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Luna Luna, lo storico parco a tema arte contemporanea, riaprirà i suoi cancelli d’autore
Arte contemporanea
Una ruota panoramica disegnata da Jean-Michel Basquiat, una casa degli specchi ancora più surreale del solito, realizzata da Salvador Dalì, un carosello con le sagome radianti di Keith Haring al posto dei cavallini. Non è un sogno, anzi lo era, così come possono esserlo dei Luna Park. Nell’estate del 1987, ad Amburgo, in Germania, Luna Luna è esistito veramente, un museo a cielo aperto ante litteram, sotto forma di parco divertimenti a tema arte contemporanea. Curato dall’artista austriaco André Heller, tra gli autori delle attrazioni – rigorosamente vere, da fruire in prima persona – personalità del calibro di Roy Lichtenstein, David Hockney, Kenny Scharf, Roland Toper, Jean Tiguely, Sonja Delaunay, Philip Glass e Rebecca Horn oltre ai già citati Basquiat, Dalì e Haring. Solo che, proprio come un sogno, è durato poco, giusto il tempo di lasciare una suggestione di gioia fugace e residui malinconici.
E oggi, DreamCrew, la società di arti e intrattenimento co-fondata dal rapper e produttore discografico Drake, ha annunciato di aver acquisito tutto ciò che è rimasto di quel carnevale artistico, per ripristinarne pienamente le attrazioni e aggiungerne di nuove. Per un grande show unico nel suo genere e che, come da tradizione giostraia, girerà gli Stati Uniti in un tour, nell’autunno del prossimo anno. Ma non temete, il carrozzone arriverà anche in Europa, nel 2024. Oltre a Drake, socio di maggioranza DreamCrew, i nuovi partner di Luna Luna includono l’avvocato specializzato in arte Daniel McClean, il fondatore della compagnia di servizi creativi Something Special Studios, Michael Goldberg, e l’imprenditore tecnologico Justin Wills.
Luna Luna, un sogno d’artista
«Volevo costruire un grande ponte tra la cosiddetta avanguardia – gli artisti che a volte erano un po’ snob e non si connettevano con le masse – e le persone normali», ha detto al New York Times André Heller che, oltre a essere un artista visivo, è anche cantante e attore. Nato a Vienna, nel 1947, dopo gli esordi come attore cinematografico e in televisione, nel 1976 fondò, insieme a Bernhard Paul, il Circo Roncalli, un vero circo con acrobati, clown e giocolieri ma non animali, che venivano sostituiti da ologrammi – e per gli anni doveva essere davvero fantascientifico. Un anno più tardi l’artista lascerà il circo, che è ancora oggi attivo.
Nella metà degli anni ‘80, Heller iniziò a riunire gli artisti più influenti di quel periodo in tutto il mondo intorno al sogno di qualunque bambino: progettare un parco divertimenti. Tra tutti gli artisti contattati fu solo John Cage a rifiutare l’invito. Il progetto iniziò a riscuotere una certa rilevanza mediatica e si fece avanti addirittura McDonald’s come sponsor ma Heller declinò cortesemente: «Non vogliamo creare una Disneyland». Le giostre furono costruite da 220 artigiani e tecnici specializzati, che collaborarono strettamente con gli artisti, alcuni dei quali presero molto a cuore il progetto, come Scharf e Haring.
C’erano circa 30 attrazioni, tra cui una stanza delle ombre di Georg Baselitz, un albero incantato musicale di David Hockney, un labirinto di vetro dai colori vivaci di Roy Lichtenstein. Kenny Scharf creò sei sculture comiche e dipinse più di 100 quadri in un laboratorio viennese, montati attorno a una giostra oscillante. Tra le altre attrazioni, il cancello d’ingresso progettato da Sonia Delaunay e un carro da circo dipinto a mano da August Walla. Ogni attrazione aveva la sua musica individuale: Philip Glass compose la musica per il labirinto di vetro di Lichtenstein, mentre Karajan registrò addirittura una serie di tracce con la Filarmonica di Berlino per l’installazione di Hockney. Per la sua ruota panoramica, Basquiat scelse l’album “Tutu” di Miles Davis.
In omaggio a Joseph Beuys, scomparso nel gennaio 1986, Heller fece stampare un manifesto che l’artista aveva rilasciato alcuni anni prima. Andy Warhol, che morì nel febbraio 1987, fu commemorato con uno stand in cui i visitatori potevano essere fotografati accanto a immagini a grandezza naturale di Albert Einstein, Marilyn Monroe o Marlene Dietrich, reinterpretando così gli iconici “15 minuti di celebrità”.
La fine della storia e un nuovo inizio
Luna Luna aprì dal 4 giugno al 31 agosto 1987, accogliendo circa 250mila ospiti. Il biglietto costava 20 marchi tedeschi, i bambini entravano gratis. La città di Vienna aveva pianificato di acquistare ed esporre in modo permanente Luna Luna, ma si ritirò per motivi politici. La mostra avrebbe dovuto spostarsi nei Paesi Bassi e poi negli Stati Uniti ma una serie di contenziosi ne impedì l’esposizione. Heller finì con l’indebitarsi e nel 1990 fu costretto a vendere tutto ciò che restava di Luna Luna per 6 milioni di dollari alla Fondazione Stephen and Mary Birch. L’organizzazione intendeva presentare la mostra a San Diego ma l’evento non si è mai concretizzato. Nel 2007, i pezzi di Luna Luna sono stati accatastati in un magazzino nelle zone rurali del Texas.
Fino a quando, tra il 2019 e il 2020, questa storia non è arrivata all’attenzione di Drake. I negoziati tra Heller, la Birch Foundation e DreamCrew, sono andati a buon fine. C’era una certa preoccupazione per lo stato delle opere d’arte, rimaste per 35 anni in deposito, ma a quanto pare le strutture – evidentemente realizzate a regola d’arte – hanno retto e ciò che rimane di Luna Luna ora si trova in un magazzino di Los Angeles. Non si sa quanto Drake abbia pagato per Luna Luna ma, secondo quanto riportato da Artnet, l’investimento per il tour ha superato i 100 milioni di dollari
Attualmente, i pezzi storici sono in fase di restauro ma si stanno progettando anche nuove giostre e attrazioni interattive, aree per la ristorazione e programmi educativi. Un team curatoriale, composto da personale della Tate Modern e dello Shed, lavorerà sotto la guida della consulente e storica dell’arte Helen Molesworth. Non parteciperà invece Heller che, almeno per il momento, è stato escluso dal progetto.