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Modernariato De Nicola: la collezione di specchi da scoprire, tra design e magia
Arte contemporanea
di redazione
Lo specchio è sempre stato molto più di un semplice oggetto funzionale. Fin dall’antichità, è stato percepito come qualcosa di magico, un portale che riflette non solo ciò che vediamo, ma anche ciò che siamo. È una finestra sull’identità, un luogo dove contemplazione e introspezione si incontrano. È nella duplice natura dello specchio – come oggetto fisico e simbolico – che possiamo trovare i motivi della sua attrattività e fortuna, una tipologia che attraverso i secoli l’Uomo ha costantemente desiderato ripensare.
Dal mito alla storia: Venezia e l’isola di Murano
Il mito di Narciso ci racconta come dentro ogni riflesso si celi il desiderio di conoscere e celebrare la propria immagine, uno specchio che non si limita a restituire ciò che siamo, ma alimenta ciò che sogniamo di essere, aprendo l’eterno dialogo tra sé e il proprio doppio. Questo gioco di riflessi perde progressivamente la sua sfocatura quanto più dalla leggenda si passa alla storia, una storia che inizia a brillare in un luogo preciso: Venezia, o meglio nel suo doppio, l’isola di Murano. Herat in quest’isola è di casa, perché conosce il vetro come pochi. Ed è proprio questa materia, fragile e luminosa, che dà vita agli specchi. È qui, a Murano, che l’arte del vetro è stata custodita, perfezionata e insegnata al mondo, trasformando il riflesso in un simbolo universale di bellezza e maestria. Dalle officine di quest’isola partirono i maestri vetrai che realizzarono la Galleria degli Specchi di Versailles, l’Opéra di Parigi e il Palazzo Reale di Madrid. Una tradizione che non si è mai interrotta: ancora oggi, Murano porta la sua eccellenza artigianale nel mondo, firmando prestigiose commesse per progetti di lusso soprattutto nel Medio ed Estremo Oriente.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2025/01/1-specchio-vintage-vittoriano-vigano-artform-modernariato-de-nicola-cover-683x1024.jpg)
La cornice come spazio di immaginazione
Chiaramente, una volta che la tecnica si impadronì totalmente del processo della riflessione, l’arte dello specchio trovò nella cornice il proprio spettacolare spazio di immaginazione. Attraverso foglie, ricci e canne in vetro, i maestri veneziani diedero vita a un campionario di meraviglie visive, trasformando ogni cornice in una soglia volta a trasfigurare la realtà. Questo linguaggio, nato nell’opulenza barocca, evolve nei decenni successivi fino a raggiungere le eleganti sperimentazioni cromatiche e formali di maestri moderni come Ercole Barovier, che reinterpreta la tradizione con la sua firma inconfondibile. Si pensi al lavoro svolto nel ‘900 dai migliori vetrai di Murano sulla tipologia della classica “specchiera torcion”, dove l’intreccio del vetro si fa movimento, catturando la luce e trasformandola in decorazione viva. Un esempio di straordinaria maestria, in cui la cornice non è solo un contorno, ma un elemento narrativo che amplifica l’opulenza dello specchio, trasformandolo in un’opera d’arte.
