20 novembre 2024

L’ultimo progetto di Eva & Franco Mattes è in un curioso museo della tecnologia vintage

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Ctrl+Alt Museum, il museo del retrocomputing e dell’informatica funzionante di Pavia, ospita 1MB Line, ultimo progetto del duo artistico che dagli anni Novanta fonda la sua ricerca su internet e le nuove tecnologie

Eva e Franco Mattes, detail of Personal Photographs February 16 2007 (2024), Progetto Ludovico in collaborazione con CTRL+ALT MUSEUM. © Melania Dalle Grave DSL Studio

Sono rari i luoghi come Ctrl+Alt Museum, il museo del retrocomputing e dell’informatica funzionante di Pavia, piuttosto unico nel suo genere. Visitare il museo è come entrare in una macchina del tempo che scorre all’indietro e che racconta il futuro come lo immaginavamo il secolo scorso. Scopriamo questo luogo in occasione dell’apertura di 1MB Line, fino al 15 dicembre 2024, progetto nato dall’incontro tra PROGETTO LUDOVICO e il duo artistico Eva & Franco Mattes, che nel museo ha trovato il suo habitat naturale d’ispirazione, pane per i suoi denti. Un incastro perfetto di tre realtà che armonizzano sinergicamente in 1 MB Line la condivisa passione per la tecnologia, l’arte e la ricerca. Sotto la direzione artistica di Camilla Previ, la mostra di Eva & Franco è resa possibile grazie all’aiuto pratico e concettuale dei ragazzi di Ctrl+Alt Museum.

Ctrl+Alt Museum, Pavia

Il museo occupa gli spazi dell’ex cotonificio Dionigi Ghisio, attivo a Pavia fino agli anni ‘70. Sulle pareti alte più di 12 metri è allestita un’incredibile collezione di oltre 2mila pezzi iconici della storia dell’informatica (che molti di noi riconoscono con nostalgia) tra computer d’epoca, hardware e software, macchine calcolatrici, periferiche, programmi di scrittura, fotografie documentarie. Il tutto restaurato, funzionante e conservato come nuovo. Orgoglio dei ragazzi del museo, gli antesignani dei moderni personal computer come “Olivetti Programma 101” di fine anni ’60 e “Osborne 1” di inizio ’80, “Apple LISA”, “Next Cube – Next Computer” del 1988 e la macchina con cui partì l’avventura post-Apple di Steve Jobs, l’”Apple Macintosh 1”. Sbirciando la collezione, scoviamo anche “Apple 2”, il mitico computer all-in-one “Macintosh 128k”, il “Commodor 64” pensato per tutti gli users e “IBM Xt” per gli uffici, oltre a esemplari di Sinclair ZX 81, micro computer portatili, e degli Spectrum tanto amati dai giovani nerds.

Eva e Franco Mattes, detail of 1MB Line, Progetto Ludovico in collaborazione con CTRL+ALT MUSEUM. © Melania Dalle Grave DSL Studio

Tutto nasce dalla passione di Alessio Carmine Scipione e Beppe Leone, imprenditori nel settore della robotica, fondatori nel 2022 del Ctrl+Alt Museum insieme a Dino Baldi. Nel 2008 iniziano a raccogliere, riparare e collezionare le pietre miliari della storia dell’informatica e della tecnologia, per ricostruire la genealogia dei passaggi compiuti dell’uomo nell’innovazione tecnologica, dai primi calcolatori elettronici per l’elaborazione dei dati all’high-tech e le AI degli ultimi anni. Diventano poi associazione culturale sotto il nome comPVter, per promuovere attività didattiche e diffondere la cultura della storia della tecnologia. “Retrocomputing”, ovvero lo studio dei vecchi sistemi elettronico-digitali utile per comprendere le basi dell’informatica e l’evoluzione del design e dell’ingegneria, come ci raccontano. Come il retro-gaming, siamo all’incrocio tra l’archeologia digitale e l’esigenza di preservare le memorie tecnologiche in un’epoca caratterizzata da un rapido ciclo di obsolescenza. Alcuni hardware d’epoca sono utili per creare nuovi progetti e dimostrare la versatilità di tecnologie primitive, per confrontarci con la rapidità contemporanea, utilizzando creativamente interfacce antiquate, aprendo domande su sostenibilità, cicli produttivi e innovazione.

Eva e Franco Mattes, Personal Photographs February 16 2007 (2024), Progetto Ludovico in collaborazione con CTRL+ALT MUSEUM. © Melania Dalle Grave DSL Studio

