La pandemia, appena superata, ha lasciato un segno nell’animo umano, offrendo attimi eterni di contemplazione sul sé, come entità individuale e come identità sociale.
Dal 21 maggio al 30 luglio 2022 la galleria Gilda Lavia di Roma ospita “The Truce”, una personale di Marc Bauer (Ginevra, 1975), artista e docente all’Università delle arti di Zurigo, che si focalizza sul corpo e la sua fragilità.
Il percorso espositivo, che si snoda nello spazio di due sale, comprende molti disegni in bianco e nero realizzato appositamente per la mostra e tele a olio dello scorso anno. Il mezzo grafico, usualmente adottato dall’artista, è qui affiancato da alcune riflessioni in stampatello, scritte su post-it colorati applicati ai singoli disegni. Un dettaglio pop, dalle parvenze quasi naïf, che rompe la consueta estetica essenziale di Bauer, nella volontà di un’appropriazione totale dello spazio, sia a livello figurativo che testuale.
Le scritte, in un caso, si appropriano addirittura delle mura fuoriuscendo dall’opera stessa, che sembra diventare quasi un semplice dettaglio iconografico dell’epigrafe a matita.
Il wall drawing più grande tuttavia torna alla grafica, abbandonando il testo scritto. Si tratta di un murales ispirato al Trionfo della Morte, l’affresco conservato nella Galleria di Palazzo Abatellis a Palermo. L’allegoria di Bauer incombe come memento, benché la gravità del soggetto sia smorzata dallo stile quasi fumettistico del tratto.
Lo sguardo al passato è costante nei lavori dell’artista, ricchi di suggestioni che spaziano dall’arte classica ed ellenistica al tardo Medioevo, giungendo fino all’Ottocento. Nelle opere a olio, laddove il focus è sulla gestualità delle mani, i riferimenti sono a Leonardo Da Vinci, Caravaggio, e Artemisia Gentileschi.
Il mondo visionario dell’artista necessita di personaggi che forniscano una struttura narrativa ai suoi disegni; spesso si tratta di adolescenti o di giovani figure maschili, in un clima vagamente omoerotico. I sinuosi serpenti del Laocoonte s’intrecciano dietro ai corpi di due ragazzi che si abbracciano, divenendo i protagonisti queer del celebre complesso scultoreo.
Al centro di molti disegni è Achille: emblema, a un tempo, di fragilità e di forza. L’eroe è raffigurato anche in compagnia di Patroclo, raccontando dell’importanza eterna e festosa dell’amicizia. Ma è nella solitudine che le ferite dell’uomo vengono a galla. Nel corso dei secoli, infatti, l’essere umano ha adottato strategie diverse per proteggere il proprio corpo, affidandosi a rituali ancora attuali, come talismani e tatuaggi e traendo coraggio e vigore dal significato simbolico di immagini specifiche: è il caso, ad esempio, di Medusa o di San Giorgio e il drago.
Bauer concede spazio anche alle armature antiche, rifacendosi ad opere di Parmigianino e tentando anche la via della sovrapposizione della tela sul disegno. Un gesto curioso che può essere letto in vari modi.
Innanzitutto come volontà di manifestare l’evoluzione della propria ricerca artistica, passando dal disegno in bianco e nero al colore. In secondo luogo, la sovrapposizione sottolinea la necessità preliminare del disegno alla base di un lavoro su tela. In terzo luogo, la tela, applicata sul disegno sottostante, ne diventa quasi un tatuaggio o forse un’armatura.
La mostra The Truce, esposta in tempi bellicosi, è un percorso intimo, di scavo. Allusivo e camp. Che sembra porre l’accento su come non ci sia tempo migliore per chiedere una tregua.
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