06 luglio 2024

MAC, nuove esperienze artistiche e rigenerazione urbana a Padova

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MAC - Studi d'Artista è il progetto che riunisce rigenerazione urbana e nuove esperienze della creatività contemporanea a Padova: ne parliamo con la co-curatrice Caterina Benvegnù

Ipercubo

L’ufficio Progetto Giovani del Comune di Padova presenta Dare lucciole per lanterne, la mostra di fine residenza ideata dagli artisti e dalle artiste dell’edizione 2023/24 di MAC – Studi d’artista. L’inaugurazione si è aperta con un pic-nic collettivo nell’aiuola antistante piazza De Gasperi, sede di MAC.

Un ex negozio sfitto in Piazza De Gasperi, ubicato nell’area stazione della città di Padova, dal 2019 è diventato la sede del progetto MAC – Studi d’artista. Questo progetto di rigenerazione urbana a base culturale, ideato e realizzato dall’Area Creatività dell’Ufficio Progetto Giovani – Settore Gabinetto del Sindaco del Comune di Padova e curato da Caterina Benvegnù e Stefania Schiavon, mette a disposizione ogni anno, tramite bando, sei studi d’artista condivisi. Gli artisti selezionati possono usufruire gratuitamente per un periodo di tre o sei mesi di una postazione di lavoro e studio ed essere supportati concretamente nella propria ricerca, oltre che nello sviluppo di un progetto in ogni sua fase.

Dare lucciole per lanterne: la mostra di MAC a Padova

Lo spazio di MAC, anche quest’anno, è stato offerto ad artisti molto giovani ma già con una ricerca ben individuabile alle spalle. Questa ricerca si esprime chiaramente nei lavori presentati in mostra, a cominciare da Para Ser Bella di Michela del Longo, un’opera ispirata all’architettura ostile dei “dissuasori ornamentali” di Piazza de Gasperi, che dà vita a una riflessione che dal passato converge sul presente e sull’area della piazza.

Michela Del Longo

Le fotografie d’archivio di Marie Fratacci indagano la memoria personale e quella collettiva, mentre Guido Sciarroni presenta un lavoro fotografico che tenta di rispondere alla domanda: «Attraversiamo gli spazi tutti allo stesso modo?». Le sue fotografie hanno come protagoniste soggettività che risultano fuori luogo o nell’atto di rivendicare la loro presenza nello spazio, e tentano indagare come le persone lo vivono, lo creano e lo attraversano.

Ambra Grassi, Les Exquis nel giardino

L’artista Ambra Grassi presenta una serie di lavori che prendono vita a partire da un progetto comunitario attivato all’inizio della sua residenza a MAC, nel quale invitava a partecipare al gioco dei Cadavre Exquis, realizzando così ceramiche e dipinti ad olio su tela ispirati ai disegni realizzati collettivamente. Gli Ipercubo, invece, hanno creato 100 pubblicazioni inedite, invitando le persone a donare i loro libri durante la residenza e trasformandoli in una nuova pubblicazione contenente un centesimo di ogni libro raccolto.

Marta Magini

Durante la serata di apertura, inoltre, si sono susseguite la performance di Marta Magini, Luccica segreto, e quella sonora di Alessandro Gambato. Magini, anche attraverso lavori video, audio e un progetto editoriale presenti in mostra, sviluppa un’indagine non lineare su corpi e materie oscillanti, mentre Gambato, a partire da una ricerca sonora che utilizza sia media tradizionali che innovativi, costruisce impianti e installazioni che mescolano suoni generativi algoritmici a oggetti recuperati e di uso comune.

Alessandro Gambato

Un osservatorio permanente delle trasformazioni: intervista a Caterina Benvegnù

La mostra, visitabile fino all’11 luglio 2024, ha rappresentato un’importante occasione per esaminare i risultati di questi cinque anni di attività di MAC. Per chiarire le intenzioni di questa iniziativa abbiamo parlato con Caterina Benvegnù, curatrice di MAC.

