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Lukas Glinkowski, “00” – Luigi Solito Galleria Contemporanea
Arte contemporanea
Una mescolanza di sguardi, sensazioni, colori e persino sentori vengono intrappolate nella visione del mondo dell’artista polacco Lukas Glinkowski, che espone per la prima volta ini Italia negli spazi della galleria Luigi Solito di Napoli, situata nello storico ex-lanificio borbonico a pochi passi dalla cinquecentesca chiesa di Santa Caterina a Forimiello.
Già dall’esterno, prima di mettere piede in galleria dobbiamo prepararci ad un mondo che non è più fatto di colazioni sull’erba, di orecchini di perla e che non ha il sapore delle iconiche performance/istallazioni novecentesche come quello proposto dall’artista nel suo lavoro in mostra. Un mondo in cui non c’è alcun legame diretto con l’alta cultura europea e internazionale. Solo così possiamo creare un contatto con l’immensa cosmologia di scritte glitterate e scarabocchi di strada squisitamente raccolti nella mente di Glinkowski prima di essere trasferiti sul supporto vitreo e sulle piastrelle in ceramica. Una volta all’interno dello spazio bianco e impersonale della galleria, le opere collidono fino al punto di apparire quasi fuori luogo, con il loro stile esplosivo, tagliente e colorato.
Quel che c’è è sicuramente l’estetica della strada, quella più autentica, un linguaggio reale, esistente e persistente nella cultura urbana occidentale e nella quotidianetà di ognuno di noi. A tal proposito anche la formazione dell’artista risulta chiara e visibile nella fenomenologia dell’immagine da lui proposta: particolarmente ruvida e in grado di assorbire in essa il graffitismo di scuola berlinese, con tutto il tipo di libertà d’espressione radicale proveniente dalla cultura giovanile e quel mondo scaltro a cui bisogna necessariamente rivolgersi quando si è in cerca di ispirazione e avanguardia.
Dei lavori che non hanno un tono altezzoso ma al contrario rimandano alla mente i luoghi simbolo della musica e della modo giovanile con un linguaggio arrabbiato e ribelle. La club culture che abbraccia ben più di una generazione, che si tratti di punk, glam rock o della trap dei giorni nostri, c’è l’estetica del malizioso e del sovversivo che finalmente entrano nel white cube della galleria.
Quest’ultima con “00” dimostra sempre più di avere uno sguardo rivolto verso questa visione dell’arte, anche in controtendenza ai fenomeni di mercato, ma con un accento posto sulla ricerca di autenticità, ribellione e verità.