A Verona apre al pubblico Contemporanee / Contemporanei, il progetto di Giorgio Fasol per avvicinare la cittadinanza all’arte contemporanea portando parte della sua collezione negli spazi pubblici dell’Università, di cui scrivevamo già qui.
80 opere di artisti viventi, di quelli che solo il suo intuito sa scoprire prima che finiscano nei libri di storia dell’arte, sono state concesse in comodato d’uso all’Università di Verona per 5 anni grazie alla collaborazione tra l’Ateneo e AGI Verona (associazione fondata da Giorgio e Anna Fasol nel 1988) che ha permesso la nascita di Contemporanee / Contemporanei, mostra permanente curata da Denis Isaia (Mart di Rovereto), la prima in Italia con sede negli spazi pubblici di un’Università.
Paolini, Marisaldi, Aricò, Vascellari, Cecchini, Bertolo, Morbin, Paci, Francolino, Trevisani, Vestrucci, Frigo, Mazzonelli, Johnson, Kovanda, Hirsh, Hopf, sono solo alcuni dei nomi degli artisti coinvolti, con forti accenti internazionali e un giusto bilanciamento tra “veterani” e giovanissimi. Le loro opere, tutte realizzate dal 2000 in poi, abitano ora il Polo Santa Marta (ex Provianda delle truppe asburgiche) e altre 5 sedi dell’Università: Polo Zanotto, Palazzo ex Economia, Palazzo ex Zitelle, Palazzo Giuliari (Rettorato) e Chiostro Porta Vittoria.
Studio, formazione, interdisciplinarietà sono le parole d’ordine del Rettore, Nicola Sartor, che ha abbracciato con fiducia questo progetto nella ferma convinzione che l’Università debba essere fucina di pensiero, occasione di crescita, luogo di opportunità, prima sostenitrice della ricerca d’avanguardia.
Pierfrancesco Bettini, Rappresentante del Consiglio degli Studenti, legge invece quest’incursione come un’opportunità, un’occasione per conoscere una lingua nuova e sconosciuta, trovando nel parallelismo linguistico una felice e calzante metafora: non si può comprendere una lingua straniera ignorandola o sfuggendola. Viceversa, ci vuole studio per iniziare a conoscerla, dedizione per svelarne i codici, frequentazione costante per apprezzarla veramente e infine amarla.
Ma il vero protagonista è sempre lui, Giorgio Fasol, che dal divano del suo salotto mi racconta il progetto con l’entusiasmo e l’emozione di chi grazie all’arte rimarrà giovane per sempre: «L’ho fatto per i giovani – dice – senza di loro non avrebbe senso. L’ho fatto per gli studenti, perché voglio che percepiscano l’arte come cosa seria, vera, viva, come qualcosa di vicino e non di distante o separato dalla loro esistenza.
Vorrei che capissero che grazie all’arte possono scoprire l’essenza stessa del tempo in cui vivono. Vorrei che si sentissero contemporanei agli artisti, contemporanei all’arte e contemporanei a sé stessi. Vorrei che scoprissero che dall’arte non si devono aspettare risposte, ma domande che permettano loro di attivare il pensiero.
La mostra in fondo non è un obiettivo finale, ma un punto di partenza, perché la frequentazione quotidiana e il vivere a stretto contatto con le opere spinga ogni studente, di ogni facoltà, a sviluppare un legame intimo e personale con l’arte. Non li abbandoneremo in questo viaggio: li seguiremo con percorsi di formazione e occasioni di incontro, li coinvolgeremo direttamente in talk e convegni, faremo loro conoscere gli artisti, chiederemo loro di avviare dibattiti sulle opere.
E alla fine se tra 5, 10, 20, 30 anni gli studenti di oggi saranno diventati gli studiosi, i critici, i collezionisti, gli amanti dell’arte di domani, se grazie all’arte i medici, gli ingegneri, gli industriali che verranno avranno attuato pratiche illuminate grazie ai semi di conoscenza e ragione che l’arte è in grado di installare e far germogliare nelle giovani menti, allora avrò vinto io e la mia collezione avrà dimostrato che l’arte è cosa seria, è cosa utile, è cosa fondamentale per la nostra società e per la nostra vita».
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