Ma parlando di Murano, è impossibile non citare il grande maestro Carlo Scarpa, prezioso collaboratore della vetreria Venini dal 1932 al 1947. In questo periodo, Scarpa introdusse tecniche innovative nella lavorazione del vetro, tra cui la creazione di specchi con cornici lavorate alla mola, noti come “battuti”. Questa tecnica, che prevede l’incisione manuale della superficie vitrea mediante una mola abrasiva, conferisce al vetro un aspetto unico, simile alla martellatura dei metalli. I “battuti” si distinguono per la loro texture straordinaria, capace di giocare con la luce e creare effetti visivi raffinati e sofisticati, trasformando gli specchi in autentiche opere d’arte.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2025/01/2-specchio-vintage-duilio-barnabe-dube-fontana-arte-modernariato-de-nicola-2-1024x683.jpg)
Il design come narrazione: Fornasetti ed Ettore Sottsass
Ma sappiamo bene come, dal secondo dopoguerra, la cultura del prodotto abbia eletto Milano a epicentro di una nuova disciplina che iniziava a definirsi design. In questa città, crocevia di creatività e innovazione, la cornice dello specchio si trasforma da elemento decorativo a veicolo di concettualità e sperimentazione. Per artisti come Fornasetti ed Ettore Sottsass, la cornice diventa il fulcro di una riflessione ricca di riferimenti e allusioni simboliche, il mezzo attraverso cui l’oggetto trascende la sua funzione per diventare narrazione. Entrambi, con linguaggi diversi, hanno saputo dare alla cornice uno spessore concettuale e visivo, trasformandola in protagonista assoluta. Con lo Specchio Magico, Fornasetti trasforma lo specchio in una finestra sul fantastico. La sua cornice, con una grafica ricca e caleidoscopica ispirata alla texture della malachite, evoca un immaginario che mescola sogno e realtà. Questo oggetto sembra una porta verso un altrove immaginifico, dove il riflesso, attraverso la sua moltiplicazione, diventa svelamento delle nostre plurime identità.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2025/01/4-specchio-magico-fornasetti-vintage-anni-50-modernariato-de-nicola-1.jpg)
Ettore Sottsass e la collaborazione con Santambrogio & De Berti
Anche Ettore Sottsass ha lavorato intensamente sul tema dello specchio, portandolo a nuove vette di sperimentazione. Emblematica è la sua creazione per Poltronova, lo specchio Ultrafragola, dove la cornice si trasforma in una sinuosa chioma luminosa, un moderno totem femminile che celebra la vanità con ironia e sensualità. Ma, a giudizio di Herat, è nella collaborazione con Santambrogio & De Berti che emergono alcune delle soluzioni più interessanti e rappresentative della ricerca di Sottsass. Già dagli anni ’50, il maestro sperimentò con modelli dal design innovativo, combinando materiali pregiati come vetro specchiato, vetro fumé e ottone. Il suo lavoro esprime un’attenzione straordinaria alla relazione tra Forma e Materia, che si traduce in una costante ricerca di un’essenzialità archetipica, che rende ogni specchio un autentico manifesto concettuale.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2025/01/6-specchio-ottone-ettore-sottsass-santambrogio-de-berti-modernariato-de-nicola-1-1024x683.jpg)
Fontana Arte: il rigore dell’essenzialità
In effetti, è proprio restando sul solco dell’estremo rigore progettuale che tutta la collezione di Herat si struttura. Tra le aziende che considera veri e propri “culto”, Fontana Arte occupa un posto di assoluto rilievo. Fondata nel 1932 da Gio Ponti e Luigi Fontana, l’azienda ha saputo unire l’eleganza del vetro a un linguaggio stilistico inconfondibile, dando vita a creazioni che incarnano un equilibrio perfetto tra raffinatezza, funzionalità ed essenzialità. Fontana Arte rappresenta un caso unico e ineguagliato grazie alla sua capacità di coniugare sperimentazione tecnica e raffinatezza stilistica, sostenuta da una dedizione assoluta allo studio delle soluzioni esecutive. L’azienda ha saputo innovare nelle tecniche di lavorazione del vetro – dal vetro curvato alle serigrafie artistiche – e perfezionare ogni fase della costruzione, dal taglio e molatura alla finitura, trasformando ogni pezzo in un capolavoro di precisione artigianale.
La cura per il dettaglio era maniacale: si pensi alla scelta dei materiali, dall’accostamento impeccabile di vetro e metallo alle cornici rifinite a mano, o alla capacità di creare strutture che esaltassero la luce, facendola dialogare con le superfici riflettenti. Fontana Arte si è distinta anche grazie alla visione di grandi maestri come Gio Ponti, Pietro Chiesa e Max Ingrand, che hanno plasmato un’identità unica, portando avanti una ricerca incessante dell’eccellenza. Ogni prodotto non era solo un elemento d’arredo, ma un’opera di straordinaria ingegnosità e bellezza.
Per chi desidera scoprire di più su questa affascinante collezione o esplorare i pezzi disponibili, invitiamo a visitare il sito di Modernariato De Nicola: uno scrigno di riflessi senza tempo, pronto a ispirare.
![](https://www.exibart.com/repository/media/2025/01/7-specchio-vintage-max-ingrand-fontana-arte-modernariato-de-nicola-1024x683.jpg)