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Metti un’opera in cantina: Pietro Ruffo per i Feudi di San Gregorio
Arte contemporanea
È una giornata di metà settembre quando, in Irpinia, Pietro Ruffo presenta la sua opera che andrà ad alimentare una collezione d’arte in pectore: siamo a Sorbo Serpico, in provincia di Avellino e Feudi di San Gregorio è un’azienda vincola che esporta in America, Giappone e Germania.
Antonio Capaldo e Ella Loprete sono mossi dalla curiosità e spirito di accoglienza che fa il dna atavico del collezionista: se c’è la relazione, la bellezza non è che una conseguenza. Invitano artisti in cantina; il resto, si vedrà. «Un pomeriggio avevamo completamente perso le tracce di Marinella Senatore – racconta Antonio – alla fine era nascosta sotto un serbatoio d’acciaio e scattava fotografie». Pietro Ruffo inizia ad avvistare i feudi nel 2019, vagando più per la cantina che per i vigneti. Tra botti in legno e metallo trova cinque anfore in un angolo: è il suo punto d’attracco. L’artista lavora da anni con carte e mappe; da designer (la pergamena di laurea parla di un architetto), si affida sempre al metodo di un progetto. Del resto, nella visione dall’alto c’è del rassicurante, dice. Si reca ad Impruneta, vicino Firenze, dove inizia la produzione del manufatto in argilla insieme a un artigiano locale. Poi vi disegna i ritratti dei lavoratori dei Feudi, con una bic rossa che sa di vinaccia.
C’è una famosa stampa del 1620, di Jacques Callot, chiamata La Fiera dell’Impruneta. È un frame di un altro tempo, ma sempre a volo d’uccello. Il pretesto della festa è l’immagine della Madonna: proteggeva i raccolti da nubifragi indesiderati, e gli umani dalla peste. In Irpinia piove circa duecento giorni l’anno e quest’anfora, installata in modo permanente nell’auditorium esterno, sarà un po’ la cassa di risonanza, letterale, del canto della terra. Un punto d’ascolto privilegiato per i circa 20 mila visitatori l’anno.
La collaborazione con la Fondazione di Comunità San Gennaro
Come un’anfora, Padre Antonio Loffredo racconta che anche il ghetto conserva. Ma se il vino sarà più o meno buono la responsabilità è tutta della comunità. La Fondazione San Gennaro, di cui Feudi è socio fondatore, ha i natali nel quartiere Sanità di Napoli. È quella alla base del rilancio – prima identitario, poi turistico – del quartiere: un tempo rotta dei re borbonici, per poi esser stato lasciato fermentare in isolamento un paio di secoli almeno. Dal 2014 parte quindi la valorizzazione delle catacombe, del Miglio Sacro e di altri tesori.
Sanità diviene così sinonimo di terre sanificate dalla comunità. Dopo le etichette firmate da Mimmo Jodice (2014), Vedovamazzei (2016) e Marinella Senatore (2018), Pietro Ruffo ha lavorato a un packaging in edizione limitata di DUBL, lo spumante metodo classico dei Feudi. Il ricavato della vendita sarà devoluto alle attività della Fondazione.
E il futuro?
Nei progetti di Feudi di San Gregorio c’è una collaborazione artistica ogni due anni. Eppure, scorgiamo già i Fallen Fruit a lavoro. In queste settimane il collettivo californiano è all’opera per un intervento site-specific che sarà presentato a primavera 2023. Se il lavoro tra vigna e cantina si muove sull’abaco dei cicli delle stagioni, l’attività collezionista non può che essere randomica: mangia il tempo, arriva come viene.