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Monica Bonvicini, desacralizzare il potere: l’installazione nella chiesa di San Carlo a Cremona
Arte contemporanea
di redazione
Giocano sulla sospensione, quindi sul preziosismo luccicante della leggerezza ma anche del non detto, richiamando così una estetica del controllo e del segreto, la conformazione che possono assumere quelle dinamiche relazionali oblique, oscure, pervasive. Sono le sculture presentate da Monica Bonvicini per And Rose, installazione visitabile fino al 14 dicembre 2024 negli spazi suggestivi della chiesa sconsacrata di San Carlo a Cremona.
L’artista veneziana, classe 1965, è riconosciuta a livello internazionale per la sua ricerca che indaga le intersezioni tra architettura, potere, genere e spazio. Ha studiato arte presso l’Universität der Künste di Berlino e il California Institute of the Arts di Los Angeles. Dal 2003 al 2017 ha insegnato Arti Performative e Scultura all’Accademia di Belle Arti di Vienna e, dal 2017, occupa una cattedra di Scultura presso l’Universität der Künste di Berlino. Le sue opere sono state esposte in numerose biennali, tra cui quella di Venezia, e in importanti musei internazionali come il MAXXI di Roma, la Nationalgalerie di Berlino, il Castello di Rivoli a Torino, la Galleria Nazionale della Danimarca a Copenaghen, l’Art Institute of Chicago, il MoMA PS1 di New York, il Kunstmuseum Basel e il Palais de Tokyo di Parigi.
Dal 2021 FORM, THE CREATIVE GROUP ha ridato vita alla Chiesa sconsacrata di San Carlo, risalente al ‘600, trasformandola in uno spazio sperimentale per l’arte contemporanea, con progetti dedicati ad autori quali Jonas Mekas e Mark Handforth. L’installazione site-specific di Monica Bonvicini all’interno della chiesa di San Carlo, in collaborazione con Apalazzo gallery, rappresenta un ulteriore sviluppo della sua pratica, con gli imponenti intrecci della serie Chainswings che dominano la navata, in una sintesi provocatoria tra estetica industriale e riferimenti alle subculture.
In equilibrio tra gioco e sottomissione, le opere sfidano l’interazione con lo spettatore e l’ambiente architettonico. La scelta di una chiesa sconsacrata come sede espositiva amplifica il dialogo tra sacro e profano, tra l’istituzionale e il sovversivo. Bonvicini invita i visitatori a un’interazione fisica con le opere, sovvertendo la dinamica tradizionale della contemplazione e trasformando il pubblico in co-creatore attivo dell’esperienza artistica.
«La chiesa sconsacrata di San Carlo, con la sua architettura densa di storia, diventa per And Rose uno scenario in cui sacralità e monumentalità scultorea si intrecciano con materiali industriali come l’acciaio galvanizzato», ci ha raccontato l’artista. «Le sculture sospese nella navata, realizzate con catene, introducono un contrasto visivo tra estetica industriale e spiritualità, creando una tensione tra modernità e storia che sfida le aspettative di contemplazione tradizionale. Questo dialogo, in cui le catene evocano potere e sottomissione, destabilizza l’autorità insita nelle mura e trasforma lo spazio, un tempo religioso, in un luogo di interazione fisica, riappropriandosi di una narrazione ormai lontana dalla sacralità originaria». And Rose affronta dunque temi centrali nella pratica di Bonvicini, quali sessualità, potere e critica istituzionale, offrendo nuove prospettive sulla persistenza delle strutture di potere anche in spazi apparentemente desacralizzati.