Matthew Barney alla Fondazione Cartier di Parigi: lo sport come resilienza

di - 8 Agosto 2024

Nel momento in cui Parigi è sotto i riflettori del mondo intero con i Giochi Olimpici del 2024 e le sue straordinarie competizioni atletiche, emerge una straordinaria fusione tra sport e arte. Un esempio lampante è SECONDARY di Matthew Barney (San Francisco, 1967), in mostra alla Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea di Parigi fino all’8 settembre.

Dopo oltre un decennio di assenza dalle istituzioni francesi, Barney torna con la sua ultima videoinstallazione che rappresenta il fulcro dell’esposizione insieme a opere site-specific. Curata da Juliette Lecorne, con un progetto espositivo firmato da Alessia Pascarella, SECONDARY esplora il mondo del football americano attraverso un affascinante mix di danza, performance e canto lirico, offrendo una nuova prospettiva sulla nostra percezione del mondo.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Matthew Barney, Photo: Eva Herzog

Realizzata nello studio di Matthew Barney a Long Island City, l’installazione comprende cinque video girati su un campo di football americano ricreato. 11 performer, tra cui lo stesso Barney, raccontano una tragica storia vera accaduta il 12 agosto 1978. Durante una partita di football americano, un violento scontro tra Jack Tatum degli Oakland Raiders e Darryl Stingley dei Patriots causò la paralisi permanente di Stingley. Questo evento, ripetutamente trasmesso dai media sportivi, è rimasto impresso nella memoria dei tifosi e ha influenzato profondamente il giovane Barney, allora un quarterback emergente. Le sue opere riflettono spesso la sua biografia e le esperienze personali.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Matthew Barney, Photo: Eva Herzog

L’impatto, con i relativi replay al rallentatore, appare solo alla fine del video, preceduto da una lunga preparazione fatta di esercizi e rituali. Barney analizza la fisicità e la violenza insite nello sport ma anche le sue dimensioni culturali e simboliche, trasformando il corpo in movimento in un mezzo per esplorare temi universali.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Matthew Barney, Photo: Eva Herzog

L’installazione è accompagnata da una scultura in terracotta, presentata qui per la prima volta, che rappresenta un power rack (attrezzatura per il sollevamento pesi), evocando il video attraverso l’uso di metallo, ceramica e plastica, e richiamando i concetti di fragilità e memoria. Una speciale edizione della rivista SECONDARY, con fotografie e contributi degli artisti, è stata realizzata per l’occasione.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Matthew Barney, Photo: Eva Herzog

Il percorso include anche DRAWING RESTRAINT, una serie iniziata nel 1987, in cui Barney trasforma le difficoltà fisiche in fonti di ispirazione creativa, utilizzando la resistenza fisica e mentale come leve per la sua espressione artistica. Per questa mostra, Barney ha creato DRAWING RESTRAINT 27, l’ultimo video della serie, girato negli spazi della Fondazione Cartier e interpretato da Raphael Xavier nel ruolo di Jack Tatum.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Cyril Marcilhacy / Lumento

Questa mostra celebra la lunga collaborazione tra la Fondazione Cartier e Barney, iniziata 30 anni fa con la coproduzione del suo primo lungometraggio, CREMASTER 4 (1994). Barney ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Golden Gate Persistence of Vision alla 54esima edizione del San Francisco Film Festival, ed è diventato quest’anno membro onorario dell’American Academy of Arts and Letters. Le sue opere sono esposte al Solomon R. Guggenheim Museum e al Museum of Modern Art di New York.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Cyril Marcilhacy / Lumento

Mentre Parigi si fa palcoscenico dei Giochi Olimpici, l’opera di Matthew Barney ci spinge a esplorare una dimensione differente della competizione. Lungi dall’essere un semplice resoconto di un dramma sportivo, l’opera diventa una riflessione profonda sui confini umani, sulla memoria e sulla resilienza. Attraverso una fusione unica di arte e sport, Barney non solo arricchisce la nostra comprensione dell’uno e dell’altro ma invita a una riflessione più ampia sui limiti e le possibilità della performance artistica. Con il suo approccio audace e innovativo, Barney continua a sfidare e ridefinire i confini della performance art, aprendo la strada a nuove forme di dialogo e espressione.

Matthew Barney, Fondation Cartier, Parigi, 2024 © Cyril Marcilhacy / Lumento

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