Nella cornice del MAXXI, a dieci anni da Bellissima, apre la grande mostra Memorabile. Ipermoda, curata dalla fashion critic e studiosa Maria Luisa Frisa, un progetto in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana. Un ponte simbolico lega così Milano, capitale del fashion che da tempo non ospita mostre dedicate alla cultura della moda, e Roma dove è nata l’Alta Moda e che ha perso da tempo la sua manifestazione di riferimento, ma che dimostra tutto il suo fermento con iniziative spot, tra cui anche questo importante evento. Il titolo di per sé è già emblematico: Memorabile è il desiderio di meraviglia che, oggi più che mai, pervade la moda. Secondo la curatrice: «Memorabile è l’emozione per quei manufatti che costituiscono l’architettura più prossima al nostro corpo. Memorabile è il dialogo tra Ordinario e Straordinario, la costante riattivazione della moda e delle sue rappresentazioni». La mostra, attraverso una ricca collezione di abiti, accessori, materiali d’archivio e video, racconta la moda come strumento per riflettere sul presente. Tali elementi diventano una lente per indagare le questioni che la moda pone oggi, dimostrando la sua capacità di rispondere e adattarsi ai cambiamenti sociali, politici, economici e culturali. La mostra propone visioni che esplorano temi come il rapporto della moda con il tempo, la gestione degli archivi, il ruolo strategico dei direttori artistici nei grandi gruppi del lusso e la sfida cruciale della sostenibilità. Gli abiti e gli accessori sono disposti per creare incontri inaspettati tra haute couture e moda indipendente. Ogni creazione esposta porta con sé una storia. Attraverso le visioni artistiche dei designer, le loro ricerche e sperimentazioni, emergono memorie, emozioni e intenzioni. È una narrazione collettiva che unisce creatività, consapevolezza e immaginazione, lasciando al visitatore la possibilità di scoprire e interrogarsi. Così commenta la stessa Maria Luisa Frisa, curatrice della mostra: «Memorabile. Ipermoda cerca di restituire uno spaccato della ricchezza immaginativa e progettuale della moda degli ultimi anni. Sono onorata che questa mostra sia nel segno di una significativa azione di sistema tra MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo e Camera Nazionale della Moda Italiana. In Italia che la moda entri nel Museo assume un significato particolare. Vuol dire riconoscere il valore che la moda ha nel sistema culturale contemporaneo.»
La cornice espositiva della Galleria 5 guida naturalmente il visitatore lungo il percorso espositivo. Fin dall’ingresso, la leggera pendenza accompagna lo sguardo, suggerendo un cammino fluido e continuo. L’allestimento si sviluppa attraverso una sequenza di scene, svelando gli abiti in modo graduale, con un gioco di prospettive che sfrutta al meglio le particolarità architettoniche dello spazio. I volumi esterni, dalle forme enigmatiche, celano interni con superfici rivestite da teli lucidi e leggeri, simili al latex, riflettendo tonalità morbide ispirate al make-up. Questo dialogo tra materiali e colori crea un’atmosfera sofisticata e contemporanea in cui ogni elemento, dalla geometria degli spazi ai rivestimenti, contribuisce a un’esperienza che unisce architettura e moda. La mostra propone una serie di “stazioni” in cui gli abiti costruiscono relazioni inaspettate fra loro, dove i pezzi straordinari della haute couture dialogano con esperienze più indipendenti, senza gerarchie. On show si possono ammirare i virtuosismi di Viktor&Rolf, protagonisti dell’immagine guida della mostra, insieme alla couture di Christian Dior nell’interpretazione di Maria Grazia Chiuri e a quella inaspettata di Schiaparelli secondo Daniel Roseberry, e di Balenciaga secondo il progetto di Demna Gvasalia; le esplorazioni concettuali di Jonathan Anderson e quelle politiche di Virgil Abloh per Louis Vuitton; le visioni del maschile secondo Thom Browne e Craig Green; la grande stagione contemporanea della moda italiana, dai protagonisti più affermati come Giorgio Armani, Miuccia Prada (che ora condivide la direzione creativa del suo marchio con Raf Simons) e Dolce&Gabbana (che riattivano l’archivio collaborando con Kim Kardashian), fino alle esperienze più recenti, da Alessandro Michele nella sua interpretazione di Valentino, passando per Marni secondo Francesco Risso, fino alla nuova generazione di designer rappresentata da ACT N°1 e Marco Rambaldi. Alcuni oggetti ritmano il percorso espositivo, sottolineando le atmosfere della mostra: in particolare, lo straordinario carapace in bronzo e ottone decorato con monete d’argento e gemme realizzato da Bvlgari su ideazione dell’artista Francesco Vezzoli è un oggetto spettacolare e monumentale, che ci fa riflettere sull’oscillazione sempre attuale del gusto fra massificazione e radicale individualismo.
La produzione di Maria Luisa Frisa, teorica della moda e curatrice, non si limita alle mostre di moda ma anche ai libri. È uscito di recente per Einaudi il suo saggio I racconti della moda che racconta come la moda sia una forma d’arte contraddittoria. Visionaria e insieme classica, pop ma anche snob, fieramente ignorata da molti, eppure capace di muovere il mondo. Come ci spiega l’autrice: «La moda è un prisma: cultura e industria, sogno irraggiungibile e necessità quotidiana, haute couture e fast fashion. Ma in tutti questi anni, come l’ha raccontata la letteratura? E cosa ne sappiamo noi, veramente? Tra grandi nomi e riscoperte che non potremo più dimenticare, in questa raccolta scintillano voci, sguardi e immaginari diversissimi, cuciti in un disegno audace, eclettico e divertente, pieno di intelligenza. Un viaggio dai salotti sfarzosi di inizio Novecento fino alle passerelle e ai flash dei giorni nostri, dai fruscii dell’atelier ai corpi iconici di domani.»
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