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MSCHF mette in vendita 1000 opere di Andy Warhol e 999 sono false
Arte contemporanea
Una vendita di 1000 opere di Andy Warhol in un solo colpo sarebbe da record, se non fosse che 999 sono false e nessuno degli acquirenti sa quale sia l’unica originale. Il collettivo newyorchese MSCHF ne ha fatta un’altra e, come si ha abituato, rasenta il limite dell’assurdo ma con raffinatezza. Dopo aver acquistato un disegno a penna realizzato nel 1954 dal maestro della Pop Art, i membri del gruppo l’hanno replicato in 999 copie assolutamente identiche, a loro volta eseguite con precisione da un braccio robotico. E poi sono state tutte mischiate, così da perdere traccia dell’unico originale. Quindi, i 1000 pezzi sono stati venduti a 250 dollari l’uno sulla piattaforma online Museum of Forgeries appositamente dedicata (quasi ogni progetto di MSCHF ha un suo sito “personale”). Contando che l’ultima valutazione ufficiale del disegno originale risale al 2016, quando fu venduto in un’asta da Christie’s per poco più di 8mila dollari – anche se sul sito dicono che il valore ammonta a 20mila dollari – l’acquisto potrebbe essere stato un bell’investimento, solo che sarà piuttosto difficile capire se si è in possesso dell’originale. E poi, proprio sicuri di volerlo sapere? Ma sì, certo, senza alcun dubbio. Intanto, quel che è certo è che MSCHF ha accumulato un bel surplus, rivendendo tutti i pezzi copie e originale di Andy Warhol a 250 dollari ciascuno.
Già in altre occasioni, MSCHF ha lavorato sull’idea del multiplo e sulle implicazioni dell’unicità dell’opera d’arte, un mito non tanto da sfatare quanto da problematizzare. Nel 2020, il collettivo artistico di base a New York acquistò una stampa degli spots di Damien Hirst dal valore 30mila dollari, solo per ritagliare tutti gli 88 punti colorati e venderli singolarmente. Ogni ritaglio è stato venduto al prezzo di 480 dollari in pochissimi secondi. Anche in questo caso, un bel margine di guadagno per MSCHF. Sembrerebbe una speculazione e in effetti è proprio così, solo che non è affatto disinteressata: «La nostra prospettiva è che tutto sia divertente in un modo nichilista», così Gabriel Whaley, il CEO di MSCHF, parlava del progetto sugli spots di Hirst. «Non siamo qui per rendere il mondo un posto migliore. Stiamo facendo luce su quanto tutto fa schifo», continuava Whaley, sempre a proposito di nichilismo.
“Possibly Real Copy Of Fairies by Andy Warhol” è il titolo del progetto: «Più che tela tagliata o pagine bruciate, la democratizzazione dell’accesso o della proprietà distrugge qualsiasi lavoro basato sull’esclusività», spiegano da MSCHF, ponendo l’accento su come il mondo dell’arte ufficiale sia interessato più all’autenticità che all’estetica e proprio per tutelare quella si è sviluppata una ramificata struttura di conservazione, ricerca e controllo. «Forgiando Fairies in massa, cancelliamo la traccia di provenienza dell’opera d’arte. Sebbene fisicamente integri, distruggiamo ogni futura fiducia nella veridicità del lavoro. Seppellendo un ago in una pila di aghi, rendiamo l’originale tanto falso quanto qualsiasi nostra replica. È pratica comune per una galleria aumentare il prezzo delle stampe nel proprio inventario man mano che ne vengono vendute di più: la scarsità locale determina il prezzo, anche se la quantità totale esistente rimane invariata», continuano.
«Le copie sono nostre. Più precisamente, l’intera performance di copia e vendita è nostra. Non 1000 opere d’arte identiche, ma un unico pezzo onnicomprensivo con mille comproprietari e co-partecipanti. L’atto della creazione è l’atto di riciclare la cultura in forme ricombinanti. Fairies, 1954, di Andy Warhol, è un’opera d’arte di MSCHF», concludono e il ragionamento non fa una piega. Portando su un altro piano il discorso del grande Walter Benjamin, che sosteneva che le copie sminuiscono il valore dell’originale poiché si situano al di fuori del contesto di unicità dell’opera, diluendone la sua aura. In questo caso, l’originale non è più il disegno, l’opera unica, ma l’azione che, per quanto ancora autoriale – cioè realizzata da MSCHF per il tramite di un braccio automatico, cosa che probabilmente avrebbe fatto piacere a Andy Warhol – ha prodotto una sorta di valore modulare, 250 moltiplicato 1000.
In attesa di capire cosa sia il “vero” valore dell’arte, MSCHF continua con i suoi progetti tra la genialata e il trollaggio (a dire il vero, anche un pizzico nerd). L’ultimo è una serie di patatine illegali in busta prodotte usando aromi illegali e al gusto carne di cavallo, pesce palla velenoso Fugu e formaggio Casu Marzu pieno di larve. Per rimanere aggiornati sulle loro trovate, trovate tutti i drop sul sito ma potete anche scaricare un’app apposita.