Aprirà ufficialmente al pubblico il 14 settembre 2023 il Robert Olnick Pavilion, secondo spazio espositivo di Magazzino Italian Art, museo e centro di ricerca per la promozione dell’arte italiana contemporanea e del secondo dopoguerra negli Stati Uniti, a Cold Spring, nello stato di New York. Progettato dagli architetti spagnoli Alberto Campo Baeza e Miguel Quismondo e costruito su un terreno a verde di circa 4 ettari che circonda il museo, fondato da Nancy Olnick e Giorgio Spanu, il nuovo padiglione sarà adiacente ma indipendente da quello principale e, con i suoi 1200 metri quadrati, porterà a un totale di 3mila metri quadrati di interni. Il Robert Olnick Pavilion avrà anche una spala polifunzionale con capacità di auditorium, una caffetteria con uno store, una galleria dedicata alle arti decorativi italiane, al vetro di Murano, alla ceramica e ai gioielli.
«Il Robert Olnick Pavilion è dedicato a mio padre che mi ha trasmesso il valore della filantropia oltre al restituire alla propria comunità», afferma Nancy Olnick. «È un grande privilegio mio e di Giorgio onorare l’eredità di mio padre creando questo nuovo edificio, che offrirà uno spazio ampliato per mostre e programmi unici sull’arte, il design e la cultura italiana».
Simbolo del Robert Olnick Pavilion sarà la sala isotropa progettata da Alberto Campo Baeza: un cubo, perforato in ciascun angolo da finestre di forma quadrata che generano un flusso di luci e ombre in continua evoluzione e che, come una meridiana, catturano lo scorrere del tempo. L’architettura essenziale del nuovo edificio mette in risalto i materiali industriali utilizzati, tra cui il cemento, creando un ambiente concettualmente potente ed esteticamente neutro, complementare all’arte italiana del secondo dopoguerra e contemporanea e agli oggetti di design esposti al suo interno.
«Abbiamo costruito il Robert Olnick Pavilion come una poesia: un cubo bianco attraversato dalla luce», racconta Alberto Campo Baeza. «Lo spazio abbraccia la bellezza delle opere d’arte esposte al suo interno e il design isotropo, forato da un’apertura in ciascun angolo, consentirà a ogni dettaglio di essere sfiorato da una magnifica luce naturale. Emozionati come per l’attesa di una nuova nascita, è con grande attesa e auspicio che consegniamo questo secondo edificio al museo».
Al Robert Olnick Pavilion debutterà anche il Café Silvia che proporrà la cucina italiana dello chef milanese Luca Galli con prodotti di qualità locali e internazionali. Il caffè, con posti a sedere sia all’interno che all’aperto, condividerà lo spazio con uno Store dove sarà possibile acquistare pubblicazioni, comprese quelle edite dal museo, oggetti di design, stampe d’artista, vetri di Murano, ceramiche sarde e gioielli disegnati da artisti.
In occasione dell’apertura al pubblico del Robert Olnick Pavilion, Magazzino Italian Art inaugurerà due mostre su Mario Schifano e Carlo Scarpa e un progetto speciale dedicato a Ettore Spalletti.
“Mario Schifano: the rise of the ‘60s” è il titolo della mostra organizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano, a cura di Alberto Salvadori. Si tratta della prima mostra istituzionale negli Stati Uniti a offrire una panoramica completa dell’attività di Mario Schifano nel decennio 1960 – 1970. In mostra 80 opere, tra cui un nucleo di 12 lavori mai esposti prima d’ora, della collezione di Maurizio Calvesi.
La mostra “Carlo Scarpa: capolavori senza tempo”, a cura di Marino Barovier, presenta una selezione di 56 opere in vetro di Murano della Collezione Olnick Spanu. Capolavori attraverso cui sarà possibile ammirare il percorso creativo del celebre architetto negli anni, dal 1926 al 1947, in cui collabora con le due più importanti fornaci muranesi dell’epoca: la M.V.M. Cappellin & C. e la Venini.
Il progetto “Ettore Spalletti: parole di colore”, ideato dalla Fondazione Ettore Spalletti e Alberto Salvadori in collaborazione con l’architetto Alberto Campo Baeza, presenta cinque opere di grandi dimensioni installate all’interno dello spazio più suggestivo del nuovo edificio, la stanza isotropa che, con i suoi giochi di luce cangianti, si adatta suggestivamente all’idea compositiva di Spalletti, maestro del colore e del volume.
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