-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Monitor e le “relazioni diffuse”
Arte contemporanea
Doppietta per la primavera della galleria Monitor che presenta, nelle sedi di Roma e di Pereto (AQ), due mostre dedicate ad artisti emergenti del centro Italia: “Ai Terzi”, personale di debutto di Lucia Cantò (Pescara, 1995) a cura di Cecilia Canziani, visitabile ancora per qualche giorno nella sede di Via Sforza Cesarini, e “The Blind Leading The Blind”, una collettiva di giovani artisti abruzzesi riuniti sotto la curatela della stessa Cantò a Pereto. La giovane pescarese apre il ciclo espositivo dedicato al variegato tema delle relazioni con una mostra che indaga il rapporto di forze e tensioni che si creano tra due soggetti che cercano di congiungersi, qui rappresentati metaforicamente dai materiali e dagli elementi scelti.
Nelle ampie sale della Galleria trovano posto infatti due installazioni immersive: ad Atti certi per corpi fragili, una serie di vasi di produzione industriale rivestiti di argilla cruda e accoppiati in modo da andare a costituire dei corpi nuovi, fa da chiosa e contrappunto l’installazione Tre accoppiamenti, composta da sei gru deformate e appaiate in modo da tenersi in reciproco equilibrio. Il caldo e la friabilità dell’argilla, modellata senza esperienza dai famigliari dell’artista, contro la perfezione industriale e il freddo gelido del metallo; la gravità dell’elemento terra in sé concluso contro la precarietà della tensione aerea; tutto ci suggerisce, mentre ci muoviamo nei corridoi lasciati liberi da questi affetti simbolici che si sono scelti, custodendo immobili un’intimità preziosa o cercandosi instancabilmente, che siamo noi “i terzi”, esclusi ma privilegiati spettatori del lavoro costante che l’essere in relazione implica.
Similmente, nella suggestiva cornice di Palazzo Maccafani a Pereto, Lucia Cantò vuole rendere omaggio alle otto paia di gambe citate da Louise Bourgeois rispetto alla propria opera The Blind Leading The Blind, da cui la mostra, inaugurata lo scorso 15 maggio, trae titolo e ispirazione: “Il motivo per cui questo cieco esercito di gambe non cade, anche se le gambe hanno sempre paura di cadere, dal momento che arrivano solo fino a un certo punto, è che si aggrappano l’una all’altra…” (Louise Bourgeois). Così, otto artisti uomini sono invitati a prendere spunto dal sentire femminile inteso come apertura alla vulnerabilità, alla stregua di un gruppo di ciechi che si guidano a vicenda nell’esperimento dell’arte. Emerge così un caleidoscopio di sensibilità legate soprattutto alle proprie origini famigliari, natali e locali.
Francesco Alberico (Pescara, 1996) nell’opera fotografica Sul quotidiano sceglie di porsi in relazione con la propria città nativa con l’atto performativo di stendersi sopra a un foglio di giornale, come a voler diventare parte della cronaca quotidiana; similmente, Simone Camerlengo (Pescara, 1989) raccoglie alcuni sampietrini e parti di marciapiede dalle strade di Pescara, ricomponendoli nell’installazione Il suono della strada. Il lavoro di Gioele Pomante (Pescara, 1993) ossequia i cari defunti con uno spettacolo pirotecnico allestito nel cimitero del proprio paese e qui riproposto nel video Con affetto, Gioele, proiettato nei sotterranei della Galleria. Arrivano anche immagini lontane, portatrici di sensibilità “altre” di chi ha fatto della propria casa il mondo: le fotografie realizzate da Giovanni Paolo Fedele (Pescara, 1993) a Libreville, in Gabon, illustrano l’installazione Carne della sua carne, composta dai gusci di una pianta che viene tradizionalmente somministrata alle donne locali per l’induzione al parto. La giornata dell’opening si conclude con la performance canora Il paesaggio non chiude mai gli occhi (Poema degli Occhi) di Matteo Fato, in un qualche modo padrino della mostra, che con il genitore Giambattista ha riarrangiato un’antica serenata, portatrice di memorie e legami cui non abbiamo accesso. Nella silenziosissima Pereto, i cui muri di pietre arcaiche e mute ascoltano e osservano con noi, in rispettoso silenzio.
Tutti gli artisti: Francesco Alberico, Simone Camerlengo, Lucia Cantò, Matteo Fato, Giovanni Paolo Fedele, Gioele Pomante, Lorenzo Kamerlengo, Gianluca Ragni, Eliano Serafini