Tra il Ctrl+Alt Museum e Eva & Franco Mattes è amore a prima vista. I due artisti italoamericano, che lavorano tra Brescia e New York, dagli anni Novanta sono tra i primi a indagare il nascente mondo online, il primo web e la società informatica dell’infosfera, nucleo della loro riflessione artistica. Tramite videoinstallazioni, sculture, simulazioni, interviste e giochi linguistici, il loro lavoro disseziona e deraglia i luoghi comuni legati al mondo della tecnologia, in un’analisi dal taglio dark e umoristico sulle modificazioni etiche, politiche e psicologiche associate alla condizione contemporanea di rete, di net e alle nuove AI. Attraverso diversi media, il duo si interroga sul rapporto disfunzionale tra l’arte e Internet, cortocircuiti, iperconnessione e interferenza tra le verità online e offline, analogiche e digitali. Eva & Franco rispondono all’invito di PROGETTO LUDOVICO, piattaforma fondata a Milano nel 2021 dal collezionista Lorenzo Perini Natali che si focalizza sulle connessioni tra arti visive e industria tramite proposte espositive, spesso legate a materiali specifici, e il sostegno alla produzione e alla ricerca artistica. Installata sul soppalco al centro del museo, la scultura Personal Photographs February 16 2007, parte della serie AI-Assisted Circuits del 2024, si compone di una canalina dai bordi tondeggianti alta circa 3 metri che contiene una bobina di cavi Ethernet lasciati a vista. All’interno di questi, grazie a due microcomputer scorrono in loop immagini provenienti dall’archivio personale degli artisti, tutte scattate il 16 febbraio 2007 e raccolte in un folder privato. L’opera è una riflessione sulla realtà dei dati visivi online, che si dematerializzano in modo effimero in file digitali, invisibili ma perennemente presenti nel nostro quotidiano. Oltre a input concettuali come overwhelming e postfotografia, che dissolve le nozioni di originalità e proprietà, di verità e memoria, l’opera è una riflessione sulla censura delle immagini, la sorveglianza e l’ipervisibilità. I colori rosa e giallo derivano dall’interazione tra gli artisti e l’AI, alla quale hanno dato in pasto immagini di loro precedenti sculture e altre fotografie trovate, facendo del computer un effettivo co-autore del lavoro.

È 1 MB Line l’opera attivata per l’occasione, che dal lontano 1998 esisteva sono nelle menti di Eva e Franco e solo ora può prender vita. In una stanza laterale del museo, ordinati simmetricamente su un mobile, sono esposti e accesi nove computer storici, esemplari degli anni ’80, ‘90 e ‘2000 selezionati della collezione del museo (in successione cronologica, “ZX Spectrum Sinclair” “Commodore 64”, “Olivetti M24”, Macintosh SE, “Phoenix technologies/Intel 486 SX”, Macintosh II SI”, “Macintosh 6100/60AV ,“Power Mac G4” ,“Power Mac G5”) sui cui monitor (alcuni a fosforo verde) è rappresentata una singola linea continua composta di underscores, il carattere della sottolineatura. Come scritto sul testo di Giovanna Manzotti, «1 MB corrisponde a 1.048.576 caratteri, il suo ‘peso‘ si traduce in immagine solo quando si impossessa o è inglobata del medium, abitando i monitor e ‘adattandosi‘ alle loro infinite configurazioni». Eva e Franco ci raccontano la difficoltà di reperire un insieme di macchine funzionanti di questo tipo e dell’aiuto fondamentale del museo (“quando siamo entrati in questo posto pazzesco, ci è venuto da piangere”) nella realizzazione dell’opera. Può esistere un lavoro che possa essere riprodotto in qualunque condizione, in ogni luogo geografico ed epoca storica, indipendentemente dalla fattura del device del momento? Franco racconta che «Nel 1998, quando immaginavamo 1MB, c’erano poche immagini, pochi video e poco audio, problemi di banda e di peso. La rete era ancora quasi principalmente testuale, composta da tabelle e fogli. Il computer pre interfaccia grafica, pre ‘94, non virtualizzava la metafora della scrivania con le cartelle, ma esistevano solo terminali dove si poteva scrivere, leggere e programmare. Volevamo creare un lavoro che fosse davvero versatile e ‘portatile‘ su qualunque pc del mondo, e l’unica cosa era fare una riga. Una riga non si può sbagliare, una riga è e sarà sempre riproducibile. Quella che vediamo qui è una riga digitata, non solo digitale: di 1MB puoi scaricare i dati dal nostro sito, e così possedere l’opera”. I computer selezionati compongono essi stessi una linea temporale in un mix di epoche storie, praticità, concetto ed estetica. “Sono macchine ancora vive, che devono sopportare lo sforzo di rimanere accese per un mese. Un confronto tra il difetto della macchina, il concetto artistico e la potenza della batteria che deve mantenerli attivi».

Ctrl+Alt Museum, Pavia

Molti sono i motivi per cui vi consiglio di visitare il Ctrl+Alt Museum e scoprirlo insieme agli entusiasti e appassionati fondatori, che durante la serata non resistono dal mostrarci altri cimeli storici, un hangar nascosto, un megaschermo comandato da Alexa, videogiochi, racing simulator autocostruiti, una pompa di benzina che contiene spritz. Il museo è visitabile su prenotazione e attivato da programmi didattici, workshop e sempre alla ricerca di nuovi oggetti tecnologici da collezione. Grazie all’invito di PROGETTO LUDOVICO, Eva & Franco Mattes riaffermano la loro rilevanza creativa, capace di ironizzare criticamente sui condizionamenti e le alienazioni figlie del network online, di Internet e del suo impatto sulla vita reale, andando oltre a “ciò che si vede” per raccontarne i fantasmi.

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