Lungo la passeggiata che costeggia il Naviglio Martesana, luogo frequentato e vissuto dai milanesi e non, in particolare durante i mesi estivi in cui la dedizione allo sport e al relax trovano una finestra aperta sulla natura, si trova la prima parte del lavoro di Massimo Uberti: la scritta LOST.
L’artista, il cui lavoro è da sempre caratterizzato dalla luce, definita come strumento irrinunciabile con una propria autonomia e direzione all’interno dei processi strutturali, ha voluto proporre un lavoro che fosse in grado di lasciare un segno per chi passa, anche velocemente, dal luogo. Il progetto è il risultato di una collaborazione voluta, già in precedenza, tra Massimo Uberti e Marco Arosio, il proprietario di Villa Singer, l’abitazione adiacente al muro che si affaccia sul naviglio.
Massimo Uberti aveva partecipato lo scorso anno a bienNoLo, la biennale d’arte contemporanea del quartiere di Nolo a Milano, presentando Città Ideale, una installazione a cui si accedeva scendendo delle scale in una specie di sotterraneo buio simile a un tunnel, alla fine del quale si trovavano duecento candele accese disposte a formare il disegno della città ideale del Filarete. Questa architettura utopica della città ideale, la costruzione di uno spazio per abitanti poetici, ricerca costante nel lavoro dell’artista, è come se trovasse nuova luce all’esterno, in superficie, lungo il Naviglio Martesana.
Marco Arosio, durante il periodo di emergenza, ha pertanto proposto alla gallerista Rossana Ciocca di riflettere su un lavoro di arte pubblica nello spazio di confine tra la villa e il corso d’acqua.
Alla base dell’opera Lost and Found vi era il bisogno e la necessità di una casa: casa che agli occhi dell’artista viene intesa come corpo. Infatti, l’artista intende ogni architettura e struttura come corpo, un corpo che è caratterizzato da sensazioni ed emozioni e si articola tra un dentro e un fuori. Interno ed esterno che contraddistingue anche Lost e Lost and Found. All’esterno, sul muro che collega – e allo stesso tempo separa – il naviglio a Villa Singer, è stata posizionata la scritta LOST. Una scritta non imponente, a caratteri lisci, che sembra relazionarsi perfettamente con la sezione di muro in mattoni rossi visibile dalla Martesana.
Lost vuole indicare il senso di smarrimento e confusione intimo e privato che ha coinvolto l’umanità intera durante il periodo di emergenza sanitaria. Tutti abbiamo vissuto questi mesi con difficoltà, riconoscendoci l’un l’altro umanamente nel proprio personale smarrimento. Lo spazio esterno tuttavia dialoga con l’interno, ovvero con il giardino della Villa Singer, nel quale la luce del neon trova eco nella pietra d’oro.
Lost and found, la seconda parte del lavoro, è rappresentata da una pietra che l’artista ha prelevato sui colli morenici del Lago di Garda e che ha poi rivestito con foglie d’oro. Una pietra quindi antica e preziosa custodita in uno spazio privato, uno spazio interno che rappresenta il nostro io interiore. L’artista ricorda e invita ad avere consapevolezza dei tesori che custodiamo dentro di noi, a riconoscere le nostre risorse inimmaginabili, a scoprirle e svelarle.
Due spazi quindi, interno ed esterno, privato e pubblico, che dialogano costantemente: se fuori ci troviamo in difficoltà e siamo pervasi da stati di perdizione e smarrimento, dentro in realtà custodiamo forze e ricchezze inimmaginabili.
L’obiettivo dell’arte pubblica è quello di coinvolgere e avvicinare all’arte ogni singola particella del sistema sociale e della struttura urbana, sembra che Massimo Uberti con la sua luce stia riuscendo a farci avvicinare non solo all’arte ma anche a quella parte intima e romantica di noi stessi che non dovremmo mai abbandonare.
Lost di Massimo Uberti sarà visibile tutti i giorni dalle 17 alle 12:30 pm fino a settembre.
Naviglio Martesana | Villa Singer, Piazza dei Piccoli Martiri, Milano
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