Alla Fonderia Artistica Battaglia di Milano domani, 29 giugno, è l’ultimo giorno per visitare l’open studio di Matilde Sambo (1993, Venezia) che presenta il progetto “Vita come saliente avidità”, con sculture in bronzo e cera e due video di precedenti performance tenutesi alla Fonderia Artistica Battaglia e all’Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere.
«Nel corso della residenza alla Fonderia Artistica Battaglia – hanno spiegato gli organizzatori – l’artista ha iniziato a studiare e creare una connessione tra la sua pratica artistica e materiali come il bronzo e la cera: ne è nato il progetto, ancora in corso di sviluppo, “Vita Come Saliente Avidità” che comprende sculture, installazioni, performance e video, in parte già presentate nella mostra “EX MACHINA” all’Ex Convento del Carmine di Scicli (settembre 2020), e a MARS negli spazi di Milano Art Run Space durante la Milano Art Week (settembre 2020)».
«La mostra comprende un corpus di opere sul tema della ritualità, quella tipica dell’amore, ma anche dei conflitti e della lotta, del mondo animale e umano, con tutte le contraddizioni che contengono». Il progetto, realizzato con il sostegno di aA29 Project Room e Wide Group, – hanno proseguito gli organizzatori – «abbraccia scultura, performance e video, e raccoglie un corpus di lavori dedicato alla ritualità, ai rituali di amore e battaglia nel mondo animale e umano, alle contraddizioni che queste azioni contengono, come il forte legame tra corteggiamento e violenza. A differenza dagli animali e le piante l’uomo, predatore acquisito, è privo di qualsiasi arma congenita, non ha artigli, spine o zanne, solo carne sostenuta da ossa. Per questo ha sviluppato altre capacità, costruendo per il suo corpo prolungamenti, oggetti che lo aiutino a difendersi, attaccare e proteggersi».
Matilde Sambo ci ha raccontato il progetto nell’intervista qui sotto.
Come è nata la tua residenza di produzione in Fonderia Artistica Battaglia?
«Come nascono i progetti quando c’è collaborazione e dialogo, in maniera molto spontanea.
Avevo in mente un progetto in cui il corpo e il movimento modellassero e scolpissero la materia, dove forma controllata e gesto libero dessero vita a narrazioni intrecciate e sospese».
Nella ricerca che hai condotto durante questa residenza hai sperimentato materiali per te nuovi. Quale è stato il processo di avvicinamento?
«Ogni volta che mi avvicino a un nuovo materiale è come entrare nelle vesti di un esploratore, si apre una dimensione di scoperta e apprendimento continuo. Prima dell’esperienza di Open Studio avevo già avuto modo di fondere da Battaglia, l’avvicinamento è avvenuto grazie alla fortuna di aver condiviso per molto tempo lo studio con l’artista e amico Fabio Roncato. Avevo visto le sue bellissime sculture in cera e le fusioni in alluminio e ne ero rimasta affascinata: delicatezza e fragilità che si intersecano a forza e resistenza. Per me, che in quel momento venivo dal mondo del video, del suono e utilizzavo materiali organici, quindi perituri, era un contrasto e una scoperta affascinante, poter lavorare con un materiale duttile come la cera e vederlo trasformare in materiale refrattario. Pura alchimia».
Come il lavoro con questi materiali si intreccia con le tematiche della tua ricerca?
«Lavorare con una tecnica antica, con materiali legati alla tradizione scultorea e alla storia della téchne umana mi ha inizialmente impaurito e messo davanti a una progettualità nuova; ma una costellazione sempre più delineata si è formata man mano che ho compreso i processi e la potenzialità della fusione a cera persa. Ho da sempre lavorato con il frammento, con la creazione di lavori che fossero identità. Non utilizzo stampi, ma modello direttamente la cera che permette dunque la creazione di pezzi unici che possono vivere come fossero corpi organici. Molta parte della mia ricerca riflette sull’essere umano come predatore acquisito che ha sviluppato la necessità e l’esigenza di costruire strumenti».
Quali progetti espostivi o di residenza hai per i prossimi mesi?
«Ho appena concluso una residenza a Palazzo Trevisan degli Ulivi dove, con il sostegno di Pro Helvetia, ho potuto lavorare a stretto contatto con la musicista svizzera Coralie Ehinger. Il mio lavoro è consistito nella creazione di contenuti video che hanno accompagnato la musicista del Theremin durante i live: da qui sono nate idee e progetti in cui mi cimenterò nei prossimi mesi, per poter portare la nostra collaborazione in altre sedi. A fine agosto sarò poi alla residenza Tagli, nell’isola di Stromboli, dove svilupperò una nuova serie di lavori scultorei e video. Nel frattempo continuo le mie ricerche, pronta per un autunno produttivo: attitudine di formica con respiro di cicala».
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