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Le perturbanti e monumentali installazioni di Ron Mueck in mostra alla Triennale di Milano
Arte contemporanea
Sei opere, tra quelle maggiormente conosciute e quelle di nuova produzione, accolgono il pubblico nelle sale della Triennale di Milano in occasione della prima personale di Ron Mueck in Italia, a cura di Hervé Chandès. In collaborazione con la Fondation Cartier pour l’art contemporain la mostra, che vede come curatore associato Charlie Clarke e come curatrice responsabile Chiara Agradi, porta allo scoperto la produzione dell’artista attraverso le diverse tecniche sperimentate negli ultimi anni. Il progetto si pone in continuità con l’esposizione svoltasi alla Fondazione nell’estate del 2023, con l’esordio europeo dell’opera Mass (2017), proveniente dalla National Gallery of Victoria di Melbourne.
Il percorso espositivo ospita sei delle quarantotto opere che Ron Mueck ha realizzato nel corso della sua carriera. Ognuna di esse richiede mesi o anni di lavoro e si caratterizza per un’aura misteriosa e surreale. La resa iperrealista della maggior parte dei lavori invita ad avvicinarsi per scrutare meglio le rappresentazioni. In quest’ottica, il pubblico sente la necessità di girare attorno alle figure, quasi alla ricerca di un dettaglio che ne sveli la natura effettiva.
Le opere in mostra: Ron Mueck tra scultura classica e stampa 3D
Alla Triennale di Milano apre la narrazione In Bed (2005), la monumentale scultura iperrealista di Ron Mueck acquisita dalla Fondation Cartier dopo essere stata esposta per la prima volta nella sede parigina. L’opera, raffigurante una donna pensierosa colta sotto le lenzuola, più che far sentire come un ospite indesiderato l’osservatore, sembra quasi volerlo condurre verso un’ulteriore riflessione.
In mostra anche l’iconica Mass (2017), attorno alla quale si è svolta l’installazione degli altri lavori nel primo piano della Triennale. Cento teschi sono stati riprodotti in scala monumentale e occupano uno dei saloni. Il titolo suggerisce diverse strade interpretative: da un lato allude a un “mucchio disordinato”, dall’altro ad una “funzione religiosa”. Questo memento mori contemporaneo, illuminato dai raggi del sole filtrati dal soffitto in vetro, rappresenta un punto di svolta nella pratica di Mueck che si sposta dall’iperrealismo a nuove modalità scultoree, tra cui la stampa 3D. Sulla stessa scia anche En Garde (2023), tre giganteschi cani scuri, realizzati con lo stesso metodo di Mass, che sembrano in procinto di attaccare.
Nella stessa sala sono esposti anche due lavori di inizio Duemila: Baby (2000) e Woman with Sticks (2009), entrambi di matrice iperrealista e di dimensioni ridotte rispetto a quelle che avrebbero nella realtà. Peculiare il work in progress This Little Piggy, che mostra un gruppo di esseri umani in miniatura sulla cui superficie recano i segni del passaggio dello scultore. L’opera si pone come in divenire: è il frutto di un’esplorazione della tecnica a tutto tondo che potrebbe subire variazioni nel corso del tempo attraverso l’aggiunta o la rimozione di materiali.
Le proiezioni di Gautier Deblonde sulla pratica di Ron Mueck
In continuità con le opere, anche i due film prodotti dal fotografo e regista Gautier Deblonde rispettivamente intitolati Still Life: Ron Mueck at Work (2013) e Three Dogs, a Pig and a Crow (2023). Le proiezioni scavano nel dietro le quinte dei venticinque anni di produzione dello scultore, in cui le scene si mostrano come naturali e spontanee. Così come ha affermato il regista: «A volte gli artisti sembrano recitare la loro parte di “artista” ma per Ron non è così». Nel primo, Mueck e i suoi collaboratori sono intenti a lavorare in modo minuzioso nell’ex studio londinese. Durante le varie fasi di realizzazione le figure prendono vita. All’interno del video sono mostrati gli stampi monumentali, la pelle sintetica colorata a mano con i pennelli, i capelli e i peli accorciati uno ad uno. Nulla è lasciato al caso, tutti si prendono cura dei dettagli. Nel secondo film, l’artista è intento a dar vita a This Little Piggy e En Garde nel suo nuovo studio sull’Isola di Wight. Entrambi rivelano le diverse tecniche sperimentate da Mueck, rispettivamente la modellazione tradizionale e la stampa 3D.
Ad accompagnare l’esposizione alla Triennale di Milano, che sarà visitabile fino al 10 marzo 2024, l’edizione ampliata del catalogo ragionato con le opere realizzate dal 1996 ad oggi.