Fort St Angelo, Birgu, Malta. Courtesy of Heritage Malta
In un’epoca segnata da una saturazione di immagini e da un’informazione sempre piĂą manipolata, è urgente avviare una riflessione profonda e ramificata sul rapporto tra estetica e politica, in funzione di un’azione decisa sulla contemporaneitĂ . Anzi, tre azioni. CLEAN / CLEAR / CUT (TNADDAF / TGHARRAF / TFERRAQ) – Pulire, Liberare, Tagliare – è infatti il titolo della seconda edizione della Biennale di Malta, in programma a marzo 2026. Un manifesto di intervento, scandito dall’impianto curatoriale predisposto da Rosa MartĂnez, affiancata dai curatori maltesi Antoine Borg Micallef e Alexia Medici, che ci interroga sul divario tra gli ideali politici ed estetici proclamati – o autoproclamati – e la costruzione di realtĂ fittizie che servono unicamente a perpetuare disuguaglianze sistemiche.
L’annuncio della visione concettuale è avvenuto nei giorni scorsi presso il Museo Nazionale di Archeologia a La Valletta, segnando ufficialmente il conto alla rovescia verso una Malta Biennale 2026 che, dopo i buoni auspici della prima edizione curata dall’italiana Sofia Baldi Pighi, è attesa con grande interesse. Nell’occasione, Heritage Malta, ente organizzatore dell’evento, ha anche lanciato tre open call rivolte ad artisti locali e internazionali, alle ambasciate per l’organizzazione di padiglioni nazionali e tematici, e infine ai progetti collaterali, una nuova sezione che mira a espandere il dialogo tra le arti e il territorio.
La visione della Malta Biennale 2026 si radica dunque nella volontà di trasformare l’arcipelago, abitato fin dalla preistoria e caratterizzato dalla diffusa presenza di incredibili siti neolitici, in un crocevia per l’arte contemporanea. Al centro delle riflessioni sui mutamenti globali non può che essere il Mediterraneo, come sottolineato da Mario Cutajar, presidente della Biennale e di Heritage Malta, che ha messo in evidenza come la manifestazione ambisca a diventare una piattaforma di connessione tra il patrimonio culturale e le urgenze del presente.
Il titolo della Biennale, ispirato alle cave di calcare che segnano il paesaggio maltese, introduce tre azioni simboliche. CLEAN richiama la necessità di fermare l’inquinamento ambientale, etico ed estetico attraverso un processo di purificazione e decostruzione. CLEAR suggerisce un percorso di discernimento, comprensione e chiarificazione della complessità del nostro tempo. CUT invita a spezzare i paradigmi esistenti, aprendo nuovi percorsi di pensiero e creazione.
Il capitalismo delle immagini, la gestione dei flussi economici e migratori e l’espansione del canone artistico occidentale sono alcuni dei nodi critici su cui la Biennale intende sviluppare la discussione, mettendo sotto la lente della ricerca culturale le dinamiche di produzione così come l’accesso e la fruizione dell’arte. «La Biennale metterĂ in discussione il modo in cui l’arte contemporanea può accrescere la consapevolezza critica del nostro passato e presente, promuovendo al contempo l’esperienza e il godimento della bellezza. AffronterĂ anche alcune delle esigenze piĂą urgenti del nostro tempo promuovendo dialoghi tra il ricco patrimonio culturale dell’arcipelago maltese, il pensiero contemporaneo e le pratiche artistiche innovative», ha affermato Rosa MartĂnez.
Le open call per la Malta Biennale 2026 sono aperte fino al 30 giugno 2025 per gli artisti, al 29 agosto 2025 per i padiglioni nazionali e al 25 luglio 2025 per gli eventi collaterali. Tutti i dettagli e le modalitĂ di partecipazione per i tre bandi sono disponibili sul sito ufficiale di Malta Biennale. Le opere selezionate dialogheranno con luoghi emblematici dell’arcipelago maltese, dai templi preistorici di Ä gantija alle fortificazioni dei Cavalieri di San Giovanni, dai palazzi storici ai musei nazionali, fino alla Cittadella di Gozo, al Castello di Sant’Elmo di La Valletta, al Forte Sant’Angelo di Vittoriosa, in paesaggi naturali ed etnografici di enorme suggestione storica e naturalistica.
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