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Les rêves n’ont pas de titre: il Padiglione Francia alla Biennale di Venezia
Arte contemporanea
Proseguono gli annunci dalla 59ma Biennale d’Arte di Venezia. Dopo i progetti di Gran Bretagna, Brasile, Georgia, la partecipazione incerta dell’Ucraina e il ritiro dei rappresentanti della Russia, ecco i primi dettagli del Padiglione Francia. Les rêves n’ont pas de titre (I sogni non hanno titolo), è questo il nome dell’installazione cinematografica creata ad hoc dall’artista Zineb Sedira. Un mix perfetto tra racconto autobiografico, finzione e documentario – tutto intessuto di scambi, rimandi, schianti tra storia collettiva e realtà individuale.
Punto di partenza della mostra: il clima militante, culturale e politico del cinema degli anni sessanta e settanta, come quel lungometraggio algerino a lungo dimenticato – Le mani libere (o Tronco di fico) di Ennio Lorenzini, 1964 – che racconta il fervore di uno Stato giovane, finalmente libero. «Il progetto di Zineb Sedira per il padiglione francese prende il polso del nostro tempo», spiegano i curatori Yasmina Reggad, Sam Bardaouil e Till Fellrath. «Ripercorrendo un’epoca di coproduzioni cinematografiche feconde tra Algeri, la Francia e l’Italia, la mostra sottolinea l’influenza di un certo cinema degli anni sessanta sul desiderio di emancipazione presente in molti progetti post-coloniali».
Ed ecco allora l’opera di Zineb Sedira: testimone di quel sodalizio intellettuale e artistico sorto tra le utopie degli anni sessanta (con tanto di giornali che rievocheranno le riviste militanti del tempo); sviluppata per interrogare, più in generale, i concetti di decolonizzazione, identità, accettazione dell’altro, memoria; presentata per indagare, in uno scambio senza confini, le coincidenze tra dimensione soggettiva e oggettiva; tradotta, infine, in un lavoro multiforme, che vive e rivive negli spazi della Biennale, per immergere i visitatori in un universo dai valori «profondamente umanistici», al tempo stesso singolari e universali.
«Al centro della mostra immaginata da Zineb Sedira», aggiungono i tre curatori, «un magistrale andirivieni tra realtà e finzione fa sì che gli elementi personali della biografia dell’artista si mescolino con le scene dei film emblematici di quel periodo. Da questo insieme di film, fotografie, suoni, sculture e collage, emerge uno scenario immersivo che, tenendo conto di un passato che non è poi così lontano, si adopera per decostruire le politiche contestate del presente». Appuntamento dal 23 aprile al 27 novembre, Padiglione Francia, Biennale di Venezia 2022.