Quali sono le motivazioni che hanno portato alla scelta di intervenire nell’area di Piazza de Gasperi – una zona vicino alla stazione che per diversi anni ha vissuto una fase di spopolamento, abbandono, conflitto – per sviluppare un discorso culturale e curatoriale coinvolgendo giovani artisti e artiste in un agire collettivo e condiviso?

«La scelta di intervenire in quell’area è parte di un progetto più ampio – e avviato da alcuni anni – che tenta di indagare e mettere a fuoco la relazione con il contesto e con i suoi abitanti. Il luogo nel quale nasce e cresce MAC è una sorta di intermezzo geografico tra il centro storico e il cavalcavia che porta oltre la stazione, un corpo di soglia urbano, sociale e culturale che intreccia relazioni complesse tra presenze eterogenee appartenenti a storie, etnie e generazioni molto varie».

Come è iniziato il lavoro di MAC e quali sono stati i progetti principali che hanno portato alla scelta di concentrarsi nell’area Stazione?

«Il lavoro di rigenerazione urbana dell’area Creatività dell’Ufficio prende avvio a partire dal 2012 con il progetto Vuoti a rendere, che ha visto riabitare temporaneamente una serie di ex negozi sfitti in diverse zone del centro storico, dando vita ad esposizioni, laboratori e workshop. Dal 2019, complice una particolare attenzione dell’amministrazione comunale per l’area Stazione, l’Ufficio concentra le proprie azioni in questa porzione di città, stabilendosi in Piazza De Gasperi attraverso il riutilizzo dell’ex spazio sfitto al civico 13».

Marie Fratacci

Quali sono le ragioni che rendono necessaria la presenza del progetto MAC, e come questo approccio supporta gli artisti nel loro lavoro e nella loro formazione?

«Il diventare stanziali appare necessario per fornire una presenza culturale continuativa e duratura in un luogo che non è esente da complessità e che, per essere compreso, va indagato con meticolosità. Non da ultimo, MAC rappresenta un osservatorio permanente sia delle metamorfosi del territorio che di come gli artisti si muovono. Gli artisti e le artiste sono infatti per noi al centro del discorso, poiché sono le soggettività in grado di connettere il dentro e il fuori, capaci di indagare, anticipare, attraversare, partecipare delle metamorfosi e diventarne parte integrante; il progetto, arrivato alla sua quinta edizione, li riconosce come professionisti e ne supporta le pratiche, sopperendo al vuoto di spazi di lavoro e ricerca e accompagnandoli in percorsi formativi modulati secondo le loro necessità».

Se non sbaglio, il 24 luglio scade la domanda per partecipare alla nuova edizione di MAC.

«Sì, esatto. Il bando per la nuova edizione di MAC, quella che interesserà la fine del 2024 e l’inizio del 2025 è già aperto: qui tutti i dettagli».

Marta Magini, performance

Il progetto MAC, grazie al prezioso lavoro delle curatrici Caterina Benvegnù e Stefania Schiavon, rappresenta un importante punto di riferimento a Padova per la creazione artistica contemporanea favorendo connessioni e incoraggiando la crescita individuale e collettiva degli artisti emergenti. Inoltre, come ben dimostra la serata d’inaugurazione, si impegna attivamente nel coinvolgimento della comunità e del territorio, rendendosi spazio comunitario di ritrovo e di attraversamento.

MAC ha così sviluppato un modello innovativo per supportare le pratiche culturali e artistiche, con l’obiettivo di diffondere la conoscenza e promuovere il dialogo artistico a Padova. Eventi e spazi di questo tipo – ancora un’eccezione nel contesto padovano – restituiscono valore sociale al quartiere, confermando l’importanza della partecipazione delle comunità nei processi di rigenerazione urbana.

Solo in questo modo uno spazio culturale può svolgere una funzione ancora stimolante e fondamentale per una città come Padova, che affronta difficoltà nel contemporaneo a causa della carenza di spazi e opportunità.

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