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Maurizio Cattelan ancora curatore, con Chromotherapia: in arrivo a Roma un compendio sulla fotografia a colori
Arte contemporanea
di redazione
Che cosa fa un artista quando decide di andare in pensione? Se prendiamo Maurizio Cattelan come esempio, la risposta sembra ovvia: si reinventa come curatore. O almeno così sembrerebbe, osservando la sua intensa attività curatoriale. In attesa della mostra che aprirà nei prossimi mesi al Centre Pompidou-Metz, Cattelan firma un’altra curatela, questa volta in collaborazione con Sam Stourdzé, all’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici. Dal 28 febbraio al 9 giugno 2025, gli spazi della storica istituzione ospiteranno CHROMOTHERAPIA. La fotografia a colori che rende felici, un’esposizione che promette di immergere il pubblico in un’esplosione di colori ed emozioni.
Del resto, la sua celebre dichiarazione di volersi ritirare dalla scena artistica si è rivelata più una provocazione. Comedian, la famigerata banana adesiva venduta per 6 milioni di dollari ne è la prova più lampante. Cattelan, insomma, continua a sorprenderci, spostando i confini dell’arte con la consueta ironia, leggera ma tutt’altro che vacua. E, nel caso della mostra a Villa Medici, con un taglio storiografico.
Dietro al titolo un po’ scanzonato, infatti, l’esposizione vuole ripercorrere gli sviluppi della fotografia a colori del XX Secolo, attraverso le opere di 19 autori che hanno trasformato la percezione dell’immagine. La fotografia a colori, considerata di livello più basso rispetto al bianco e nero, ha saputo emanciparsi con forza, liberandosi dai limiti del documentarismo per esplorare nuovi territori espressivi. Dalla Pop Art al Surrealismo, dal kitsch al neobarocco, in queste immagini il colore diventa strumento di narrazione e provocazione.
L’esperienza cromatica in fotografia inizia già a metà Ottocento con i primi esperimenti scientifici, per poi compiere un salto decisivo nel 1907 grazie all’autochrome dei fratelli Lumière, il primo procedimento industriale per la fotografia a colori. Da allora, il colore ha attraversato un secolo di sperimentazioni, passando da semplice strumento tecnico a elemento chiave per raccontare il mondo in modo nuovo.
Articolata in sette sezioni tematiche, ognuna dedicata a un diverso linguaggio cromatico nella fotografia, la mostra si snoda in un percorso vibrante e saturo di tonalità, dal giallo limone al blu profondo, dal rosso acceso all’arancione brillante. Early Birds esplora le origini della fotografia a colori attraverso le sperimentazioni pionieristiche di Erwin Blumenfeld, Harold Edgerton e Yevonde Middleton. Con Raining Cats and Dogs, il mondo animale prende vita nelle reinterpretazioni ironiche di Walter Chandoha e William Wegman.
L’estetica patinata domina in Glossy, con gli scatti sofisticati di Guy Bourdin e Hiro, mentre in Femme Fatale emergono visioni femminili cariche di seduzione, firmate da Adrienne Raquel, Miles Aldridge, Juno Calypso e Alex Prager. Il surrealismo fotografico si manifesta in Stranger Things, con le composizioni sospese di Arnold Odermatt e Sandy Skoglund, mentre l’ironia del cibo si fa protagonista in Foodorama, grazie agli sguardi dissacranti di Martin Parr. Chiude il percorso Make a Face, una celebrazione di ritratti eccentrici e identità multiformi nelle opere di Hassan Hajjaj, Ouka Leele, Pierre et Gilles e Ruth Ossai.
La mostra mette dunque in dialogo sguardi eterogenei e linguaggi visivi differenti. William Wegman trasforma i suoi cani in icone artistiche dal tono ironico e affettuoso, mentre Juno Calypso decostruisce i cliché della femminilità con fotografie che sembrano uscite da un set cinematografico surreale. Arnold Odermatt, con le sue immagini meticolose di incidenti stradali, sostituisce la tragedia con una poesia visiva. Walter Chandoha, il celebre “fotografo dei gatti”, trasforma i suoi felini in protagonisti su fondi saturi di colore. Ouka Leele, icona della movida madrilena, celebra la libertà dei corpi con scatti vibranti, e Martin Parr, con la sua visione tagliente, immortala le abitudini consumistiche del nostro tempo senza cadere nel moralismo.
Non mancherà, in ognuna delle sezioni, il contributo di Toiletpaper, il magazine ideato da Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, che ridefinisce i codici estetici mescolando ironia, provocazione e cultura pop in un turbinio di immagini iperrealistiche e surreali. La mostra sarà corredata di un volume pubblicato da Damiani Books e Villa Medici.