Il boom dell’arte continua a coinvolgere la Corea del Sud, che si sta affermando come una delle aree più vivaci per il contemporaneo in Asia e anche oltre, a questo punto. Dopo Shanghai e Hong Kong, ormai ben note nella cartografia mondiale delle grandi gallerie, anche Seoul vuole proporsi per il ruolo di capitale di settore. Merito anche di un PIL in crescita – nel 2020 la Corea del Sud ha superato l’Italia nella classifica degli Stati più ricchi al mondo – e di nuovi mercati che si aprono e che invogliano gli investimenti. Così, per non perdere l’appuntamento, Lehmann Maupin ha deciso di mostrare i muscoli e ampliare i propri spazi: presente a Seoul già dal 2017, si sposterà in una nuova super sede a due piani, progettata dall’importante studio Society of Architecture, nel dinamico quartiere di Hannam-dong. Peraltro con vicini di casa di un certo livello, come Pace, che recentemente ha presentato una nuova sede, e Thaddaeus Ropac, che invece è arrivata da poco.
La galleria continuerà a essere diretta da Emma Son, che crede che il 2022 «Sarà sicuramente l’anno della Corea sulla scena internazionale». I compratori asiatici si stanno dimostrando particolarmente attenti alle novità, alimentando mini-boom in molti settori del mercato dell’arte, dalla street art agli NFT, e i collezionisti coreani rappresentano una fetta crescente della torta. D’altra parte, la galleria fondata da Rachel Lehmann e David Maupin nel 1996 ha rappresentato artisti coreani come Do Ho Suh e Lee Bul già dalla fine degli anni ’90 e dall’inizio degli anni 2000. Negli ultimi tempi, la galleria ha ampliato considerevolmente le sue operazioni regionali, aumentando la sua attività con spazi stagionali a Taipei e a Pechino e ampliando il suo personale.
La stessa Rachel Lehmann ha rilevato come il Covid-19 abbia cambiato la demografia dei frequentatori di gallerie in Corea del Sud, con la generazione più anziana che è più cauta nel partecipare agli eventi sociali. «Abbiamo assistito a una crescita di giovani collezionisti che ora stanno contribuendo a creare un vero fermento nella scena artistica», afferma Lehmann, osservando che i gusti sono ampi e comprendono anche artisti internazionali ma che, comunque, «I più grandi sostenitori degli artisti coreani sono i coreani».
Un ulteriore endorsement alla scena artistica di Seoul arriva da Frieze, che lancerà la sua prima tappa asiatica nella capitale coreana nel settembre 2022, in concomitanza con KIAF – Korea International Art Fair, uno degli appuntamenti più influenti nel settore, in quella area, fin dal 2002. «Apprezziamo il ricco quadro culturale della Corea e ringraziamo per le opportunità che abbiamo avuto di collaborare con istituzioni locali e regionali, musei e biennali, tra cui il National Museum of Modern and Contemporary Korea, il Leeum Museum of Art, l’Amorepacific Museum of Art, lo Space K, il Seoul Museum of Art, l’Art Sonje Center, la Biennale di Gwangju e la Biennale di Busan, tra gli altri», ha continuato Lehmann.
La nuova galleria aprirà all’inizio della primavera prossima e includerà un ampio spazio all’aperto – sempre più importante anche per questioni di sicurezza percepita – per esporre installazioni di grandi dimensioni. La prima mostra sarà dedicata all’artista americano, di origini colombiane, Lari Pittman, che inaugurerà lo spazio di Lehmann Maupin con una mostra di 15 nuovi dipinti dal titolo “Opaque, Translucent, Luminous”, la sua prima esposizione a Seoul. Sul mercato primario, le sue opere sono stimate tra 225mila dollari e 300mila dollari, mentre quelle sul mercato secondario possano arrivare anche fino a 700mila dollari.
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