.
Nella seconda sala laterale del MACTE, Salvatore Arancio espone Bruno’s House (2023), un video di dieci minuti in cui l’artista filma la sua visita all’interno del Parco Weber. L’impressione è quella di guardare un documentario senza tempo, grazie al tremolio e al pallore della ripresa non del tutto a fuoco. Queste caratteristiche contribuiscono alla creazione di un’aura enigmatica e a tratti inquietante, amplificata dalla composizione di Rimbaud/Scanner che accompagna il video. Le scene si susseguono ritmicamente tra sculture e ghirigori in cemento, mostrando addirittura un pavone che passeggia in questo luogo apparentemente abbandonato. L’artista chiede al pubblico di osservare e addentrarsi in una foresta di disegni e forme antropomorfe, per scovare le stesse silhouette da cui Arancio ha tratto ispirazione per le sue installazioni. L’opera è descritta dal Museo come «Un viaggio allucinato, fatto di visioni oniriche e atmosfere acide».
All’esterno del MACTE, la mostra si conclude con Voyager, la scultura permanente partecipativa composta da blocchi di cemento che emulano la texture dell’argilla. Bruno’s House, sarà visitabile fino al 28 settembre 2024 presso il MACTE.
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