Tra i Maestri indiscussi dell’arte sperimentale e d’avanguardia degli anni ’60 e ’70, acutissimo e sensibile sperimentatore di linguaggi, in stretta aderenza con una visione radicale della prassi artistica, dei suoi processi e delle sue responsabilità, Gianfranco Baruchello è morto oggi, 14 gennaio, a Roma, a 98 anni. Pittura, scrittura, scultura, immagine in movimento, Baruchello ha attraversato tutte le possibilità espressive sfociando spesso nel mondo e nei suoi processi, come un alchimista della materia, pur riuscendo sempre a trascenderla, estrapolandone l’intrinseca poeticità. Come quando, nel 1973, fondò l’Azienda Agricola Cornelia, in via di Santa Cornelia, alla periferia di Roma, con lo scopo di espandere l’attività e includere anche il terreno adiacente, per sottrarlo alla speculazione edilizia.
Gianfranco Baruchello nacque nel 1924, da padre avvocato, direttore dell’Unione Industriali di Livorno e docente all’Università di Pisa, e madre insegnante elementare. Dopo la Guerra, seguendo le orme del padre, si laureò in Giurisprudenza con una tesi in Economia e, nel 1947, iniziò a lavorare alla Bombrini Parodi Delfino, azienda attiva nel settore chimico. Nel 1949 si dedicò alla realizzazione dell’azienda di produzione chimica Biomedica, attività portata avanti con successo fino al 1955. Fu nel 1959 che decise di dedicarsi completamente all’arte per poi rivolgere completamente la sua attenzione all’arte letteraria e figurativa nel 1959.
Una prima svolta a Parigi, dove nei primi anni ’60 conobbe Roberto Matta, Alain Jouffroy e, in particolare, nel 1962, Marcel Duchamp, la cui influenza sarebbe stata fondamentale nella successiva ricerca di Baruchello. A New York, nel 1964, conobbe John Cage, confrontandosi anche con la Pop art e con l’Espressionismo astratto. Nelle sue prime opere dialogano con nettezza queste due tensioni, l’una pertinente all’eredità europea, l’altra informata delle novità d’oltreoceano, tra grandi tele bianche e oggetti tridimensionali nello spirito del Nouveau Réalisme. Nel 1962, infatti, la partecipazione alla mostra “New Realists” organizzata da Pierre Restany alla Sidney Janis Gallery di New York, alla quale esposero anche Enrico Baj, Tano Festa, Mimmo Rotella e Mario Schifano.
Fin da subito, Baruchello riuscì a tradurre le esperienze e le suggestioni in forme autonome. Nel 1963 la personale alla Galleria La Tartaruga di Roma, in cui espose una pittura di frammenti o di miniature, di segni e scritte, estesa su grandi superfici bianche e con simboli riferiti alla società consumistica e televisiva. Sempre ai primi anni ’60 risale anche il suo primo esperimento cinematografico, Molla. Del 1963 è invece il film Il grado zero del paesaggio, al quale segue nel 1964 Verifica incerta, un film di found footage e scarti cinematografici recuperati dalle pellicole del cinema statunitense commerciale degli anni Cinquanta, in collaborazione con Alberto Grifi. Fu poi Enrico Crispolti a inserire l’attività di Baruchello di quegli anni nell’ambito extra-mediale, in un perenne rovesciamento dei codici e delle convenzioni espressive.
L’azienda Agricola Cornelia è una delle sue opere più conosciute, significative e studiate. Dopo l’acquisto e la messa a coltura dei terreni, con l’intento di contrastare la speculazione edilizia, l’operazione assunse anche il valore di una riflessione sui rapporti di produzione e sui valori conferiti “all’oggetto”, da quello agricolo a quello artistico. Dall’impresa, furono realizzati anche una serie di quadri e due libri: “Agricola Cornelia S.p.a. 1973-1981”, catalogo di una mostra alla Galleria Milano dove Baruchello espose, oltre ai quadri, anche materiali legati all’esperienza di Agricola Cornelia, e “How to imagine”, una lunga intervista condotta da Henry Martin, della quale sono riportate nel libro soltanto le risposte.
