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Jeff Koons lancia sulla Luna le sue prime opere d’arte NFT
Arte contemporanea
Se ormai tutti gli artisti hanno realizzato il proprio progetto NFT, Jeff Koons non poteva che farlo più grande: “Moon Phases” è il titolo della sua prossima serie di opere che però, prima di approdare nel mondo dei Non Fungible Tokens, faranno un giro sulla Luna. Koons invierà un gruppo di sculture direttamente sul nostro satellite preferito, trasportate su un modulo prodotto da Intuitive Machines, che sarà lanciato dal Kennedy Space Center entro la fine dell’anno. Il progetto segna l’ingresso ufficiale e auspicabile di Koons in questo settore che, ormai, non è proprio nuovissimo ma sembra sempre come se lo fosse.
In effetti, tantissimi artisti ci hanno provato, non solo quelli già impegnati con media tecnologici ma anche altri legati a una ricerca più “tradizionale”, come Damien Hirst. Esattamente un anno fa, l’ex bad boy dell’arte british annunciava la sua collaborazione con Palm, piattaforma online dedicata al mercato digitale dell’arte e legata alla vendita di opere NFT. Le opere che Damien Hirst mise in vendita attraverso blockchain facevano parte di The Currency Project, serie composta da 10mila dipinti a olio su carta, ognuno dei quali accompagnato dalla sua “firma” NFT Non Fungible Tokens, in pratica un codice unico e non interscambiabile, il cui scopo è tracciare i trasferimenti della proprietà digitale – in questo caso un’opera d’arte – su una rete di criptovalute blockchain. A crederci, anche Urs Fischer che, addirittura, è arrivato a interrompere il suo rapporto di collaborazione con il gallerista Larry Gagosian che su questo fenomeno, invece, si sta muovendo con molta cautela.
Chi ci si è tuffato a piene mani è Pace Gallery, che nel novembre dello scorso anno ha aperto PACE Verso, una piattaforma dedicata all’esposizione e alla raccolta di opere NFT. «Ci siamo attivati nel creare una piattaforma NFT quando i nostri artisti hanno espresso curiosità sulla creazione di queste opere e dopo aver supportato i loro primi progetti NFT su altre piattaforme», spiegava Marc Glimcher, Presidente e CEO di Pace Gallery. «La nostra filosofia è quella di costruire gli strumenti di cui i nostri artisti hanno bisogno e Pace Verso è ora un filone centrale della nostra programmazione».
E infatti, Jeff Koons – che nel 2021 ha rotto con i suoi galleristi storici Gagosian e David Zwirner – lancerà “Moon Phases” proprio sulla piattaforma PACE Verso, oltre che sul modulo lunare, in concomitanza con il 50mo anniversario dell’ultimo viaggio con equipaggio degli Stati Uniti sulla Luna, con la missione Apollo 17. Un numero limitato di NFT sarà venduto tramite Pace e il ricavato di alcune delle prime vendite sarà devoluto a Medici Senza Frontiere.
Ma poi, perché un viaggio spaziale? «Koons ha tratto ispirazione dalla Luna come simbolo di curiosità e determinazione. Speranzoso e trascendente, il progetto offre agli spettatori una visione di prospettiva sul loro posto nel vasto universo, stimolando una profonda riflessione», spiegano da PACE Verso. Per il momento non sono disponibili altri dettagli, a parte un video, caricato sul sito dedicato al progetto, in cui un Jeff Koons, effettivamente molto ispirato, ci introduce al progetto, promettendo vere meraviglie. A collaborare al progetto, anche NFMoon, società di arte e tecnologia digitale fondata da Patrick Colangelo, e 4Space, compagnia spaziale di Chantelle Baier, oltre a Intuitive Machines, che ha progettato il lander lunare Nova-C che trasporterà le opere dell’artista.
A quanto pare, le sculture rimarranno sulla Luna, “allestite” nell’Oceanus Procellarum, un’area di oltre 2500 chilometri lungo l’asse nord-sud del Satellite, estesa per oltre 1,5 milioni di chilometri quadrati. Qui rimarranno per sempre, riparate da un rivestimento termico noto come CubeSat, ha spiegato Jack Fischer, vicepresidente di Intuitive Machines ed ex astronauta della NASA. E poi, trasformate, o meglio, associate a un codice NFT, potranno essere acquistate da qualche collezionista che, a questo punto, potrebbe voler prenotare un posto per il prossimo lancio spaziale, giusto per dare un’occhiata dal vivo.
Non si tratta però della prima volta in cui opere d’arte vanno nello spazio o giù di lì. Nell’agosto 2021, l’artista ghanese Amoako Boafo realizzò il primo Trittico Suborbitale, spedito a un’altitudine di 100 chilometri dalla Terra su un razzo di Blue Origin e poi recuperato sano e salvo al suolo. Perché questo viaggetto? Ce lo stiamo ancora chiedendo. Forse per testare nuove tecnologie? Di certo, meglio in questo modo che con una guerra. In fondo, arte e tecnologia spesso sono stati sinonimi e l’uno aiuta l’altro, per evitare quanto sucesse, tra il 2018 e il 2019, a Trevor Paglen, il cui Orbital Reflector, un pallone aerostatico a forma di diamante, si perse drammaticamente ma anche un po’ poeticamente nel vuoto (anche se, in quel caso, il problema era di natura politica e di bilanci).