“Nsenene” è un progetto realizzato dal fotografo Michele Sibiloni in Uganda; Sibiloni ha vissuto in Uganda dal 2010 al 2020 e, nel corso di sette anni, ha seguito e documentato attraverso contributi fotografici e video il fenomeno della raccolta notturna di cavallette nel Paese africano.
Il progetto all’interno della chiesa sconsacrata di Parma si declina in un percorso concentrico e avvolgente: una serie di grandi wallpaper e stampe fine art si alterna lungo le pareti di BDC. I wallpaper campeggiano alti nelle nicchie principali e sovrastano lo spettatore, che si trova quindi, inevitabilmente coinvolto. Le fotografie, di dimensioni più ridotte, conducono invece ad un’indagine del dettaglio; permettono al fruitore della mostra di scoprire, invitandolo ad avvicinarsi alla stampa, quotidianità accessibili.
La narrazione è intervallata da momenti isolati in cui l’immagine di grande dimensione rappresenta una natura che si impone sull’uomo in modo inesorabile e lo rende spettatore silenzioso e, a tratti, impaurito; le fotografie più piccole invece gli permettono di riappropriarsi di un’autonomia di osservazione, riportandolo padrone di un punto di vista che gli dà la sensazione di poter contribuire ad una critica attiva. Questa alternanza tra astrazione e documentarismo produce nel fruitore dell’esposizione un effetto straniante.
Il rumore continuo e soffuso accompagna un video realizzato per l’occasione e proiettato sulla controfacciata, che completa il racconto fotografico seguendo con le immagini in movimento gli sciami di insetti e i paesaggi notturni e surreali.
Gli Nsenene, nome luganda di Ruspolia differens, sono una merce di scambio estremamente ambita; infatti questi insetti hanno un elevato contenuto proteico e sono considerati una fonte di cibo per questa popolazione. Diverse condizioni influenzano la caccia alle cavallette: è necessario considerare che questi insetti migrano due volte l’anno e che il loro numero è diventato sempre meno consistente negli ultimi decenni a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici, rappresentati per lo più da una consistente riduzione delle piogge. La stagione delle piogge è fondamentale perché le condizioni climatiche siano propizie per la caccia, che avviene nel periodo immediatamente successivo, contraddistinto da condizioni atmosferiche consone.
Tutta la popolazione è coinvolta nella caccia e il paesaggio è caratterizzato dall’allestimento di centinaia di trappole fantasiose dalle sembianze retro-futuriste: le lamiere e le luci fosforescenti caratterizzano lo scenario che si viene creando, intervallate da colonne di fumo.
L’atmosfera rarefatta data dalla commistione tra nebbia notturna, fumo derivante dai falò e i corpi delle cavallette che si rincorrono in una sempiterna danza creano una visione disturbante.
Il nuovo allestimento interno alla chiesa sconsacrata in Borgo delle Colonne comunica in modo inequivocabile l’attraversamento di una dimensione nuova, aliena; entrando nello spazio si ha la sensazione di essere catapultati all’interno di un universo fantascientifico in cui l’imporsi del buio e della luce verde brillante, che pervade lo spazio, traccia fasci di luce e geometrie inusuali sulle monumentali pareti nere.
Questa ambientazione fantascientifica è il primo input dato allo spettatore in merito ad un collegamento netto ed evidente tra il passato caratterizzato da una forte consuetudine fatta di comportamenti legati alla sopravvivenza dell’uomo, come la caccia, e un universo futuribile. L’accostamento della facciata della chiesa inserita nel borgo delle colonne e l’ingresso in uno scenario alieno portano lo spettatore a comprendere in modo immediato il parallelismo tra l’ambientazione e l’attività descritta, la raccolta di cavallette, che è di per sé un’attività che si trova a cavallo del confine estremamente sottile tra passato e futuro, tra tradizione e modernizzazione.
La dimensione che si viene a creare, nonostante si tratti per lo più di natura e corpi di cavallette che si rincorrono e si sovrappongono alternandosi alle lamiere, è onirica ma, al contempo perfettamente inserita in uno scenario quasi filmico.
Nsenene è stato esposto presso Aperture gallery NY nel 2017, selezionato per il Pop CAP 2018 (Premio di fotografia africana contemporanea), PhMuseum grant, selezionato per F4/Fondazione Francesco Fabbri, Verzasca Foto 2020, Slideluck Editorial 2020.
Il libro “NSENENE” è stato pubblicato nel 2021 da Edition Patrick Frey ricevendo positive recensioni da “Zeit magazine”, “M magazine” e “The New York Times”.
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