Toni Servillo nei nobili e dannati panni del Conte Ugolino, mentre Lucifero avrà il volto della vulcanica rockstar e performer Laurie Anderson. E poi, Sergio Rubini, Alessandro Haber e Francesco De Gregori come i Re Magi, che porteranno in dono pittura, teatro e musica. E Peppe Servillo come Sant’Alfonso de’ Liguori, autore del canto natalizio “Tu scendi dalle Stelle”, tratto da “Quanno nascette Ninno”. Perché l’Inferno di Mimmo Paladino sarà una sorta di presepe, cioè scenografia densa, ricca di significati e di metafore da attraversare. Dopo 16 anni dal suo ultimo film, il “Quijote” tratto da Miguel De Cervantes, il Maestro della Transavanguardia ritorna dietro alla macchina da presa, per celebrare un altro mostro sacro della letteratura, Dante Alighieri che, in questo viaggio su schermo, «sarà interpretato da un non-attore», ha spiegato Paladino a Panorama. La sceneggiatura della pellicola è firmata a quattro mani da Paladino e Maurizio Braucci. L’atmosfera sarà quella dell’Italia del Dopoguerra, come immortalata nelle fotografie di Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Luciano D’Alessandro.
Annunciato per la prima volta nel dicembre del 2020, le riprese del lungometraggio sono iniziate solo a dicembre 2021, in Campania, con le prime scene filmate a Paduli, nel Sannio, terra d’origine di Paladino. Quindi, dopo la pausa invernale, le riprese riprenderanno in primavera, questa volta a Benevento, come riportato da fonti locali, prima di concludersi in Puglia. Proprio nella città campana si trova una delle opere più suggestive di Paladino, l’Hortus Conclusus, una installazione ambientale che mette in dialogo natura, architettura e scultura, realizzata nel 1992 in uno degli orti del Convento di San Domenico.
Insomma, la dimensione “scenica” non è una materia nuova per Paladino, che già nel Quijote – che era interpretato da Peppe Servillo, con Lucio Dalla nelle vesti di Sancho – aveva dimostrato di saper combinare, con risvolti onirici, la plastica e la figurazione nella struttura visiva dell’immagine in movimento. L’idea poi di reinterpretare un classico della letteratura italiana e mondiale attraverso un’ottica contemporanea risale ad alcuni anni fa: «Mi imbattei in una trascrizione dell’Inferno del poeta Edoardo Sanguineti, scritta probabilmente per un’opera teatrale. Avanguardista, estrema. Questa idea che si potesse rileggere la Commedia in chiave contemporanea, con una profonda ricerca linguistica, mi è piaciuta. E poi il cinema è divertente, è un lavoro corale con infinite sorprese. Ho sempre voluto dirigere un secondo film. Quale testo migliore se non la Divina Commedia, per lo meno l’Inferno?», ha spiegato l’artista, che recentemente, per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, ha pubblicato un volume delle tre Cantiche con 50 illustrazioni, per Forma Edizioni.
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