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Marina Abramovic lancia la sua prima opera NFT, a partire da Hero
Arte contemporanea
di redazione
Una volta quello della performance era considerato il linguaggio del qui e dell’ora, delle esperienze magari replicabili ma certamente irripetibili. Ma se i tempi cambiano, cambiano anche gli spazi e, dunque, era inevitabile che, prima o poi, anche Marina Abramovic avrebbe lanciato la sua prima opera NFT, realizzata a partire da una delle sue performance storiche ovviamente.
Nello specifico, si tratta di The Hero, tra i lavori più iconici della madrina della performance art, realizzato nel 2001 e dedicato al padre dell’artista, soldato durante la Seconda Guerra Mondiale, morto nello stesso anno della performance. Nell’opera si vede Abramovic che, in sella a un cavallo bianco, osserva l’orizzonte fuori dalla camera, reggendo una bandiera bianca sventolante. In sottofondo, una voce femminile canta l’inno della Jugoslavia.
Dal 13 giugno e fino al 31 agosto, il video sarà proiettato sui maxi schermi delle piazze più attraversate di sette metropoli di tutto il mondo, da Piccadilly Circus di Londra, a Times Square di New York, fino a piazza Cadorna di Milano, nell’ambito di CIRCA, progetto ideato da Josef O’Connor, che ha invitato diversi artisti, come Ai Weiwei, Emma Talbot e Yoko Ono, a presentare opere video da trasmettere nelle piazze di tutto il mondo. Per questa occasione, Abramovic ha anche scritto “The Heroes’ Manifesto”, una riconcettualizzazione del suo “An Artist’s Life Manifesto” del 2011, descritto come una risposta all’urgente bisogno di eroismo nell’arte.
L’NFT di The Hero (2001) sarà lanciato su Tezos, una blockchain che si fonda sul principio del proof-of-stake, in cui ogni utente deve dimostrare il possesso di un certo ammontare di criptovaluta. Maggiori dettagli saranno rivelati il 18 giugno, in occasione di una conversazione con Josef O’Connor ad Art Basel.
«Non abbiamo mai deciso di creare un NFT, è stata una sorpresa», ha spiegato ad Artnews Abramovic che, in una intervista al Guardian, non si era espressa in termini troppo entusiastici sull’utilizzo in campo artistico di questa nuova tecnologia. Ma il rapporto tra Abramovic e i nuovi strumenti è tutt’altro che nostalgico, come dimostrano i progetti con i visori VR e le collaborazioni con i giganti della tecnologia, come Wetransfer.
«“The Hero” è stato originariamente girato in PAL (formato quadrato), quindi abbiamo fatto molto lavoro di post-produzione per riempire lo schermo di Piccadilly Circus con questo bellissimo paesaggio», ha continuato Abramovic. «Ci sono voluti mesi per modificare ogni fotogramma perché volevo che l’immagine avvolgesse il pubblico. Credo che le idee debbano essere una sorpresa: fotogramma dopo fotogramma è emerso qualcosa di nuovo dall’immobilità. Abbiamo scoperto come il movimento della bandiera al vento assumesse una nuova bellezza e significato ad ogni fotogramma. Non ci sono due frame uguali. Il vento, la bandiera: hanno ballato insieme, muovendosi come un organismo che respira. Da un unico lavoro, stiamo dando vita a migliaia di NFT unici. Questo è molto moderno. Questa è un’era molto dell’Acquario».
I proventi ricavati dalla vendita delle opere non andranno in beneficenza ma, come ha spiegato Abramovic, saranno reinvestiti per supportare «Un gruppo di persone che stanno lavorando in questo nuovo spazio e in cui credo. Se riusciremo a costruire questa nuova comunità, sono entusiasta di vedere quali possibilità potrebbero emergere in seguito».