Il collezionismo d’arte resiste nella generale incertezza e vulnerabilità che la pandemia ha diffuso in tutti i settori economici, dando linfa vitale ad una realtà messa a dura prova e che tenacemente si rende flessibile e resiliente in un panorama instabile ed altalenante come quello attuale.
In particolare i progetti alberghiero-imprenditoriali che uniscono l’alta hotellerie al collezionismo d’arte, nonostante le chiusure e le lente riaperture, riaccendono i propri percorsi di scoperta e di viaggio negli immaginari delle opere d’arte e tra le bellezze naturalistiche del territorio, come l’Art Hotel Villa Fiorella di Massa Lubrense: un connubio che ha origine da una tradizione alberghiera familiare e una passione viscerale ed autentica per l’arte contemporanea, iniziata da Mario Colonna e portata avanti dal figlio Alberto.
Dalla persistenza sterminata e vivida di un profondo blu, l’hotel si apre in un lembo di terra attraversata dai toni rasserenanti e puri degli ulivi, dagli aromi e dalle cromie delle coltivazioni di limoni e dagli intensi e ricchi profumi della macchia mediterranea: l’ultima punta della Costiera Sorrentina, un mare di storia e di immaginari, solcato all’orizzonte dalla vista di Capri, Ischia e Procida.
Miti, tradizioni e racconti si incontrano e si corrispondono nel carattere del territorio, nella stratificazione di percorsi nitidi e tenaci, tracciati lungo i secoli.
Il percorso imprenditoriale realizza una corrispondenza sinergica e un richiamo continuo tra meraviglie dell’arte e della natura.
Dal ricamo di Maria Lai ai chiaroscuri del Bestiario di Luigi Mainolfi, dalla scultura arborea di Alik Cavaliere al bassorilievo di Mario Sironi, ogni opera dell’Hotel Villa Fiorella è uno scrigno nel cuore di una collezione, aperta e fruibile dagli ospiti che respirano l’arte fin dall’ingresso della struttura, e ancora, come in una galleria abitabile, tra i corridoi, nelle sale comuni, nel ristorante, nelle camere, tra gli ulivi secolari.
Dedizione, passione e perspicacia rendono l’hotel una location sempre viva nelle iniziative espositive e nella passione collezionistica che ogni anno annovera nuove opere in permanenza o temporanei dialoghi con gli spazi comuni o con le singole camere.
Il 10 ottobre 2020 l’Art Hotel ha accolto la mostra personale “Notturno” del giovane artista Marco Ercoli, a cura di Giorgia Basili, visitabile su appuntamento fino al 10 ottobre 2021.
L’esposizione, inaugurata nella raccolta intimità di una delle camere, che ha reso ancor più intensa e avvincente la ritmica interlocuzione tra le opere, presenta un ciclo di dipinti inediti dalla esuberante vivacità cromatica.
Le opere di Marco Ercoli conducono l’osservatore in un mondo esperienziale immaginario, dove la coscienza onirica si congiunge e confluisce in una natura lussureggiante e simbolica che rivela a poco a poco segni, inquietudini, fascinazioni, forze misteriche, icone appartenenti alla sfera mitologica, culturale, sacrale.
In accordo e fusione compositiva ogni elemento si schiude in un’armonica meditazione visuale, in un acme percettivo costruito ed orchestrato in un itinerario gnoseologico, estatico e dinamico, dalle ferventi cromie.
La poetica di Ercoli traccia la dimensione sensoriale in una ricerca epistemica che indaga le profonditĂ e complessitĂ del rapporto uomo-natura, nella continuitĂ e nello scontro, negli enigmi e segreti di equilibri ermetici.
Nell’opera Gnōthi Sautón, nell’esortazione antinomica che estrinseca l’ambiguità e dualità di una consapevole ed esplicita interrogazione dell’io, sedimenti culturali e trasmutazioni simboliche, circondate da gigli selvatici, sono invasi da favi di vespe incontrastate e spaventose in alacre e sollecita attività , mentre coltri di nubi si innalzano o discendono sulla scena. Conoscenze non comunicabili sotto ordinamenti linguistici, modulazioni o misure logiche, si esplicitano nella lettura del simbolo, in una natura che non cela amenità e spietate brutalità della sua forza irrefrenabile.
Nell’opera Hortus Conclusus la sfera tattile e visiva, incluse in un’unica metafora simbolica, introducono l’osservatore in un microcosmo intimo e delimitato, luogo segreto di delizie e meditazione, di inquietudini e disorientamenti, in cui cedere alla magnetica e risonante miscellanea di incantate e vigorose vegetazioni.
Nel polittico Notturno Alfa Omega, entrata a far parte della collezione permanente dell’hotel, l’acceso e vivido impeto cromatico cede il passo a fosche tonalità boschive in cui barlumi di luce filtrano su elementi vegetali, «l’atmosfera si fa dilatata attesa di germinazioni» come affermato nel testo critico dalla curatrice Giorgia Basili. Una mitigazione e sintesi delle forme si sostituisce alla copiosa densità che riempie la superficie nei quadri Gnōthi Sautón, Hortus Conclusus, Il sonno della ragione, Nosce Te Ipsum: un mutamento che segna il compimento di una esigenza espressiva a cui rimane intensamente congiunto, seppur distinto, quale punto di partenza di un nuovo corso.
Una sapienza e intuizione tra il misterico e l’esoterico prendono vita nelle opere dell’artista in una tecnica pittorica finissima che costruisce fitte superfetazioni tra il naturale e il fantastico, nuove metamorfosi e elementi divinatori, interroganti e integranti le due sfere della psiche.
Le opere, in comunione con gli ambienti dell’hotel, sono meta ulteriore di un viaggio in cui arte e natura riflettono e ritracciano l’idea di confine, al di fuori e dentro il se’.
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