Una nuova anima, in continuità con un percorso ormai lungo e denso di esperienze, per marina bastianello gallery, che apre oggi la nuova sede a Venezia, in pieno centro storico, nel sestiere di Cannaregio al civico 1865. Lo spazio accoglierà opere di artisti nazionali ed internazionali, proseguendo la volontà di ricerca nel panorama dei linguaggi del contemporaneo, mettendo in dialogo artisti, collezionisti e appassionati.
La prima sede aprì nel 2012 a Mestre, città considerata in prospettiva come un incubatore culturale dalle ampie potenzialità. Dal 2018 la galleria si è spostata all’interno dell’area retail di M9 – Museo del ‘900. Negli anni la galleria ha avuto modo di approfondire relazioni e collaborazioni con istituzioni pubbliche e private, tra le quali il Museo Ettore Fico di Torino, il Museo Mart di Rovereto, il Museo MAXXI di Roma, il Museo Luigi Pecci di Prato, il Museo MACC di Calasetta, il Museo MAGA di Gallarate, il Museo Villa Croce di Santa Croce e le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino. Da sempre la galleria ha seguito principalmente il lavoro di artisti nati negli anni ’80, affiancandone gli sviluppi per costituirsi come piattaforma per talenti emergenti, diventando un punto di riferimento anche per i curatori attenti alle nuove sperimentazioni.
La nuova collocazione veneziana segna una fase di maturazione, conservando un filo conduttore essenziale tra le due gallerie. Per l’occasione sarà presentata la mostra personale dell’artista multidisciplinare statunitense Gregory de la Haba, Dimensioni amplificate, con un testo di Massimo Scaringella. In esposizione una selezione di opere a stampa digitale su tela sui temi della dipendenza, del gioco d’azzardo, delle nozioni contemporanee di mascolinità e del duende, uno stato elevato di emozione, espressione e autenticità derivato dalla pura espressione artistica.
«Nei suoi lavori Gregory de la Haba esprime il senso di una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e colorata della vita», scrive Scaringella. «Esprimendo con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una solida realtà. La struttura di ogni opera è composta quindi come l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella rivelazione della realtà. Dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare un desiderio, nell’ironia della creatività, in una dilatazione del tempo e dello spazio. Macchie, segni veloci, prepotenze cromatiche, disputano la definizione dello spazio, contendendo alla natura e alla poesia l’inquieta ricerca delle soluzioni formali dell’opera».
Dopo la mostra di de la Haba, a novembre si proseguirà con una esposizione di Fabrizio Gazzarri, in attesa di un grande mostra per la Biennale d’Arte Contempranea 2024, che vedrà il coinvolgimento anche della sede di Mestre e di Lamb, spazio laboratoriale ed espsitivo gestito da Leo De Luca, figlio di Marina Bastianello.
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