“Bene, la mia idea allora era che tutto questo sarebbe stato arte, arte e non economia, che l’arte sarebbe potuta divenire un esempio indicativo nella soddisfazione della fame come bisogno umano su base puramente umana, non più legata allo sfruttamento e che alla fine ci sarebbero state tante patate da poterle regalare a tutti”, raccontava Baruchello.
Alla fine degli anni ottanta, negli spazi che avevano ospitato l’Agricola Cornelia, Baruchello realizzò “Il Giardino”, uno progetto presentato nel 1989 al Festival di Spoleto “Voci sull’acqua”, in una performance che vede l’artista curare un piccolo bonsai di Gingko Biloba.
Nel 1998, per volontà di Gianfranco Baruchello e Carla Subrizi, fu istituita la Fondazione Baruchello, con sede nella ex casa – studio dell’artista, sulle colline romane in via di Santa Cornelia. La Fondazione ha due finalità istituzionali prevalenti: si occupa dello studio, dell’archiviazione, della catalogazione e della diffusione dell’opera artistica di Gianfranco Baruchello; promuove e organizza attività di formazione, di ricerca, di residenza, di studio e di esposizione di artisti contemporanei con particolare riguardo ad aspetti interdisciplinari e sperimentali.
Le attività della Fondazione si dislocano tra le due sedi: la prima nasce dalla casa-studio dell’artista donata come punto di partenza dell’attività culturale, sita nel Parco di Veio, e attualmente conserva la biblioteca di circa 60.000 volumi, l’archivio storico dell’artista e numerose opere di Gianfranco Baruchello e una seconda sede (dal 2016), che si trova al centro di Roma nel quartiere di Monteverde Vecchio, ospita mostre, incontri, seminari, convegni, tavole rotonde, presentazioni di libri, performance.
Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma gli dedicò una mostra antologica, “Gianfranco Baruchello. Certe idee”, a cura di Achille Bonito Oliva. Dal giugno al settembre 2014, presso la Deichtorhallen Sammlung Falckenberg, ad Amburgo, la retrospettiva “Gianfranco Baruchello. Certain Ideas. Retrospektive”, a cura di Dirk Luckow, in collaborazione con lo ZKM / Karlsruhe, dove la mostra si sposterà nel novembre 2014, a cura di Andreas Beitin e Peter Weibel. In occasione di questa mostra è pubblicato il catalogo “Baruchello. Certain Ideas”, a cura di Achille Bonito Oliva, Carla Subrizi, Dirk Luckow, Peter Weibel, Harald Falckenberg (Electa, 2014).
Nel 2020, con “Psicoenciclopedia Possibile“, Gianfranco Baruchello reinterpretò e sovvertì radicalmente il linguaggio della Grande Enciclopedia Treccani, mettendo in discussione l’identità stessa dell’enciclopedia e modificando creativamente il senso e il valore di questo storico modello di impresa editoriale. La collana consisteva in una vera e propria collezione di oggetti da esposizione e da consultazione, in edizione limitata, firmati e numerati dagli artisti che ne hanno concepito integralmente il contenuto dovendo rispettare due sole regole: il formato enciclopedico e l’ordine alfabetico delle voci.
Carmine e Celestina sono due "scugnizzi" che si imbarcano su una nave per l'America. La recensione del nuovo (e particolarmente…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Si intitola “Lee and LEE” e avrà luogo a gennaio in New Bond Street, negli spazi londinesi della casa d’aste.…
Un'artista tanto delicata nei modi, quanto sicura del proprio modo d'intendere la pittura. Floss arriva a Genova in tutte le…
10 Corso Como continua il suo focus sui creativi dell'arte, del design e della moda con "Andrea Branzi. Civilizations without…
Visualizza commenti
Articolo letto con attenzione , ben scritto e calibrato nell’analisi del grande Baruchello.
Profondamente colto e attento alla natura , la sua creatività è immensa.
Vorrei sapere dove si svolgeranno i funerali , se Voi ne foste a conoscenza
Grazie
Marilena Amato